Camera dei deputati, Palazzo San Macuto, Sala del Refettorio
Partecipazione all'incontro 'La finanza sostenibile al servizio del Paese: situazione attuale e strategie future'
Buon pomeriggio a tutti.
Saluto le autorità presenti, gli autorevoli relatori e tutti i partecipanti all'incontro odierno.
Sono molto grato alla Presidente Ruocco per aver promosso alla Camera, come in precedenti occasioni, una riflessione organica ed articolata sul tema della finanza sostenibile.
Si tratta infatti di uno strumento decisivo per rendere effettiva la transizione verso un modello di sviluppo coerente con gli obiettivi dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Per finanziare i poderosi investimenti richiesti a questo scopo non sono sufficienti le sole risorse pubbliche, che pure, in particolare nell'ambito della iniziativa Next Generation EU, hanno registrato un forte incremento. Sono necessari investimenti privati che abbiano l'aspettativa di rendimenti sociali, ambientali e finanziari misurabili.
A questo scopo, occorre un sistema di regole efficaci che incentivi tutti gli operatori di mercato a tenere conto dei cosiddetti fattori ambientali, sociali e di governo delle società nelle decisioni di investimento.
Si tratta di assicurare che i partecipanti al mercato abbiano tutte le informazioni rilevanti per valutare la sostenibilità delle attività economiche e la loro redditività.
Molto è stato certamente fatto, soprattutto a livello di Unione europea, negli ultimi anni, anche in relazione all'attuazione dell'European Green Deal.
Sono state adottate dalle Istituzioni europee strategie e piani di azione organici, cui hanno fatto seguito importanti interventi normativi.
Mi riferisco, per esempio, al rafforzamento degli obblighi di rendicontazione non finanziaria e di trasparenza, in base ai quali le imprese devono fornire informazioni sia sui rischi ambientali e sociali a cui sono esposte, sia sulle prestazioni delle loro attività economiche in termini di sostenibilità.
Sono stati fatti passi avanti per rafforzare la tutela degli investitori, in particolare dal rischio del cosiddetto green e socialwashing, anche proponendo l'introduzione di uno standard europeo per definire le obbligazioni verdi e la creazione di marchi UE per i prodotti finanziari verdi.
Molto importanti sono stati poi i passi fatti per l'integrazione della sostenibilità in tutte le valutazioni che la BCE, le banche centrali e le autorità di vigilanza svolgono ai fini dell'esercizio delle loro funzioni.
Si è consolidata la consapevolezza che questi rischi possono pregiudicare la stabilità finanziaria delle banche e delle altre istituzioni finanziarie, incidere sul valore delle attività finanziarie detenute dalle banche centrali e, più in generale, produrre effetti macroeconomici rilevanti.
Non stupisce dunque che nella nuova strategia di politica monetaria della BCE si preveda espressamente la valutazione delle implicazioni dei cambiamenti climatici e della transizione verso un'economia più sostenibile per la stabilità dei prezzi.
E che i fattori ambientali e sociali siano stati inclusi anche nella vigilanza prudenziale.
Credo che non sia stata data la giusta rilevanza ai risultati di una prova di stress sul rischio climatico condotta lo scorso anno dalla Vigilanza della Banca centrale europea su un campione molto ampio di imprese non finanziarie e banche per stimare le ricadute dei costi legati a calamità e transizione energetica nei prossimi 30 anni.
Gli esiti sono impressionanti: dimostrano che le imprese ubicate in regioni altamente esposte al rischio di disastri naturali e quelle appartenenti ai settori ad alto consumo di energia ed elevata produzione di CO2 potrebbero essere soggette al rischio climatico fino a quattro volte in più rispetto all'impresa media.
In sostanza, i costi da sostenere per effettuare nel breve periodo una transizione verso un'economia a zero emissioni sarebbero nettamente inferiori a quelli che si registrerebbero a medio e lungo periodo in assenza di interventi adeguati.
Segnali molto incoraggianti si registrano anche nel comportamento del mercato.
La raccolta netta dei fondi di investimento italiani che seguono strategie sostenibili nel 2020 ha superato i 24 miliardi di euro, oltre il doppio rispetto ai 10 miliardi dell'anno precedente.
Molto resta tuttavia da fare per assicurare che la finanza contribuisca pienamente alla realizzazione della transizione ecologica e più in generale all'adozione di un modello di sviluppo sostenibile.
Occorre completare la strategia di intervento che l'Unione europea ha avviato in questo ambito. Ed è necessario che l'Europa, agendo con una sola voce, si faccia promotrice di una convergenza di regole e standard a livello globale.
La pandemia e la guerra in Ucraina hanno dimostrato, ove ce ne fosse bisogno, quanto il sistema economico e finanziario globale sia interdipendente e quanto sia necessario avere regole comuni in questo ambito, coerenti con principi e valori condivisi.
Sottolineo poi che l'aumento dei costi dell'energia provocato dal conflitto in Ucraina accresce l'importanza di un impegno privato e pubblico per promuovere gli investimenti sostenibili e scongiurare un arretramento nella marcia verso gli obiettivi climatici europei e nazionali.
Concludo con una considerazione. Abbiamo spesso ascoltato negli ultimi anni analisi su una presunta inconciliabilità dell'economia reale con quella finanziaria.
Lo sviluppo della finanza sostenibile costituisce l'occasione per dimostrare come essa possa essere al servizio di un sistema economico più giusto, equo e coerente con le aspettative dei cittadini.
