Russia, Mosca, Duma di Stato della Federazione Russa
Intervento del Presidente della Camera dei deputati alla XVI Riunione della Grande Commissione interparlamentare Italia-Russia
Presidente Volodin, onorevoli deputati, è per me un grande privilegio potere prendere la parola nell'assemblea plenaria della Duma di Stato della Federazione russa. Rivolgo a voi il più caloroso saluto da parte di tutti i componenti della Camera dei deputati italiana.
Fra le nostre due assemblee esistono legami storici,che hanno avuto inizio ormai più di un secolo fa. Tali relazioni si sono ulteriormenterafforzate a partire dal 1999 con la firma di un protocollo bilaterale che prevede un rapporto stabile di cooperazione fra le due Camere, sulla base della costituzione di un organo comune, la grande Commissione interparlamentare Italia-Russia.
Sarà per me un grande piacere oggi aprire, insieme al Presidente Volodin, i lavori della XVI riunione di questa Commissione, chiamata ad affrontare temi di grande rilievo: dal ruolo svolto dai Parlamenti per il rafforzamento della sicurezza internazionale ai rapporti fra Russia e Unione europea, allo stato della cooperazione fra i nostri due Paesi in diversi settori.
Sono contento di questa giornata perché credo fortemente nel valore del dialogo parlamentare, un valore che scaturisce dal fatto che i Parlamenti - a prescindere dalle specificità costituzionali di ciascun Paese - sono per loro natura i luoghi in cui si esprime la volontà popolare, in cui si traducono bisogni e aspirazioni dei popoli.
Se questo è vero, allora la cooperazione fra Parlamenti incarna, forse, un valore aggiunto rispetto a quello di qualsiasi altra forma di cooperazione: ricercare sintesi, posizioni e percorsi comuni, crescere insieme nella protezione di valori costituzionali comuni.
Fra Italia e Russia esiste una tradizione antica di conoscenza e cooperazione a ogni livello: politico, economico, culturale, umano. Anche la mia città di origine, Napoli, ha dei legami con la Russia che è interessante ricordare. Penso, per esempio, ad alcuni dei più prestigiosi edifici di San Pietroburgo che si devono a un grande architetto, Carlo Rossi, nato a Napoli da padre napoletano e madre russa e che operò sino alla morte in quella città con il nome di Karl Ivanovic. Fu ancora Napoli che a metà del diciannovesimo secolo fu sededi una delle prime cattedre di lingua russa nelle università italiane.
Ma se un tempo i contatti diretti fra i nostri due popoli erano necessariamente limitati a poche personalità, oggi i movimenti tra le frontiere coinvolgono un numero più ampio di persone. Lo possiamo osservare con i flussi turistici fra i nostri due paesi che sono andati crescendo in questi ultimi anni. Se guardiamo sempre al presente, ci rendiamo conto di quanto queste relazioni si siano fatte più ampie e articolate su diversi piani. La Russia, com'è noto, rappresenta per l'Italia un riferimento di grande rilevanza sul piano dell'approvvigionamento energetico, così come l'Italia rappresenta per la Russia un punto di riferimento per i prodotti dell'industria manifatturiera, in particolare delle piccole e medie imprese: dati di fatto che conducono molti a sottolineare la complementarietà dei nostri due modelli economici.
Ma oggi vorrei quindi soffermarmi, in particolare, sul piano e sul senso dei rapporti politici nell'attuale quadro internazionale. Un quadro in cui la Russia, dalla prospettiva italiana ed europea, svolge senza dubbio un ruolo di cruciale importanza.
