16/05/2019
Montecitorio, Sala della Regina

Presentazione del Rapporto OCSE ‘La finanza d’impatto: una via per la crescita sostenibile’

Buongiorno a tutti e a tutte,

Saluto i Presidenti Pesco e Ruocco. Saluto il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, i rappresentanti dell'OCSE e gli altri relatori presenti.

Apprezzo molto la scelta di presentare alla Camera il rapporto OCSE sulla finanza d'impatto, perché ci permette di scattare una fotografia di uno strumento essenziale per raggiungere un modello di sviluppo sostenibile. E per dare dunque attuazione all'Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Come è noto, l'Agenda - con i suoi diciassette obiettivi- prende atto di come l'attuale modello di sviluppo, sul piano ambientale, economico e sociale sia insostenibile e non equo.

E prospetta pertanto un riassetto radicale dei processi di produzione e di consumo come pure dei meccanismi di distribuzione della ricchezza. Un mutamento che richiede a medio termine investimenti, anche finanziari, di straordinaria portata. Investimenti che devono poter contare su risorse pubbliche e private, sia nazionali che internazionali.

E la funzione degli investimenti ad impatto sociale oggetto del Rapporto OCSE è proprio, per definizione, quella di contribuire a rendere realizzabili gli obiettivi dell'Agenda 2030 con l'esplicita aspettativa di rendimenti sociali, ambientali e finanziari misurabili.

Interventi, dunque, che possano facilitare il passaggio da un'economia lineare a una circolare; che agevolino la riconversione del nostro sistema industriale e l'utilizzo di fonti di energia pulita e a basso costo; investimenti per ridurre le disuguaglianze sociali e garantire a tutti condizioni di vita dignitose e un'educazione di qualità, e per creare posti di lavoro sostenibili e duraturi nonché tutele sociali avanzate; investimenti per assicurare il diritto di tutti all'acqua e ai servizi igienico-sanitari.

Il rapporto che viene oggi presentato ha il merito di offrirci una preziosa base di conoscenza e di valutazione del mercato di questa tipologia di investimenti nonché di formulare raccomandazioni per assicurarne la crescita.

Il documento ci dà alcune buone notizie: c'è stato un aumento del numero di investitori ad impatto sociale e del volume dei relativi investimenti. Ciò è indice di un crescente interesse da parte degli investitori privati e istituzionali ad affrontare le sfide dell'Agenda 2030.

Il rapporto registra inoltre lo sviluppo di un ecosistema per la finanza di impatto, con la creazione di intermediari specializzati e di apposite borse valori, ad esempio a Singapore e in Brasile.

Positivo è poi il fatto che 45 Paesi abbiano sinora adottato misure specifiche per promuovere la finanza di impatto e che tra i più attivi sia menzionata l'Italia.

Al tempo stesso, il Rapporto sottolinea che molto resta ancora da fare e rivolge una serie articolata di raccomandazioni.

Le prime concernono il ruolo delle istituzioni, nazionali e sovranazionali, che resta fondamentale. Lo è, ci dice l'OCSE, anzitutto sotto il profilo della regolamentazione finanziaria e fiscale che è decisiva per promuovere l'attività delle imprese e gli investimenti ad impatto sociale, anche attraverso apposite misure agevolative. E lo è anche nella previsione di una rigorosa valutazione delle iniziative per lo sviluppo sostenibile finanziate con denaro pubblico: occorre infatti evitare che la finalità sociale sia secondaria o addirittura solo annunciata. È dunque necessario garantire la massima trasparenza e la sistematica misurazione dell'impatto ambientale, economico e sociale.

Un secondo gruppo di raccomandazioni attiene agli investimenti indirizzati ai Paesi in via di sviluppo. Per un verso, l'OCSE raccomanda di assicurare flussi di finanziamenti adeguati per le aree e le popolazioni più svantaggiati; per altro verso, richiama l'importanza di promuovere nei Paesi in via di sviluppo lo sviluppo di mercati finanziari dinamici e di coinvolgere gli investitori locali.

Credo che il nostro Paese debba tenere conto di questi aspetti anche integrando, come hanno già fatto nostri partner europei quali Francia, Germania, Paesi Bassi, Regno Unito, iniziative ad impatto sociale nell'ambito della nostra strategia di cooperazione allo sviluppo.

Sia in questo ambito, sia con riferimento al nostro Paese, la finanza d'impatto può essere uno strumento prezioso per affrontare sfide straordinarie e decisive per garantire un benessere durevole ed equo alle prossime generazioni.

Per fare questo è necessario, come ci indica il Rapporto OCSE, che le Istituzioni nazionali e sovranazionali sappiano promuovere e governare lo sviluppo di questo settore, attraverso interventi legislativi, nonché attraverso l'attività di regolazione e vigilanza.

In particolare, per attirare investimenti privati consistenti occorre rendere più diffuse, competitive e redditizie le attività imprenditoriali che producono beni ed erogano servizi coerenti con gli obiettivi dell'agenda 2030.

In questo caso può essere fondamentale il ruolo della normativa europea e statale come dimostra, a titolo di esempio, il decreto "End of waste" firmato in questi giorni dal Ministero per l'Ambiente per il riciclo di prodotti come i pannolini influendo incisivamente sulla riduzione dei rifiuti.

Ragionando in questo senso sarà possibile utilizzare in modo pieno ed efficace le potenzialità dell'innovazione finanziaria, orientandola verso uno sviluppo più equo e sostenibile.

Vi ringrazio.