12/09/2018
Camera dei deputati, Palazzo Theodoli-Bianchelli, Sala Nilde Iotti

Presentazione del Rapporto ‘Italia interrotta: il peso della corruzione sulla crescita economica’ di Riparte il futuro

Buongiorno a tutti e a tutte.

Saluto e ringrazio 'Riparte il futuro' per la predisposizione del Rapporto che viene presentato oggi.

È un'occasione significativa per approfondire, in tutti i suoi aspetti e sulla base di dati e statistiche, uno dei fattori che più profondamente minano alla radice lo sviluppo, l'occupazione, la giustizia sociale, la credibilità e l'efficacia dell'azione pubblica nel nostro Paese.

La corruzione è infatti una piaga che produce anzitutto spreco e dispersione delle risorse pubbliche, pregiudica la qualità di beni e servizi, disincentiva gli investimenti, anche stranieri, altera gravemente la concorrenza tra le imprese a favore di quelle più disoneste.

Ne consegue, secondo i dati della Corte dei conti, un costo annuo per il paese di sessanta miliardi annui, non più sostenibile per la tenuta dell'intero sistema produttivo e della finanza pubblica.

Ma la corruzione non incide soltanto sulla crescita e sui bilanci pubblici: infatti indebolisce la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni; danneggia la credibilità internazionale dell'Italia e incentiva così la fuga di capitali e soprattutto di "cervelli", dei giovani talenti che non vedono prospettive, in un paese in cui la logica del merito viene sacrificata.

In altri termini, la corruzione mina il concetto stesso di Stato di diritto e il rispetto di valori e principi costituzionali.

La gravità e la complessità del fenomeno, anche grazie alla pressione che Riparte il futuro ed altri soggetti hanno posto nel dibattito pubblico, hanno indotto negli ultimi anni, soprattutto nella passata legislatura, le istituzioni ad adottare alcuni provvedimenti utili, non soltanto a contrastare la corruzione ma, più in generale, a impedire o reprimere condotte che di solito si accompagnano a pratiche corruttive o ne favoriscono la maturazione.

Ma molto, molto resta da fare, sul piano legislativo e soprattutto culturale. Ce lo dimostrano in modo inequivocabile alcuni dati e analisi indicati nel rapporto.

Il primo e più autorevole è costituito dall'Indice di Percezione della Corruzione, elaborato da Transparency International, che colloca l'Italia al 54° posto su 180 Paesi considerati. Una posizione in graduale miglioramento negli ultimi anni - eravamo al 61' posto nel 2015 - ma ahimè ancora distante dai maggiori Paesi europei: il Regno Unito, la Germania, la Francia e la Spagna sono rispettivamente all'8°, al 12°, al 23° e al 42° posto.

Questo dato - che attiene alla percezione del fenomeno da parte dei cittadini e delle imprese e quindi alla loro fiducia nei poteri pubblici - trova conferma in altri indicatori non meno preoccupanti: il 97% degli italiani crede che la corruzione sia diffusa nel Paese a fronte di un valore medio nell'Unione Europea pari al 22%; il 7,9% delle famiglie italiane sono state coinvolte, almeno una volta nella vita, in dinamiche corruttive.

Un secondo aspetto che il rapporto ha il merito di approfondire con accuratezza risiede nella correlazione negativa tra il livello di corruzione percepito e il volume di Investimenti Diretti Esteri e, conseguentemente, il livello di crescita e occupazione. Si riscontra, quindi, come la propensione a investire in un Paese dipenda strettamente e pesantemente da come viene percepita la diffusione della corruzione e più in generale dalla qualità delle sue istituzioni.

Un terzo e stimolante elemento approfondito nel rapporto attiene alla relazione tra corruzione e sviluppo digitale: i Paesi che possiedono sistemi digitali efficaci ed efficienti dimostrano di subire meno il peso della corruzione. In particolare, secondo il rapporto un incremento del 10% nello sviluppo digitale comporterebbe una riduzione più che proporzionale nel grado di corruzione, pari al 14% circa.

Il pregio maggiore del rapporto è quello di prospettare per ciascuno dei problemi da esso richiamati una serie di soluzioni concrete. Alcune richiedono interventi legislativi, altre l'adeguamento di prassi amministrative.

Queste proposte potranno essere certamente considerate dagli organi parlamentari competenti a partire dall'imminente esame del disegno di legge in materia di corruzione approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 6 settembre.

Non posso, in coerenza con il mio ruolo istituzionale, esprimermi sul merito di queste misure. Voglio però sottolineare come l'attenzione alla lotta contro la corruzione debba essere un elemento costante dell'azione delle istituzioni. Metterla al centro dell'agenda è un fattore estremamente positivo. L' esame parlamentare è l'occasione per una risposta netta e forte volta a sradicare un fenomeno che, come ho detto, attenta alla tenuta stessa del nostro sistema democratico oltre che al benessere del Paese.

Il Parlamento ha la consapevolezza che la lotta alla corruzione è una priorità: discutere il disegno di legge sarà un momento prezioso per mettere a punto un insieme di soluzioni serie a uno dei mali peggiori che il nostro Paese soffre. Resto al tempo stesso convinto che, se si vuole davvero sconfiggere la corruzione, all'azione delle Istituzioni debba affiancarsi un salto culturale di portata generale in tutto il Paese. Un salto che passa per il superamento non soltanto di condotte illecite ma anche di pratiche e atteggiamenti indulgenti, assolutori e compiacenti che favoriscono la proliferazione della corruzione.

E soprattutto la corruzione nel nostro Paese mina la crescita dei nostri ragazzi perché hanno sfiducia nelle istituzioni, hanno sfiducia nel Paese. E invece c'è bisogno di crescere con le istituzioni, c'è bisogno di avere fiducia nelle persone che vivono nel nostro Paese, nella nostra comunità. È necessario che i ragazzi sentano di poter accedere a un concorso, procedere nel loro percorso e accedere a posizioni importanti sulla base dei propri meriti. Quindi il mio pensiero principale oggi, quando parlo di corruzione, va a tutti i ragazzi che devono poter crescere in un Paese sano, che liberi le loro capacità e che permetta di poterle sviluppare. Questo è e sarà anche un mio impegno personale, come Presidente della Camera.

Vi ringrazio.