Fico: Dichiarazione universale diritti umani è pietra miliare della storia dell’umanità. A noi tutti il compito di proteggerla e consegnarla alle generazioni future.
"La Dichiarazione universale dei diritti umani, promulgata a Parigi il 10 dicembre 1948, rappresenta una pietra miliare della storia dell'umanità. Fino ad allora, i diritti spettavano agli individui non in quanto persone, ma esclusivamente in quanto cittadini di un certo Stato e, dunque, limitatamente all'interno delle sue frontiere. A partire da quel momento, invece, vennero intesi in senso universale, come noi oggi li concepiamo.
Nei settant'anni che ci separano da quel giorno certamente tante cose sono cambiate e molti passi in avanti sono stati compiuti verso nuove frontiere di democrazia, libertà, giustizia, diritti. Oggi in alcune parti del mondo, prima tra tutte l'Unione europea, esistono sistemi di tutela dei diritti avanzatissimi, basati su una combinazione di strumenti nazionali e sovranazionali.
Ciononostante, questo anniversario ci impone inevitabilmente una riflessione critica su quanto estese e invalicabili siano alcune frontiere, non solo geografiche, entro le quali quei principi non trovino, ancora oggi, una reale applicazione.
Nel mondo sono circa 68 milioni le persone costrette a fuggire dal proprio Paese per sottrarsi a condizioni di vita disumane e circa 40 milioni vivono in uno stato di moderna schiavitù; 382 sono le condanne a morte eseguite fino ad oggi nel 2018 e 312 i difensori dei diritti umani uccisi nel 2017. Il numero dei paesi che ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura è solo di poco superiore a quello dei paesi in cui è praticata; e più della metà dei bambini del mondo vive gravemente minacciata da povertà, conflitti e discriminazioni di genere, e rischia di morire prima di aver compiuto cinque anni.
Sono soltanto alcuni dei dati che danno conto delle inquietanti zone d'ombra tuttora presenti in ampie aree del pianeta e nell'ambito delle quali la dignità dell'uomo non trova alcun diritto di cittadinanza.
In un mondo interconnesso non è ammissibile, né realistico, pensare che il problema non ci appartenga, perché altrove o lontano.
Non soltanto la comunità internazionale, i governi, le istituzioni, ma anche ciascuno di noi ha, dunque, il dovere di impegnarsi per raccogliere quanto, di quella sfida posta dai firmatari della Dichiarazione dei Diritti Universali, resti tuttora incompiuto: combattendo gli squilibri causati da una globalizzazione senza regole, l'odio e le paure che corrono e si diffondono, promuovendo programmi di cooperazione volti a garantire per milioni di persone l'accesso a risorse e servizi vitali del pianeta come l'acqua, il cibo, l'alloggio, l'istruzione e le cure mediche.
Il mio auspicio è che questa Giornata ci ricordi che quel 10 dicembre 1948 fu accesa, dopo tanto buio, una piccola luce nel cuore dell'umanità.
A noi tutti il compito di proteggerla, alimentarla e consegnarla alle generazioni future".
Fico: Dichiarazione universale diritti umani è pietra miliare della storia dell’umanità. A noi tutti il compito di proteggerla e consegnarla alle generazioni future.
"La Dichiarazione universale dei diritti umani, promulgata a Parigi il 10 dicembre 1948, rappresenta una pietra miliare della storia dell'umanità. Fino ad allora, i diritti spettavano agli individui non in quanto persone, ma esclusivamente in quanto cittadini di un certo Stato e, dunque, limitatamente all'interno delle sue frontiere. A partire da quel momento, invece, vennero intesi in senso universale, come noi oggi li concepiamo.
Nei settant'anni che ci separano da quel giorno certamente tante cose sono cambiate e molti passi in avanti sono stati compiuti verso nuove frontiere di democrazia, libertà, giustizia, diritti. Oggi in alcune parti del mondo, prima tra tutte l'Unione europea, esistono sistemi di tutela dei diritti avanzatissimi, basati su una combinazione di strumenti nazionali e sovranazionali.
Ciononostante, questo anniversario ci impone inevitabilmente una riflessione critica su quanto estese e invalicabili siano alcune frontiere, non solo geografiche, entro le quali quei principi non trovino, ancora oggi, una reale applicazione.
Nel mondo sono circa 68 milioni le persone costrette a fuggire dal proprio Paese per sottrarsi a condizioni di vita disumane e circa 40 milioni vivono in uno stato di moderna schiavitù; 382 sono le condanne a morte eseguite fino ad oggi nel 2018 e 312 i difensori dei diritti umani uccisi nel 2017. Il numero dei paesi che ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura è solo di poco superiore a quello dei paesi in cui è praticata; e più della metà dei bambini del mondo vive gravemente minacciata da povertà, conflitti e discriminazioni di genere, e rischia di morire prima di aver compiuto cinque anni.
Sono soltanto alcuni dei dati che danno conto delle inquietanti zone d'ombra tuttora presenti in ampie aree del pianeta e nell'ambito delle quali la dignità dell'uomo non trova alcun diritto di cittadinanza.
In un mondo interconnesso non è ammissibile, né realistico, pensare che il problema non ci appartenga, perché altrove o lontano.
Non soltanto la comunità internazionale, i governi, le istituzioni, ma anche ciascuno di noi ha, dunque, il dovere di impegnarsi per raccogliere quanto, di quella sfida posta dai firmatari della Dichiarazione dei Diritti Universali, resti tuttora incompiuto: combattendo gli squilibri causati da una globalizzazione senza regole, l'odio e le paure che corrono e si diffondono, promuovendo programmi di cooperazione volti a garantire per milioni di persone l'accesso a risorse e servizi vitali del pianeta come l'acqua, il cibo, l'alloggio, l'istruzione e le cure mediche.
Il mio auspicio è che questa Giornata ci ricordi che quel 10 dicembre 1948 fu accesa, dopo tanto buio, una piccola luce nel cuore dell'umanità.
A noi tutti il compito di proteggerla, alimentarla e consegnarla alle generazioni future".