Intervento del Presidente della Camera dei deputati in occasione delle celebrazioni per i cento anni dell'Aula della Camera dei deputati
Signor Presidente della Repubblica, Autorità, colleghi e colleghe deputati,
è un onore poter celebrare oggi insieme a tutti voi, e alle persone che stanno seguendo a distanza la cerimonia, il centenario dell'Aula di Montecitorio, progettata dall'architetto palermitano Ernesto Basile, riconosciuto maestro dello stile liberty.
Desidero ringraziare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Presidente emerito Giorgio Napolitano per la disponibilità a partecipare a questo speciale evento celebrativo. E saluto il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e la vice Presidente del Senato Paola Taverna.
Quest'Aula è stata testimone di molti avvenimenti che hanno segnato gli ultimi cento anni di storia italiana. È il luogo in cui trova espressione la sovranità popolare, il luogo in cui attraverso il confronto si assumono decisioni destinate a incidere sulla vita della comunità. Il luogo dove costruire il futuro.
Basile disegnò quest'aula a forma di emiciclo evocando alcune assemblee antiche. Una scelta architettonica che rappresenta metaforicamente anche la proiezione e l'aspirazione al dialogo equilibrato e al concorso delle forze politiche alla deliberazione parlamentare.
L'Aula fu impreziosita dal bassorilievo in bronzo di Davide Calandra e dal fregio pittorico di Aristide Sartorio, che volle richiamare simbolicamente la platea sottostante, ma anche tutto il Paese, all'impegno quotidiano di onorare e confermare "le virtù degli italiani".
Oggi celebriamo un luogo particolarmente significativo per la politica e la storia del Paese, ma celebriamo anche un luogo d'arte. L'espressione artistica e il talento architettonico sono pilastri della nostra cultura e credo sia importante ricordarlo anche in questa occasione.
Mi permetterete di condividere un ricordo personale, quello della prima volta che sono entrato in questa Aula. Era nel marzo 2013 e il colpo d'occhio e la bellezza immediata di questo spazio mi tennero con il fiato sospeso. Una reazione che credo abbia accomunato molte persone.
Non è stato sempre un cammino facile quello dell'Aula nei suoi cento anni di storia. Ed è importante ripercorrere le tappe principali di questo cammino, non solo per celebrare l'anniversario di oggi ma per ricordare a tutti noi quanti sacrifici sono stati necessari per affermare e rendere salda la nostra democrazia.
La seduta inaugurale della nuova aula della Camera si tenne il 20 novembre 1918, poco più di due settimane dopo la fine della Prima guerra mondiale, che aveva imposto un altissimo tributo di vite umane e di dolore, mettendo a dura prova la tenuta dello Stato unitario.
Nel suo discorso di apertura il Presidente della Camera, Giuseppe Marcóra, sottolineò come, al prezzo delle tragedie e delle distruzioni della guerra, si fosse finalmente compiuto il processo di affermazione dei valori risorgimentali di libertà e di progresso civile.
Né Marcóra, né Orlando, né i deputati presenti avevano percezione in quel momento dell'incombente minaccia fascista.
In quest'Aula, il 30 maggio 1924, è risuonata per l'ultima volta la voce coraggiosa di Giacomo Matteotti.
Qui, nella prima riunione dell'Assemblea Costituente il 25 giugno 1946, il Presidente provvisorio, Vittorio Emanuele Orlando, ricordò che "in questa Assemblea il popolo italiano è sovrano, ma, anche, il solo sovrano, l'arbitro assoluto della decisione del proprio destino". E lo fece davanti ai deputati e alle deputate che per la prima volta erano stati eletti non solo dagli uomini ma anche dalle donne.
Qui, il 22 dicembre 1947, fu annunciata dal Presidente dell'Assemblea Costituente, Umberto Terracini, la definitiva approvazione della Costituzione della Repubblica, che sarebbe entrata in vigore il 1° gennaio successivo. Settant'anni fa.
Qui, nel corso dell'intera storia della Repubblica, dal 1948 in poi, sono stati discussi e approvati tutti i provvedimenti legislativi attuativi dei principi e dei valori democratici delineati dalla nostra Carta costituzionale. Qui è stata deliberata l'adesione dell'Italia alle Comunità europee, alle Nazioni unite e alle altre organizzazioni internazionali che lavorano per assicurare la pace e la giustizia tra le Nazioni.
In quest'Aula, così come nelle commissioni parlamentari, si è realizzato e continua a realizzarsi in ogni seduta il senso profondo della nostra democrazia e del dettato costituzionale che si sostanzia nella discussione e nel confronto, nel raggiungimento della giustizia, nel rispetto dei diritti, nella lotta alle diseguaglianze.
Questo processo ha comportato una dialettica anche aspra tra le diverse posizioni politiche. Ha richiesto una grande capacità di interpretare la società e di tradurre in politiche e leggi la sua esigenza di rinnovamento continuo. In questo modo è stato possibile combattere contro le gravi minacce al nostro sistema democratico - come il terrorismo - senza deroghe ai diritti e alle libertà garantite dalla Costituzione.
