21/11/2019
Roma

Cerimonia di scoprimento delle nuove targhe toponomastiche di strade già intitolate a firmatari del “Manifesto della Razza”

" Il Presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico, ha inviato il seguente messaggio alla Sindaca di Roma Capitale, Virginia Raggi, in occasione della cerimonia di scoprimento delle nuove targhe toponomastiche di strade già intitolate a firmatari del 'Manifesto della Razza' ":

Desidero rivolgere il mio saluto più cordiale alla Sindaca di Roma Capitale, Virginia Raggi, e a tutti i partecipanti e le partecipanti alla cerimonia di scoprimento delle nuove targhe toponomastiche di strade già intitolate a firmatari del "Manifesto della Razza".

Sono passati 81 anni dalla pubblicazione nel luglio del 1938, in forma anonima, sul "Giornale d'Italia" del Manifesto degli scienziati razzisti e dalla sua riproposizione sul numero uno della rivista "La difesa della razza", il 5 agosto successivo, con la firma di 10 scienziati italiani.

Al Manifesto aderirono poi 330 intellettuali, scienziati e personalità di spicco culturale, religioso, politico, molte delle quali continuarono nella Repubblica la loro carriera, anche in seno alle Istituzioni, senza subire alcuna riprovazione pubblica o conseguenza.

Eppure il Manifesto divenne la base ideologica e pseudo-scientifica della politica razzista dell'Italia fascista, anticipando solo di poche settimane la scellerata promulgazione delle leggi razziali, che privarono una parte della popolazione dei diritti civili e politici.

Dall'affermazione dell'esistenza di una razza italiana da preservare alla discriminazione ed espulsione di cittadini ebrei dalla vita civile, culturale e lavorativa del nostro Paese il passo fu purtroppo molto breve.

A distanza di così tanti anni siamo ancora qui a domandarci come sia stata possibile la predisposizione di quel documento e l'adesione di un elevato numero di personalità di riconosciuto spessore intellettuale. Come sia stata possibile l'affermazione di un'ideologia violenta basata sulla discriminazione, nel pressoché totale silenzio e nell'indifferenza mostrata dalla società dell'epoca.

L'iniziativa odierna è un atto di verità e giustizia, perché rimuove dalla toponomastica di Roma i nomi di coloro che per sentimento razzista e antisemita o per viltà, eccesso di zelo, ambizione e convenienza aderirono a quel Manifesto razzista, divenendo complici di una delle pagine più buie della nostra storia recente.

Al tempo stesso, questa cerimonia costituisce anche un monito per mantenere viva l'attenzione e l'impegno per il rispetto dei principi e dei valori costituzionali, frutto della Resistenza, contro ogni pericolo di discriminazione e odio razziale nella nostra società. Pericolo che emerge con evidenza nei preoccupanti focolai di antisemitismo e nel crescente ricorso a linguaggi d'odio.

Non possiamo mai abbassare la guardia di fronte agli spettri del razzismo e ad ogni forma di odio e discriminazione verso particolari gruppi sociali, la cui preoccupante diffusione è un dato evidente.

Ad essere minacciati non sono solo i singoli individui, ma è anche il nostro patrimonio comune di principi, la nostra identità, il terreno stesso su cui poggia la repubblica democratica.

Il dovere di ricordare quanto accaduto e di ribadire tutte le colpevoli connivenze deve quindi costituire un punto qualificante dell'impegno delle Istituzioni e di tutti i cittadini, che devono sentirsi sempre in prima linea nella difesa dei valori democratici e dei principi di libertà sanciti dalla nostra Costituzione.

La vostra iniziativa coglie in pieno il senso e il valore di questo impegno: essa rappresenta un importante tassello nell'opera di sensibilizzazione civile e di diffusione della verità storica contro ogni tentazione negazionista.