La premessa da cui intendo partire è che la fine della guerra fredda aveva aperto prospettive di un nuovo assetto a livello mondiale fondato su un quadro più equo di pace e sviluppo. Quale sia il bilancio a trent'anni dalla caduta del Muro di Berlino è un interrogativo che induce molteplici riflessioni. Il mondo è senz'altro cambiato, molti passi in avanti sono stati fatti, ma è indubbio che permangono delle forti criticità e che alcune aspettative sono state deluse:
·si sono aperte in diverse parti del mondo situazioni di crisi e di conflitto, che hanno spesso contribuito all'insorgere diformazioniterroristiche;
·sono cresciute le diseguaglianze fra i paesi più ricchi e più poveri, che a loro volta hanno alimentato fenomeni di portata globale come quelli migratori;
·anche negli ordinamenti europei, malgrado innegabili traguardi, siamo ben lontani dall'avere raggiunto una situazione di benessere per tutti, dal momento che ovunque, in Italia come in Russia, discutiamo proprio in questi tempi, e in modo vivo, di lotta alla povertà, di interventi di sostegno sociale, di una qualità della vita da trovare o ritrovare.
Rispetto al quadro globale, il primo punto che vorrei sottolineare è che i fenomeni che abbiamo di fronte non possono essere governati isolatamente. L'unica strada per poterli affrontare è quella del dialogo e del confronto fra tutti i paesi, in un grande sforzo multilaterale volto a finalità comuni.
Credo fermamente che i rapporti bilaterali, evidentemente necessari, abbiano valore nella misura in cui riescono a inquadrarsi in una cornice più ampia, a non perdere di vista l'interesse e la direzione comuni che abbiamo deciso di perseguire. Ne sono consapevole, lo ripeto, in quanto cittadino e rappresentante istituzionale di un Paese dell'Unione europea, un soggetto politico che troppo spesso, ancora oggi, non appare in grado di parlare con una voce sola quando si tratta di affrontare questioni di portata globale oppure di agire negli scenari di crisi.
La prospettiva è quella di uno spazio internazionale la cui cifra non sia più quella della contrapposizione fra blocchi o fra Paesi, bensì quella della cooperazione sulla base dei valori e dei principi che accomunano i nostri popoli e che fondano le organizzazioni internazionali di cui siamo parte.
L'Italia e l'Unione europea contano in particolare sul determinante contributo della Russia per la risoluzione delle più gravi crisi in atto. Fra queste, voglio fare particolare riferimento ai conflitti aperti nel Mediterraneo e nel Medio Oriente.
È necessario arrivare quanto prima a una pace equa in Siria; riprendere concretamente il cammino per giungere alla fine del conflitto israelo-palestinese sulla base della costituzione di due Stati; stabilizzare la Libia attraverso soluzioni capaci di includere tutte le diverse componenti di questo paese, fornendo pieno sostegno al lavoro di mediazione svoltodalle Nazioni Unite.
In queste aree di crisi, come ovunque nel mondo, è necessario ribadire che la cogenza del diritto internazionale è un valore irrinunciabile, ma soprattutto inflessibile: è compito di tutti noi interpretarlo e chiederne l'applicazione in modo uniforme in tutti i casi in cui se ne presenti la necessità, senza auto indulgenza e rimanendo sempre coerenti con noi stessi. A tale proposito, voglio sottolineare la necessità che vi siano da entrambe le parti degli avanzamenti sostanziali nella piena applicazione degli Accordi di Minsk. Perché ogni passo in quella direzione consentirebbe all'Unione europea eai nostri partner atlanticidi fare a loro volta un passo nel riconsiderare complessivamente entità, efficacia e ratio complessiva delle sanzioni.
Permettetemi ora di aprire una parentesi rispetto a un tema oggetto di grave preoccupazione in Italia e in Europa: quellodella messa in discussione da partedegli Stati Uniti e della Russia del Trattato sui missili a corto e medio raggio. Se quel trattato rappresenta uno dei capisaldi degli equilibri mondiali, comprenderete la preoccupazione di questi giorni e il significato che rivestirebbe un "salto indietro" su questo terreno. Da qui l'auspicio, del mio Paese e dell'Unione europea, che possa giungersi presto a una soluzione condivisa, nell'interesse di tutti e nel perseguimento di quegli obiettivi di pace e sicurezza comune che insieme ci siamo prefissati. Nel chiudere questa parentesi, voglio ricordare che il Trattato sui missili a corto e medio raggio non è il solo terreno su cui si riverbera una più generale tendenza di arretramento da principi, regole e obiettivi condivisi dalla nostra comunità internazionale: non è questa la strada giusta da seguire.