Dalla consapevolezza di tutto questo devono continuare ad alimentarsi il rispetto per la democrazia e la fiducia nelle sue Istituzioni che quest'Aula e la sua storia testimoniano e ispirano.
L'Assemblea della Camera dei deputati può dirsi orgogliosa di aver cercato in questi settant'anni di vita della Repubblica di corrispondere agli alti compiti istituzionali che la Costituzione le attribuisce.
Molto resta ancora da fare, soprattutto per realizzare il compito che la Costituzione assegna alla Repubblica e alle sue Istituzioni: quello di "rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
Un compito fondamentale.
Un Parlamento che mantiene la sua centralità nel sistema democratico, infonde nei cittadini il senso di appartenenza alla comunità e di fiducia nel futuro. Un futuro che costruiamo ogni giorno con tutte le azioni che compiamo.
Credo fermamente- come ho detto più volte a partire dal mio discorso di insediamento - che il Parlamento debba essere un'istituzione pensante, un'istituzione culturale, capace di ascoltare direttamente le richieste dei cittadini, di comprendere le loro aspettative e darvi risposta. E del ruolo che il Paese deve avere in Europa e nella Comunità internazionale.
E sono convinto che occorra anche proseguire nel percorso già avviato di apertura della Camera ai cittadini, soprattutto a quelli più giovani.
Un'apertura prima di tutto in senso fisico, attraverso iniziative come Montecitorio porte aperte - che permette ai cittadini di accedere al Palazzo e di visitare l'Aula - e attraverso incontri su temi di particolare rilevanza istituzionale e sociale organizzati nelle sale della Camera, anche su iniziativa di associazioni e di singole persone.
Ma l'apertura di questa Istituzione va realizzata anche valorizzando tutti gli strumenti di partecipazione dei cittadini al processo legislativo e alla definizione delle politiche pubbliche.
Coinvolgere le persone nella vita delle istituzioni e nei processi decisionali risponde non soltanto ai principi della nostra Costituzione e a quelli iscritti nei Trattati sull'Unione europea; è anche una via decisiva per assicurare la qualità della decisione pubblica, la sua trasparenza e condivisione. Ed è la chiave per ridurre il senso di distanza e la crisi di fiducia dei cittadini verso la politica.
Il mio auspicio, in questo centenario, è quindi che il Parlamento sia sempre più la casa di tutti!
Intervento del Presidente della Camera dei deputati in occasione delle celebrazioni per i cento anni dell'Aula della Camera dei deputati
Signor Presidente della Repubblica, Autorità, colleghi e colleghe deputati,
è un onore poter celebrare oggi insieme a tutti voi, e alle persone che stanno seguendo a distanza la cerimonia, il centenario dell'Aula di Montecitorio, progettata dall'architetto palermitano Ernesto Basile, riconosciuto maestro dello stile liberty.
Desidero ringraziare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Presidente emerito Giorgio Napolitano per la disponibilità a partecipare a questo speciale evento celebrativo. E saluto il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e la vice Presidente del Senato Paola Taverna.
Quest'Aula è stata testimone di molti avvenimenti che hanno segnato gli ultimi cento anni di storia italiana. È il luogo in cui trova espressione la sovranità popolare, il luogo in cui attraverso il confronto si assumono decisioni destinate a incidere sulla vita della comunità. Il luogo dove costruire il futuro.
Basile disegnò quest'aula a forma di emiciclo evocando alcune assemblee antiche. Una scelta architettonica che rappresenta metaforicamente anche la proiezione e l'aspirazione al dialogo equilibrato e al concorso delle forze politiche alla deliberazione parlamentare.
L'Aula fu impreziosita dal bassorilievo in bronzo di Davide Calandra e dal fregio pittorico di Aristide Sartorio, che volle richiamare simbolicamente la platea sottostante, ma anche tutto il Paese, all'impegno quotidiano di onorare e confermare "le virtù degli italiani".
Oggi celebriamo un luogo particolarmente significativo per la politica e la storia del Paese, ma celebriamo anche un luogo d'arte. L'espressione artistica e il talento architettonico sono pilastri della nostra cultura e credo sia importante ricordarlo anche in questa occasione.
Mi permetterete di condividere un ricordo personale, quello della prima volta che sono entrato in questa Aula. Era nel marzo 2013 e il colpo d'occhio e la bellezza immediata di questo spazio mi tennero con il fiato sospeso. Una reazione che credo abbia accomunato molte persone.
Non è stato sempre un cammino facile quello dell'Aula nei suoi cento anni di storia. Ed è importante ripercorrere le tappe principali di questo cammino, non solo per celebrare l'anniversario di oggi ma per ricordare a tutti noi quanti sacrifici sono stati necessari per affermare e rendere salda la nostra democrazia.
