18/12/2018
Camera dei deputati, Aula del Palazzo dei Gruppi parlamentari

Partecipazione all’evento ‘Difesa Collettiva: le figure di vertice’

Buon pomeriggio a tutti e a tutte,

Saluto il Ministro della Difesa Elisabetta Trenta, i sottosegretari Raffaele Volpi e Angelo Tofalo che ha ideato questa iniziativa, il Capo di Stato Maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli, il Presidente della Scuola superiore della magistratura Gaetano Silvestri.

Il convegno di oggi ha finalità molto interessanti: da un lato quella di natura divulgativa, di approfondire quale ruolo la Costituzione affida alle figure di vertice nel settore della difesa.

Dall'altro quella di dibattere dei compiti che le nostre Forze Armate possono svolgere per aderire maggiormente alle esigenze dei cittadini italiani.

Vorrei svolgere qualche breve considerazione soprattutto sul concetto e sul ruolo della difesa, sugli scenari in cui essa si colloca e sul ruolo che il Parlamento può giocare in tale ambito.

Sono convinto che il nostro sistema di difesa e la sua governance debbano essere posti al servizio di una democrazia aperta, pluralistica che crede nel multilateralismo, e non come uno strumento di un Paese chiuso, che si percepisce come una fortezza assediata circondata da potenziali nemici.

Si tratta di un modello - il primo - che risponde ai principi della nostra Costituzione in quanto si fonda sulla risoluzione pacifica dei conflitti, sulla ricerca della giustizia internazionale, sulla pratica del dialogo e della negoziazione, sulla cooperazione, su un ruolo centrale del Parlamento in tutte le scelte che riguardano la sicurezza interna ed esterna del Paese.

Sono dunque convinto che il nostro Paese debba continuare ad adoperarsi - nelle sedi internazionali - per perseguire politiche volte alla prevenzione dei conflitti a bassa o alta intensità, incidendo sui fattori che ne sono causa. Al controllo delle armi, alla non proliferazione e al disarmo. E per privilegiare, anche in caso di minaccia o aggressione di un Paese contro un altro, misure volte a mantenere o ristabilire pace e sicurezza internazionali "senza l'uso della forza".

I popoli non sono mai interessati alle guerre. Se queste intervengono, ciò accade per lo più per iniziativa di élite, gruppi di potere che sfuggono al controllo popolare. Questa è la vera ragione per la quale sino a oggi due Paesi pienamente democratici non si sono mai affrontati in un conflitto armato.

Al tempo stesso, occorre riflettere sulla possibilità di addivenire a un sistema di difesa collettivo europeo, come gli stessi Trattati sull'Unione europea prevedono. L'inadeguatezza dell'azione dei singoli Paesi a fronte della natura globale delle grandi sfide, anche nel settore della difesa, è evidente.

Realizzare un sistema europeo consentirebbe di rafforzare la capacità dell'Unione di promuovere i nostri valori di pace, giustizia internazionale e risoluzione delle controversie senza ricorso alla forza. Di operare a tutela degli interessi europei e quindi anche nazionali.

Prima di parlare di difesa europea comune dobbiamo però parlare necessariamente di politica estera comune. Un'Europa capace di affrontare in modo compatto sfide globali è necessaria in un contesto oggi quanto mai complesso: penso alle sfide che coinvolgono due temi chiave come migrazioni e ambiente. Su questi due fronti soltanto ragionando come Unione possiamo fornire un contributo serio ed essere un avamposto rafforzando e valorizzando quei principi che come europei condividiamo: la tutela dei diritti civili e sociali, la dimensione della solidarietà e la salvaguardia dei più deboli, con un occhio sempre vigile sulla difesa dell'ecosistema in cui viviamo.

Passo infine a qualche breve considerazione sul ruolo che il Parlamento deve giocare nel governo della difesa.

Ho più volte sostenuto, anche in occasione di conferenze interparlamentari, che il controllo democratico sulla politica estera e di difesa e sugli apparati chiamati a garantire la sicurezza interna ed esterna degli Stati, un tempo dominio riservato degli esecutivi, è una delle grandi conquiste della nostra epoca e delle più forti garanzie per la pace. Nel nostro caso, questa funzione si esplica attraverso diversi strumenti, primi tra tutti l'allocazione delle risorse destinate alla difesa e alla sicurezza nella legge annuale di bilancio e l'autorizzazione delle missioni internazionali.

Credo tuttavia che i Parlamenti - compreso quello italiano - siano chiamati oggi a ribadire la centralità di questa funzione, di fronte alle nuove sfide lanciate alle nostre democrazie dalle minacce terroristiche e dai focolai di instabilità alle nostre frontiere esterne.

Quello della sicurezza e della difesa, soprattutto in questa fase storica, è un terreno su cui si misura la qualità non solo del rapporto tra individuo e autorità, ma anche quello tra Parlamento e Governo. Certo, non sempre è facile assicurare sul piano pratico il giusto equilibrio fra il controllo parlamentare e le esigenze di riservatezza, efficienza e rapidità richieste all'azione di contrasto alle minacce interne ed esterne.

Ma spetta al Parlamento assicurare questo equilibrio. E sono certo che in questa legislatura le Camere sapranno assolvere a questo compito.

Vi ringrazio.