Partecipazione all'incontro 'La finanza sostenibile al servizio del Paese: situazione attuale e strategie future'
Buon pomeriggio a tutti.
Saluto le autorità presenti, gli autorevoli relatori e tutti i partecipanti all'incontro odierno.
Sono molto grato alla Presidente Ruocco per aver promosso alla Camera, come in precedenti occasioni, una riflessione organica ed articolata sul tema della finanza sostenibile.
Si tratta infatti di uno strumento decisivo per rendere effettiva la transizione verso un modello di sviluppo coerente con gli obiettivi dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Per finanziare i poderosi investimenti richiesti a questo scopo non sono sufficienti le sole risorse pubbliche, che pure, in particolare nell'ambito della iniziativa Next Generation EU, hanno registrato un forte incremento. Sono necessari investimenti privati che abbiano l'aspettativa di rendimenti sociali, ambientali e finanziari misurabili.
A questo scopo, occorre un sistema di regole efficaci che incentivi tutti gli operatori di mercato a tenere conto dei cosiddetti fattori ambientali, sociali e di governo delle società nelle decisioni di investimento.
Si tratta di assicurare che i partecipanti al mercato abbiano tutte le informazioni rilevanti per valutare la sostenibilità delle attività economiche e la loro redditività.
Molto è stato certamente fatto, soprattutto a livello di Unione europea, negli ultimi anni, anche in relazione all'attuazione dell'European Green Deal.
Sono state adottate dalle Istituzioni europee strategie e piani di azione organici, cui hanno fatto seguito importanti interventi normativi.
Mi riferisco, per esempio, al rafforzamento degli obblighi di rendicontazione non finanziaria e di trasparenza, in base ai quali le imprese devono fornire informazioni sia sui rischi ambientali e sociali a cui sono esposte, sia sulle prestazioni delle loro attività economiche in termini di sostenibilità.
Sono stati fatti passi avanti per rafforzare la tutela degli investitori, in particolare dal rischio del cosiddetto green e socialwashing, anche proponendo l'introduzione di uno standard europeo per definire le obbligazioni verdi e la creazione di marchi UE per i prodotti finanziari verdi.
Molto importanti sono stati poi i passi fatti per l'integrazione della sostenibilità in tutte le valutazioni che la BCE, le banche centrali e le autorità di vigilanza svolgono ai fini dell'esercizio delle loro funzioni.
Si è consolidata la consapevolezza che questi rischi possono pregiudicare la stabilità finanziaria delle banche e delle altre istituzioni finanziarie, incidere sul valore delle attività finanziarie detenute dalle banche centrali e, più in generale, produrre effetti macroeconomici rilevanti.
Non stupisce dunque che nella nuova strategia di politica monetaria della BCE si preveda espressamente la valutazione delle implicazioni dei cambiamenti climatici e della transizione verso un'economia più sostenibile per la stabilità dei prezzi.
E che i fattori ambientali e sociali siano stati inclusi anche nella vigilanza prudenziale.
Credo che non sia stata data la giusta rilevanza ai risultati di una prova di stress sul rischio climatico condotta lo scorso anno dalla Vigilanza della Banca centrale europea su un campione molto ampio di imprese non finanziarie e banche per stimare le ricadute dei costi legati a calamità e transizione energetica nei prossimi 30 anni.
Gli esiti sono impressionanti: dimostrano che le imprese ubicate in regioni altamente esposte al rischio di disastri naturali e quelle appartenenti ai settori ad alto consumo di energia ed elevata produzione di CO2 potrebbero essere soggette al rischio climatico fino a quattro volte in più rispetto all'impresa media.
In sostanza, i costi da sostenere per effettuare nel breve periodo una transizione verso un'economia a zero emissioni sarebbero nettamente inferiori a quelli che si registrerebbero a medio e lungo periodo in assenza di interventi adeguati.
Segnali molto incoraggianti si registrano anche nel comportamento del mercato.
La raccolta netta dei fondi di investimento italiani che seguono strategie sostenibili nel 2020 ha superato i 24 miliardi di euro, oltre il doppio rispetto ai 10 miliardi dell'anno precedente.
Molto resta tuttavia da fare per assicurare che la finanza contribuisca pienamente alla realizzazione della transizione ecologica e più in generale all'adozione di un modello di sviluppo sostenibile.
Occorre completare la strategia di intervento che l'Unione europea ha avviato in questo ambito. Ed è necessario che l'Europa, agendo con una sola voce, si faccia promotrice di una convergenza di regole e standard a livello globale.
La pandemia e la guerra in Ucraina hanno dimostrato, ove ce ne fosse bisogno, quanto il sistema economico e finanziario globale sia interdipendente e quanto sia necessario avere regole comuni in questo ambito, coerenti con principi e valori condivisi.
Sottolineo poi che l'aumento dei costi dell'energia provocato dal conflitto in Ucraina accresce l'importanza di un impegno privato e pubblico per promuovere gli investimenti sostenibili e scongiurare un arretramento nella marcia verso gli obiettivi climatici europei e nazionali.
Concludo con una considerazione. Abbiamo spesso ascoltato negli ultimi anni analisi su una presunta inconciliabilità dell'economia reale con quella finanziaria.
Lo sviluppo della finanza sostenibile costituisce l'occasione per dimostrare come essa possa essere al servizio di un sistema economico più giusto, equo e coerente con le aspettative dei cittadini.
Vi ringrazio.