21/06/2021
Montecitorio, Sala della Regina

Partecipazione alla presentazione della Relazione annuale del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale

Buongiorno a tutte e a tutti.

Saluto il Presidente Mauro Palma, gli altri componenti del Collegio del Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, le autorità qui presenti e tutti coloro che ci seguono da remoto.

Le relazioni annuali del Garante ci consentono di misurare l'effettiva attuazione della nostra Costituzione e degli strumenti internazionali di tutela rispetto ai diritti e alle libertà fondamentali delle persone private a vario titolo della libertà personale.

Ci dicono se e come viene data applicazione all'articolo 13 - che punisce ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà - e all'articolo 27 della nostra Carta il quale affida alla pena un ruolo di rieducazione sociale e vieta trattamenti contrari al senso di umanità.

Ci dicono in quale misura il nostro Paese si conforma alla Convenzione europea per i diritti umani, che proibisce la tortura nonché le pene e i trattamenti disumani o degradanti. E agli altri strumenti internazionali, come la Convenzione delle Nazioni unite in tema di disabilità che stabilisce il divieto inderogabile di tortura o trattamenti inumani e degradanti nelle istituzioni psichiatriche o altre strutture residenziali per persone con disabilità.

Quest'anno la relazione ci consente di effettuare questa verifica alla luce di due principali fili conduttori.

Il primo attiene alla riflessione sulle parole usate nelle norme che regolano la privazione della libertà personale. La relazione offre al Parlamento e al Governo spunti critici importanti in vista di un affinamento del linguaggio normativo in materia.

Inoltre essa ci ricorda come, quando si parla di restrizione della libertà personale - e del disagio e della sofferenza ad essa associati - "la parola imprecisa, approssimata, confusa, manifesta un suo terribile potere perché davvero uccide e fa vittime".

La relazione richiama dunque a mio avviso anche la necessità di evitare nella comunicazione pubblica, soprattutto da parte di esponenti della politica e delle istituzioni, termini e affermazioni aberranti, purtroppo non rare, verso chi sconta o ha scontato una pena. O verso chi è oggetto di misure cautelari.

Il secondo filo conduttore della relazione riguarda invece l'impatto dell'emergenza sanitaria sui diritti delle persone private della libertà personale.

La pandemia ha confermato le gravissime carenze strutturali, igieniche, organizzative del sistema penitenziario italiano, non compatibili con la dignità della persona e il fine rieducativo della pena. In particolare, è emersa drammaticamente l'assenza, in istituti sovraffollati, di spazi minimi per rispettare le regole rigorose poste a tutela della salute pubblica.

La relazione riconosce che le misure introdotte dal legislatore e i provvedimenti adottati dalla magistratura hanno, malgrado alcune oscillazioni, consentito una riduzione sensibile della popolazione detenuta, passata dalle oltre 61.000 persone presenti a febbraio del 2020 alle poco più di 53.000 di dicembre 2020.

Resto tuttavia convinto dell'esigenza di apprestare soluzioni strutturali al problema del sovraffollamento carcerario che attualmente si configura per i detenuti come una pena aggiuntiva rispetto a quella cui sono stati condannati.

Credo che il Parlamento debba valutare con attenzione, per un verso, interventi legislativi che consentano la riduzione della popolazione carceraria, favorendo in particolare il ricorso a misure alternative.

Per altro verso, occorre assicurare la possibilità di svolgere in carcere le attività finalizzate al recupero e al reinserimento sociale del condannato, imposte dal valore rieducativo previsto dalla Costituzione.

Ciò vale soprattutto per i detenuti più giovani.

Per contribuire a questo obiettivo la Camera dei deputati ha assunto - su mio impulso - in questa legislatura un'iniziativa specifica con la realizzazione di un programma di sviluppo dell'insegnamento dell'educazione alla cittadinanza e della conoscenza della Costituzione nelle carceri minorili e nelle scuole, organizzato in collaborazione con i ministeri della Giustizia e dell'Istruzione.

La relazione ci offre poi alcune valutazioni, anche in questo caso molto nette, sugli effetti della pandemia per le persone ospitate nelle residenze sanitarie assistenziali.

Osserva in particolare come all'interno dei servizi residenziali, per assicurare la prevenzione dal contagio, sia stata imposta "una tutela essenzialmente biologica della vita", in molti casi nel suo tratto terminale, determinando una privazione di fatto della libertà.

Questa tutela, ad avviso del Garante - interdicendo tra le altre cose le visite e i contatti con l'esterno - sarebbe risultata non coerente con il concetto di persona e di vita cui fanno riferimento gli strumenti di tutela dei diritti umani.

Gli effetti della pandemia vengono anche esaminati dal Garante in relazione ai luoghi di trattenimento o di attesa in cui possono venire a trovarsi le persone migranti prima e dopo essere approdate nel nostro territorio.

In particolare, esso si sofferma sul caso delle navi quarantena, destinate allo svolgimento del periodo di sorveglianza sanitaria delle persone soccorse in mare o sbarcate autonomamente. E solleva dubbi circa l'effettiva coerenza di tale scelta con una pronuncia della Corte di Cassazione che aveva ritenuto le imbarcazioni di salvataggio non rispondenti alla definizione di 'porto sicuro'.

Nell'ottica del Garante, tale soluzione, pur comprensibile del periodo di emergenza epidemiologica, non può costituire un modello per le procedure d'ingresso, replicabile al di fuori.

Tutte le osservazioni di taglio perentorio formulate nella relazione con riguardo agli effetti della pandemia sono una importante base di riflessione per il legislatore al quale compete di operare, in coerenza con la Costituzione e i trattati, un bilanciamento tra i principi e i diritti in gioco.

L'emergenza ci ha dimostrato quanto sia delicata la definizione di soluzioni in grado di contemperare la tutela della salute pubblica, che ha carattere indiscutibilmente prioritario, e l'esercizio dei diritti e delle libertà fondamentali, a cominciare dalla libertà personale.

E - in assenza di un vero e proprio diritto dell'emergenza - dobbiamo fare tesoro del contributo del Garante, come di altre autorevoli posizioni sul tema, se dovessero riproporsi in futuro situazioni impreviste che richiedano misure restrittive urgenti.

Il Parlamento e il Governo - come ha dimostrato l'esperienza di questi mesi - non agiscono in questo ambito in omaggio a posizioni ideologiche. Né tantomeno in ragione delle convenienze imposte dalla ricerca del consenso.

Deliberano sulla base di dati scientifici e di un'attenta ponderazione dei valori costituzionali potenzialmente in conflitto.

Concludo ribadendo il mio apprezzamento per l'impegno rigoroso del Garante nell'esercizio dei suoi compiti, a tutela della libertà e dei diritti di tutti.

Vi ringrazio.