Considerazioni analoghe valgono per le iniziative a favore dello sviluppo di paesi che vivono condizioni di sviluppo e di stabilità politica particolarmente difficili, come ad esempio in alcune aree del continente africano.
La nostra presenza, i nostri investimenti, producono valore aggiunto, in termini economici, sociali e ambientali per quei territori?
E ancora, cosa significa "fare sicurezza" in quelle aree del mondo?
La mia opinione è che il concetto di sicurezza debba essere inteso in senso ampio e non possa essere in alcun modo scisso dalle cause drammatiche di disagio economico e sociale - la desertificazione, l'insicurezza sanitaria, la mancanza di cibo, l'inaccessibilità ai beni comuni primari, l'inesistenza di un futuro per milioni di giovani - su cui fanno leva i gruppi terroristici per il loro proselitismo. Qual è il senso della nostra presenza e del nostro agire in quelle situazioni è un interrogativo che noi tutti dobbiamo porci.
Arrivo all'ultimo punto che ritengo essenziale affrontare in questa giornata.
I nostri Paesi sono chiamati a intensificare la loro collaborazione anche nell'ambito delle organizzazioni internazionali. Fra queste vi è il Consiglio d'Europa, fondato settanta anni fa sulla base della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, e che oggi include 47 paesi in cui vivono oltre 830 milioni di persone. Attraverso i suoi diversi organi - il Comitato dei ministri, l'Assemblea parlamentare e la Corte europea dei diritti dell'uomo - il Consiglio d'Europa opera per la tutela dei diritti fondamentali, la difesa della democrazia, la garanzia dello Stato di diritto.
L'Italia considera la dimensione del dialogo parlamentare un terreno cruciale per la concreta promozione di questi principi, ed è per questo motivo che vi è un ampio consenso tra le forze politiche rappresentate alla Camera dei deputati italiana per operare attivamente con gli altri partner del Consiglio d'Europa affinché sia superato il regime di sanzioni adottato nel 2014 con la sospensione del diritto di voto e delle altre prerogative della delegazione parlamentare russa.
Riteniamo che la presenza dei colleghi del Parlamento russo in seno all'Assemblea parlamentare sia di fondamentale importanza per il raggiungimento degli obiettivi alla base del Consiglio d'Europa.
Se così non fosse, negheremmo il senso stesso di un luogo di dialogo interparlamentare specificamente incentrato sui diritti fondamentali e sullo stato di diritto, il cui obiettivo è fare sì che tutti i Paesi che vi partecipano si evolvano, migliorino sé stessi, convergano verso standard sempre più elevati della cultura dei diritti, facciano concreti passi in avanti in tutti gli ambiti in cui scontano un ritardo.
Fare parte di questa organizzazione internazionale significa questo, significa mettersi in gioco e dimostrare di voler compiere concreti passi in avanti.
Perché non esiste un progresso nella cooperazione economica o nella politica internazionale che possa mai essere disgiunto dall'avanzamento di ciascuno di noi sul terreno dei diritti umani e della democrazia.La libera espressione del pensiero, la piena tutela del pluralismo politico, il rispetto delle minoranze, il rafforzamento costante delle garanzie e dei principi dello Stato di diritto,la difesa della dignità umanasono valori irrinunciabili e progressivi, che precedono qualsiasi altra forma di cooperazione, sia essa economica o di lotta comune per la sicurezza.
