27/01/2019

Giornata della Memoria

Il Presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico, ha inviato il seguente messaggio alla Portavoce dell'Alleanza Romanì, Dijana Pavlovic, in occasione della Giornata della Memoria:

"In occasione della Giornata della Memoria, desidero inviare a tutte le partecipanti e i partecipanti alle iniziative promosse a Milano dall'amministrazione comunale e da diverse realtà associative sul tema del genocidio di Rom e Sinti consumatosi nel corso del secondo conflitto mondiale, i sensi della mia più sentita partecipazione.

Se la tragedia della Shoah fa ormai parte di una memoria collettiva condivisa, pochi conoscono il Porrajmos, che in lingua romanés, vuole dire «divoramento», «devastazione», uno sterminio che fu condotto con spietatezza contro le popolazioni Rom e Sinti in tutti i Paesi occupati dai nazisti.

La loro deportazione nei campi di concentramento e lo sterminio iniziarono nel maggio del 1940 con un primo rastrellamento di oltre 2800 persone e proseguirono fino al 1944. Al riguardo, sebbene manchino dati certi riguardo al numero delle vittime, le stime fornite da alcuni autorevoli studi suggeriscono una cifra che oscilla tra le 500 mila ed il milione e mezzo di vittime. Una vergognosa persecuzione che nelle sue molteplici forme non riguardò soltanto la Germania di Hitler, ma tutti i Paesi europei, inclusa l'Italia, colpevolmente succubi delle ideologie nazi-fasciste.

Lo sterminio dei "figli del vento" è dunque un orrore che si consumò nell'ombra. Un genocidio cui per troppo tempo è stato negato il conforto della giustizia, la dignità della verità storica, il dovere della memoria.

Le sue radici ideologiche affondano in un lontano passato, diffusosi anche in contesti insospettati come quello della Serenissima Repubblica di Venezia che, già nel 1558 e in controtendenza rispetto alla tradizionale politica di ospitalità per le comunità straniere, emanò un bando che autorizzava ad uccidere i Rom senza il rischio di essere puniti. Un orrore alimentato per secoli da un diffuso disprezzo nei confronti di queste comunità cui, ancora oggi, possono condurre nuovi ed insidiosi rigurgiti di odio e di sopraffazione: "Il sentiero in discesa che comincia dalla negazione dell'uguaglianza tra gli uomini" ammoniva Primo Levi "finisce fatalmente nella perdita della libertà e nel lager".

Esiste infatti un filo sottile che lega le degenerazioni ideologiche e gli estremismi di tutti i tempi e la storia ci insegna come il passaggio dal pregiudizio, all'odio razziale, fino all'annientamento dell'altro sia più rapido di quanto si possa pensare.

La risoluzione approvata dal Parlamento europeo nel 2015 per chiedere un maggiore impegno nel porre fine alla discriminazione, ai reati di odio e all'incitamento all'odio nei confronti dei Rom ed il riconoscimento del 2 agosto come Giornata della memoria dell'olocausto dei Rom, per commemorarne il genocidio durante la Seconda guerra mondiale, rappresenta un importante richiamo ai Governi a ritrovare nella solidarietà e nel rispetto dei diritti di queste popolazioni anche un modo per riscattarsi da una pagina vergognosa della storia del vecchio continente.

Una politica di inclusione e di integrazione delle comunità Rom rappresenta, sotto questo aspetto, un termometro del grado di civiltà di una società, a ribadire che i concetti di libertà, di eguaglianza e di democrazia non avranno senso fino a quando non saranno rese di dominio pubblico le sofferenze secolari delle comunità romanès. E fino a quando l'opinione pubblica non saprà rinnegare la mentalità di diffidenza e di disprezzo verso quello che, ancora oggi, è diffusamente percepito come il problema degli "zingari".

Quando Erzsébet Brodt, una sopravvissuta di Auschwitz, vide davanti ai suoi occhi donne e bambini rom che venivano spinti nelle camere a gas dai nazisti, promise a se stessa che sarebbe sopravvissuta, per il dovere di raccontare a tutti quella immane tragedia e per battersi affinché tali scempi non fossero mai più accaduti.

Nel ricordo delle tante vittime di una folle ideologia di odio e di annientamento è sempre possibile, e doveroso, ritrovare le motivazioni più forti per non perdere mai più le ragioni della giustizia e la coscienza della dignità di ciascun individuo.

Con questo auspicio, rivolgo a tutti i presenti i miei più fervidi auguri per il loro miglior esito dell'iniziativa."