La seduta inaugurale della nuova aula della Camera si tenne il 20 novembre 1918, poco più di due settimane dopo la fine della Prima guerra mondiale, che aveva imposto un altissimo tributo di vite umane e di dolore, mettendo a dura prova la tenuta dello Stato unitario.
Nel suo discorso di apertura il Presidente della Camera, Giuseppe Marcóra, sottolineò come, al prezzo delle tragedie e delle distruzioni della guerra, si fosse finalmente compiuto il processo di affermazione dei valori risorgimentali di libertà e di progresso civile.
Né Marcóra, né Orlando, né i deputati presenti avevano percezione in quel momento dell'incombente minaccia fascista.
In quest'Aula, il 30 maggio 1924, è risuonata per l'ultima volta la voce coraggiosa di Giacomo Matteotti.
Qui, nella prima riunione dell'Assemblea Costituente il 25 giugno 1946, il Presidente provvisorio, Vittorio Emanuele Orlando, ricordò che "in questa Assemblea il popolo italiano è sovrano, ma, anche, il solo sovrano, l'arbitro assoluto della decisione del proprio destino". E lo fece davanti ai deputati e alle deputate che per la prima volta erano stati eletti non solo dagli uomini ma anche dalle donne.
Qui, il 22 dicembre 1947, fu annunciata dal Presidente dell'Assemblea Costituente, Umberto Terracini, la definitiva approvazione della Costituzione della Repubblica, che sarebbe entrata in vigore il 1° gennaio successivo. Settant'anni fa.
Qui, nel corso dell'intera storia della Repubblica, dal 1948 in poi, sono stati discussi e approvati tutti i provvedimenti legislativi attuativi dei principi e dei valori democratici delineati dalla nostra Carta costituzionale. Qui è stata deliberata l'adesione dell'Italia alle Comunità europee, alle Nazioni unite e alle altre organizzazioni internazionali che lavorano per assicurare la pace e la giustizia tra le Nazioni.
In quest'Aula, così come nelle commissioni parlamentari, si è realizzato e continua a realizzarsi in ogni seduta il senso profondo della nostra democrazia e del dettato costituzionale che si sostanzia nella discussione e nel confronto, nel raggiungimento della giustizia, nel rispetto dei diritti, nella lotta alle diseguaglianze.
Questo processo ha comportato una dialettica anche aspra tra le diverse posizioni politiche. Ha richiesto una grande capacità di interpretare la società e di tradurre in politiche e leggi la sua esigenza di rinnovamento continuo. In questo modo è stato possibile combattere contro le gravi minacce al nostro sistema democratico - come il terrorismo - senza deroghe ai diritti e alle libertà garantite dalla Costituzione.
Dalla consapevolezza di tutto questo devono continuare ad alimentarsi il rispetto per la democrazia e la fiducia nelle sue Istituzioni che quest'Aula e la sua storia testimoniano e ispirano.
L'Assemblea della Camera dei deputati può dirsi orgogliosa di aver cercato in questi settant'anni di vita della Repubblica di corrispondere agli alti compiti istituzionali che la Costituzione le attribuisce.
Molto resta ancora da fare, soprattutto per realizzare il compito che la Costituzione assegna alla Repubblica e alle sue Istituzioni: quello di "rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
Un compito fondamentale.
Un Parlamento che mantiene la sua centralità nel sistema democratico, infonde nei cittadini il senso di appartenenza alla comunità e di fiducia nel futuro. Un futuro che costruiamo ogni giorno con tutte le azioni che compiamo.
Credo fermamente- come ho detto più volte a partire dal mio discorso di insediamento - che il Parlamento debba essere un'istituzione pensante, un'istituzione culturale, capace di ascoltare direttamente le richieste dei cittadini, di comprendere le loro aspettative e darvi risposta. E del ruolo che il Paese deve avere in Europa e nella Comunità internazionale.
E sono convinto che occorra anche proseguire nel percorso già avviato di apertura della Camera ai cittadini, soprattutto a quelli più giovani.
Un'apertura prima di tutto in senso fisico, attraverso iniziative come Montecitorio porte aperte - che permette ai cittadini di accedere al Palazzo e di visitare l'Aula - e attraverso incontri su temi di particolare rilevanza istituzionale e sociale organizzati nelle sale della Camera, anche su iniziativa di associazioni e di singole persone.
Ma l'apertura di questa Istituzione va realizzata anche valorizzando tutti gli strumenti di partecipazione dei cittadini al processo legislativo e alla definizione delle politiche pubbliche.
Coinvolgere le persone nella vita delle istituzioni e nei processi decisionali risponde non soltanto ai principi della nostra Costituzione e a quelli iscritti nei Trattati sull'Unione europea; è anche una via decisiva per assicurare la qualità della decisione pubblica, la sua trasparenza e condivisione. Ed è la chiave per ridurre il senso di distanza e la crisi di fiducia dei cittadini verso la politica.
Il mio auspicio, in questo centenario, è quindi che il Parlamento sia sempre più la casa di tutti!
Vi ringrazio.