Non possiamo scindere il nostro impegno comune fuori dai confini nazionali da come siamo e da come agiamo all'interno dei nostri confini. È un ragionamento che ciascun Paese deve fare anzitutto a sé stesso, prima ancora che agli altri.Su quali terreni dello Stato di diritto registriamo delle difficoltà? Quali passi in avanti sono stati compiuti e quali altri, nel breve periodo, abbiamo programmato? Con quale pienezza, tempestività ed efficacia abbiamo dato seguito alle decisioni della Corte europea dei diritti dell'uomo? Il mio appello è dunque di guardarci dentro e di migliorare dentro, anche per poter essere più forti e più autorevoli quando fuori dai nostri confini affrontiamo insieme le grandi sfide globali in atto.
Anche per questi motivi considero di grande importanza questa giornata di dialogo parlamentare fra Italia e Russia. Perché sono convinto che porrà le premesse per un ulteriore rafforzamento e avanzamento qualitativo dei nostri rapporti a tutti i livelli. Dobbiamo cogliere questa opportunità con tutto il nostro impegno e con tutta la nostra responsabilità.
Intervento del Presidente della Camera dei deputati alla XVI Riunione della Grande Commissione interparlamentare Italia-Russia
Presidente Volodin, onorevoli deputati, è per me un grande privilegio potere prendere la parola nell'assemblea plenaria della Duma di Stato della Federazione russa. Rivolgo a voi il più caloroso saluto da parte di tutti i componenti della Camera dei deputati italiana.
Fra le nostre due assemblee esistono legami storici, che hanno avuto inizio ormai più di un secolo fa. Tali relazioni si sono ulteriormente rafforzate a partire dal 1999 con la firma di un protocollo bilaterale che prevede un rapporto stabile di cooperazione fra le due Camere, sulla base della costituzione di un organo comune, la grande Commissione interparlamentare Italia-Russia.
Sarà per me un grande piacere oggi aprire, insieme al Presidente Volodin, i lavori della XVI riunione di questa Commissione, chiamata ad affrontare temi di grande rilievo: dal ruolo svolto dai Parlamenti per il rafforzamento della sicurezza internazionale ai rapporti fra Russia e Unione europea, allo stato della cooperazione fra i nostri due Paesi in diversi settori.
Sono contento di questa giornata perché credo fortemente nel valore del dialogo parlamentare, un valore che scaturisce dal fatto che i Parlamenti - a prescindere dalle specificità costituzionali di ciascun Paese - sono per loro natura i luoghi in cui si esprime la volontà popolare, in cui si traducono bisogni e aspirazioni dei popoli.
Se questo è vero, allora la cooperazione fra Parlamenti incarna, forse, un valore aggiunto rispetto a quello di qualsiasi altra forma di cooperazione: ricercare sintesi, posizioni e percorsi comuni, crescere insieme nella protezione di valori costituzionali comuni.
Fra Italia e Russia esiste una tradizione antica di conoscenza e cooperazione a ogni livello: politico, economico, culturale, umano. Anche la mia città di origine, Napoli, ha dei legami con la Russia che è interessante ricordare. Penso, per esempio, ad alcuni dei più prestigiosi edifici di San Pietroburgo che si devono a un grande architetto, Carlo Rossi, nato a Napoli da padre napoletano e madre russa e che operò sino alla morte in quella città con il nome di Karl Ivanovic. Fu ancora Napoli che a metà del diciannovesimo secolo fu sede di una delle prime cattedre di lingua russa nelle università italiane.
Ma se un tempo i contatti diretti fra i nostri due popoli erano necessariamente limitati a poche personalità, oggi i movimenti tra le frontiere coinvolgono un numero più ampio di persone. Lo possiamo osservare con i flussi turistici fra i nostri due paesi che sono andati crescendo in questi ultimi anni. Se guardiamo sempre al presente, ci rendiamo conto di quanto queste relazioni si siano fatte più ampie e articolate su diversi piani. La Russia, com'è noto, rappresenta per l'Italia un riferimento di grande rilevanza sul piano dell'approvvigionamento energetico, così come l'Italia rappresenta per la Russia un punto di riferimento per i prodotti dell'industria manifatturiera, in particolare delle piccole e medie imprese: dati di fatto che conducono molti a sottolineare la complementarietà dei nostri due modelli economici.
