09/07/2019
Roma, Auditorium del Massimo

Intervento del Presidente del Camera dei deputati alla conferenza nazionale organizzativa Cisl

Buongiorno a tutti e grazie ad Annamaria Furlan per l'invito a partecipare all'iniziativa di oggi.

Sono qui perché credo che le istituzioni abbiano il dovere di confrontarsi con tutti i soggetti protagonisti nella società. Il confronto è prezioso e va sempre ricercato. Confrontarci nell'ambito di occasioni come quella di oggi, e non solo. Perché nell'affrontare le sfide esistenti e che verranno - e in particolar modo quelle fondamentali del lavoro - non possiamo che agire e riflettere come comunità. Con un confronto serrato, franco, dialettico. Istituzioni, politica, parti sociali, università, impresa.

Ho grande considerazione del ruolo che il sindacato ha svolto nel suo percorso storico portando avanti il compito delicato e complesso di raccordo sociale, di rappresentanza di voci, istanze ed esigenze. Ma - ve lo dico con grande onestà - credo che la dimensione della rappresentanza vada alimentata continuamente con quella della partecipazione attiva. Non esistono deleghe in bianco e questo vale per il sindacato come per la politica.

Ho apprezzato che in questi anni il vostro sindacato, come anche altri, abbia voluto usare uno strumento come le proposte di legge di iniziativa popolare. Uno strumento importante, perché figlio di un percorso di cultura democratica. Come lo è quello della partecipazione dei lavoratori, che credo possa e debba essere costante.

Sono strumenti che rinforzano la rappresentanza, non la sostituiscono ma la integrano. Più i lavoratori partecipano ai processi decisionali, più saranno consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri. Più i cittadini partecipano, più saranno capaci di scegliere e di orientare le decisioni della politica.

Tra i focus di questa giornata, ce n'è uno su cui vorrei soffermarmi perché incarna il senso del nostro agire come comunità: l'attenzione alle periferie, urbane ed esistenziali.

Gli sforzi in questa direzione - siano essi dei sindacati, della politica, delle istituzioni, della collettività tutta - devono essere progressivamente profusi affinché nessuno debba mai sentirsi in una condizione di marginalità. Questo significa lavorare sulle misure di coesione sociale, ma anche sulla rigenerazione urbana, sulla progettazione consapevole di spazi comuni e dei momenti in cui si svolge la vita di una comunità. Un impegno che va portato avanti facendo in modo che nessun individuo e nessun luogo sentano il peso di un abbandono.

La rigenerazione urbana, per esempio, non è oggi un'opzione, ma una necessità. Le istituzioni devono garantire i servizi, devono garantire i parchi, gli impianti sportivi, le scuole, gli asili, le biblioteche. E devono permettere alle persone di farli e sentirli propri.

Si tratta di un tema di cui abbiamo parlato anche nell'incontro che la Cisl organizzò a Napoli sul fenomeno della criminalità minorile. Dobbiamo ripensare le periferie, siano esse appunto geografiche o esistenziali, con una visione nuova a lungo termine, con buone pratiche in differenti settori. E penso ad architettura, trasporti, verde pubblico, commercio, sociale. E fare ciò affinché ognuno possa sentirsi parte integrante, parte centrale, di una comunità forte e coesa.

In questo senso il lavoro è una priorità. Per dare a tutti condizioni di vita dignitose, poter costruire un futuro all'altezza delle proprie aspettative. Vivendo il presente senza frustrazioni.

Gli ultimi dati hanno fatto registrare un miglioramento sul fronte dell'occupazione. Dati incoraggianti su cui occorre continuare a lavorare perché si riducano sempre di più le diseguaglianze, i divari, che esistono nel nostro Paese nel mondo del lavoro. Penso a quelli tra generazioni, a quelli tra le regioni del nord e quelle del sud, a quelli tra uomini e donne, tra i lavoratori qualificati e quelli meno qualificati.

In particolare credo che fra i temi più importanti di cui istituzioni, politica e sindacati possono - e devono - occuparsi c'è quello della solidarietà inter-generazionale.

Pensiamo alle condizioni che vivono i ventenni e i trentenni, rispetto a quelle vissute dai loro genitori. Abbiamo vissuto in una società dove il mondo del lavoro era flessibile, ma non così frastagliato. Ed è vero che ci sono delle leggi che lo hanno permesso, ma allo stesso tempo è la società stessa a essere cambiata.

E la grande sfida della rappresentanza politica, oggi, è quella di intervenire con una prospettiva di lungo periodo in un presente che muta continuamente pelle, a una velocità impressionante. La sfida a cui il Parlamento e le istituzioni politiche in generale sono chiamati è quella di anticipare i processi, non di inseguirli; significa avere la capacità di pensare la società fra 10, 20, 30 anni. Solo così i nostri interventi possono assumere senso, profondità e valore.

L'odierno mondo del lavoro ha una dorsale giovane composta dalle partite iva. Una categoria che vede ingrossare quotidianamente le proprie fila. Parlo di lavoratori che spesso non sono sindacalizzati. E a loro tutti noi dobbiamo guardare con grande attenzione. È una sfida per la società, prima ancora che per il sindacato o per la politica.

Sempre sul tema della solidarietà fra generazioni, vorrei citare una misura che da presidente della Camera ho voluto fortemente. Parlo del superamento dei vitalizi. Un atto che ha riequilibrato una situazione di disparità fra cittadinanza e classe politica che si è protratta per lungo tempo. Approvare quel provvedimento non è stato un gesto simbolico, ma di senso. E io sono orgoglioso di averlo fatto insieme all'Ufficio di Presidenza della Camera.

Tornando alla visione che la politica deve avere, oggi s'intravedono innumerevoli opportunità all'orizzonte, su cui occorre investire e che devono essere colte e anticipate per non trovarci impreparati. Penso in particolare alle sfide che arrivano dall'innovazione tecnologica e che stanno plasmando il mercato del lavoro, la sua struttura e la sua organizzazione. Occorre mettere il nostro sistema produttivo nelle condizioni di competere a livello globale e di adeguarsi alle sfide poste dalla robotica e dall'intelligenza artificiale.

Cambieranno le professioni; vecchie professionalità saranno sostituite da nuove. E il tutto a una velocità considerevole.

Sono nodi che vanno anticipati e sciolti con il contributo di tutti. La crescente automatizzazione, per esempio, comporterà mutamenti incisivi. Non dobbiamo rincorrere il fenomeno ma gestirlo e governalo, puntando su formazione, ricerca, investimenti. Avendo sempre presente che non va lasciato indietro nessuno. Ancor di più se il contesto in cui ci muoviamo cambia rapidamente.

Ed è proprio in questa logica che s'inseriscono misure sociali robuste come il reddito di cittadinanza o come il salario minimo, perché sono misure che permettono, da un lato, di affrontare con serenità i cambiamenti professionali che possono esserci nel corso della vita, e dall'altro di tutelare la dignità delle persone. Si tratta di prestazioni sociali che esistono in molti Paesi europei e che non dovrebbero mai essere considerate con diffidenza, con timore, con pregiudizio, essendo in gioco la dignità delle persone e del loro lavoro.

Ogni essere umano. Ogni cittadino deve avere la possibilità di contribuire alla nostra comunità. È un diritto che dobbiamo essere capaci di preservare. Sempre.

Vi ringrazio.