24/01/2021
Camera dei deputati

Intervento a 'Note di memoria', in occasione del Giorno della Memoria, su Webtv e Canale satellitare della Camera dei deputati

Buongiorno a tutte e a tutti.

È con profonda emozione che introduco questa iniziativa con la quale la Camera, come ogni anno, celebra il Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti".

Saluto e ringrazio per la partecipazione la presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, e il maestro Francesco Lotoro, che interverranno in collegamento.

Quest'anno ricorderemo e ascolteremo le storie e le creazioni di musicisti internati nei campi di concentramento e di sterminio: un modo per raccontare, soprattutto alle generazioni più giovani, l'orrore della Shoah.

Abbiamo appena visto un estratto del documentario "Maestro" che ripercorre proprio il lavoro svolto da Francesco Lotoro nel ricercare, raccogliere e archiviare la musica composta nei lager. Un lavoro incessante e prezioso di memoria.

Diffondere e rendere accessibile questa produzione musicale significa infatti trasmettere una testimonianza straordinaria della forza d'animo, della creatività e della voglia di vivere che animava tutti coloro che componevano, suonavano o cantavano in contesti inumani e spaventosi.

La musica ha una sua intrinseca potenza: è l'unico linguaggio universale capace di parlare a tutti senza barriere. Capace di toccarci nel profondo, di emozionarci anche senza bisogno di capirla.

La musica concentrazionaria ci comunica dunque - senza intermediazioni - storie, emozioni, sofferenze, speranze, disillusioni, individuali e collettive.

È un omaggio a tutti gli uomini e le donne - di ogni nazionalità, cultura ed estrazione sociale - che nei campi di concentramento, nei campi di lavoro forzati e di sterminio sono stati privati dei più elementari diritti umani o hanno perso la vita.

È una musica che racconta a tutti le loro storie e dimostra, 76 anni dopo l'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, l'efferatezza di un piano criminale di cui fu principale vittima il popolo ebraico. E che colpì anche Rom, Sinti, disabili, omosessuali che non rispondevano ai canoni di purezza della razza, così come gli internati militari e gli oppositori del nazismo e del fascismo.

La memoria della Shoah è un dovere morale e civile posto in capo alle Istituzioni e a ciascun cittadino dalla nostra Costituzione, nata dalla Resistenza e fondata sul ripudio del fascismo e sull'affermazione di principi e valori fondamentali, volti ad impedire che quanto avvenuto in quegli anni possa ripetersi.

Un dovere che richiede la capacità di fare i conti con il nostro passato. Di riconoscere che anche in Italia furono molti, troppi i complici dello sterminio. Di non dimenticare l'onta delle leggi razziali alle quali pochi, nelle istituzioni, nella società, nel mondo culturale, ebbero il coraggio di opporsi apertamente.

Il dovere di memoria ci riporta a quanto avvenne dopo l'8 settembre del 1943, quando le milizie fasciste collaborarono attivamente alla schedatura, alla cattura e alla deportazione degli ebrei italiani - nostri concittadini - verso i campi della morte.

La memoria, al tempo stesso, ci permette di rendere omaggio ai tanti giusti, come Gino Bartali che abbiamo ricordato lo scorso anno a Montecitorio, che salvarono molte vite a rischio della propria.

Tenere viva la memoria è tanto più importante in una fase storica in cui atti terroristici e manifestazioni crescenti di antisemitismo determinano - anche in un continente come l'Europa - rischi per la sicurezza dei nostri concittadini ebrei, al punto da indurli in alcuni casi ad abbandonarlo.

L'aumento significativo degli episodi di antisemitismo ci richiama all'impegno, non negoziabile, a rispettare e ad applicare i valori di libertà, giustizia, solidarietà e rispetto dei diritti di ogni persona e gruppo sociale.

Un impegno che chiama in causa le Istituzioni come tutti gli attori sociali e i singoli cittadini.