Ma oggi vorrei quindi soffermarmi, in particolare, sul piano e sul senso dei rapporti politici nell'attuale quadro internazionale. Un quadro in cui la Russia, dalla prospettiva italiana ed europea, svolge senza dubbio un ruolo di cruciale importanza.
La premessa da cui intendo partire è che la fine della guerra fredda aveva aperto prospettive di un nuovo assetto a livello mondiale fondato su un quadro più equo di pace e sviluppo. Quale sia il bilancio a trent'anni dalla caduta del Muro di Berlino è un interrogativo che induce molteplici riflessioni. Il mondo è senz'altro cambiato, molti passi in avanti sono stati fatti, ma è indubbio che permangono delle forti criticità e che alcune aspettative sono state deluse:
· si sono aperte in diverse parti del mondo situazioni di crisi e di conflitto, che hanno spesso contribuito all'insorgere di formazioni terroristiche;
· sono cresciute le diseguaglianze fra i paesi più ricchi e più poveri, che a loro volta hanno alimentato fenomeni di portata globale come quelli migratori;
· anche negli ordinamenti europei, malgrado innegabili traguardi, siamo ben lontani dall'avere raggiunto una situazione di benessere per tutti, dal momento che ovunque, in Italia come in Russia, discutiamo proprio in questi tempi, e in modo vivo, di lotta alla povertà, di interventi di sostegno sociale, di una qualità della vita da trovare o ritrovare.
Rispetto al quadro globale, il primo punto che vorrei sottolineare è che i fenomeni che abbiamo di fronte non possono essere governati isolatamente. L'unica strada per poterli affrontare è quella del dialogo e del confronto fra tutti i paesi, in un grande sforzo multilaterale volto a finalità comuni.
Credo fermamente che i rapporti bilaterali, evidentemente necessari, abbiano valore nella misura in cui riescono a inquadrarsi in una cornice più ampia, a non perdere di vista l'interesse e la direzione comuni che abbiamo deciso di perseguire. Ne sono consapevole, lo ripeto, in quanto cittadino e rappresentante istituzionale di un Paese dell'Unione europea, un soggetto politico che troppo spesso, ancora oggi, non appare in grado di parlare con una voce sola quando si tratta di affrontare questioni di portata globale oppure di agire negli scenari di crisi.
La prospettiva è quella di uno spazio internazionale la cui cifra non sia più quella della contrapposizione fra blocchi o fra Paesi, bensì quella della cooperazione sulla base dei valori e dei principi che accomunano i nostri popoli e che fondano le organizzazioni internazionali di cui siamo parte.
L'Italia e l'Unione europea contano in particolare sul determinante contributo della Russia per la risoluzione delle più gravi crisi in atto. Fra queste, voglio fare particolare riferimento ai conflitti aperti nel Mediterraneo e nel Medio Oriente.
È necessario arrivare quanto prima a una pace equa in Siria; riprendere concretamente il cammino per giungere alla fine del conflitto israelo-palestinese sulla base della costituzione di due Stati; stabilizzare la Libia attraverso soluzioni capaci di includere tutte le diverse componenti di questo paese, fornendo pieno sostegno al lavoro di mediazione svolto dalle Nazioni Unite.
In queste aree di crisi, come ovunque nel mondo, è necessario ribadire che la cogenza del diritto internazionale è un valore irrinunciabile, ma soprattutto inflessibile: è compito di tutti noi interpretarlo e chiederne l'applicazione in modo uniforme in tutti i casi in cui se ne presenti la necessità, senza auto indulgenza e rimanendo sempre coerenti con noi stessi. A tale proposito, voglio sottolineare la necessità che vi siano da entrambe le parti degli avanzamenti sostanziali nella piena applicazione degli Accordi di Minsk. Perché ogni passo in quella direzione consentirebbe all'Unione europea e ai nostri partner atlantici di fare a loro volta un passo nel riconsiderare complessivamente entità, efficacia e ratio complessiva delle sanzioni.
Permettetemi ora di aprire una parentesi rispetto a un tema oggetto di grave preoccupazione in Italia e in Europa: quello della messa in discussione da parte degli Stati Uniti e della Russia del Trattato sui missili a corto e medio raggio. Se quel trattato rappresenta uno dei capisaldi degli equilibri mondiali, comprenderete la preoccupazione di questi giorni e il significato che rivestirebbe un "salto indietro" su questo terreno. Da qui l'auspicio, del mio Paese e dell'Unione europea, che possa giungersi presto a una soluzione condivisa, nell'interesse di tutti e nel perseguimento di quegli obiettivi di pace e sicurezza comune che insieme ci siamo prefissati. Nel chiudere questa parentesi, voglio ricordare che il Trattato sui missili a corto e medio raggio non è il solo terreno su cui si riverbera una più generale tendenza di arretramento da principi, regole e obiettivi condivisi dalla nostra comunità internazionale: non è questa la strada giusta da seguire.
Considerazioni analoghe valgono per le iniziative a favore dello sviluppo di paesi che vivono condizioni di sviluppo e di stabilità politica particolarmente difficili, come ad esempio in alcune aree del continente africano.
La nostra presenza, i nostri investimenti, producono valore aggiunto, in termini economici, sociali e ambientali per quei territori?
E ancora, cosa significa "fare sicurezza" in quelle aree del mondo?
La mia opinione è che il concetto di sicurezza debba essere inteso in senso ampio e non possa essere in alcun modo scisso dalle cause drammatiche di disagio economico e sociale - la desertificazione, l'insicurezza sanitaria, la mancanza di cibo, l'inaccessibilità ai beni comuni primari, l'inesistenza di un futuro per milioni di giovani - su cui fanno leva i gruppi terroristici per il loro proselitismo. Qual è il senso della nostra presenza e del nostro agire in quelle situazioni è un interrogativo che noi tutti dobbiamo porci.
Arrivo all'ultimo punto che ritengo essenziale affrontare in questa giornata.
I nostri Paesi sono chiamati a intensificare la loro collaborazione anche nell'ambito delle organizzazioni internazionali. Fra queste vi è il Consiglio d'Europa, fondato settanta anni fa sulla base della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, e che oggi include 47 paesi in cui vivono oltre 830 milioni di persone. Attraverso i suoi diversi organi - il Comitato dei ministri, l'Assemblea parlamentare e la Corte europea dei diritti dell'uomo - il Consiglio d'Europa opera per la tutela dei diritti fondamentali, la difesa della democrazia, la garanzia dello Stato di diritto.
L'Italia considera la dimensione del dialogo parlamentare un terreno cruciale per la concreta promozione di questi principi, ed è per questo motivo che vi è un ampio consenso tra le forze politiche rappresentate alla Camera dei deputati italiana per operare attivamente con gli altri partner del Consiglio d'Europa affinché sia superato il regime di sanzioni adottato nel 2014 con la sospensione del diritto di voto e delle altre prerogative della delegazione parlamentare russa.
Riteniamo che la presenza dei colleghi del Parlamento russo in seno all'Assemblea parlamentare sia di fondamentale importanza per il raggiungimento degli obiettivi alla base del Consiglio d'Europa.
Se così non fosse, negheremmo il senso stesso di un luogo di dialogo interparlamentare specificamente incentrato sui diritti fondamentali e sullo stato di diritto, il cui obiettivo è fare sì che tutti i Paesi che vi partecipano si evolvano, migliorino sé stessi, convergano verso standard sempre più elevati della cultura dei diritti, facciano concreti passi in avanti in tutti gli ambiti in cui scontano un ritardo.
Fare parte di questa organizzazione internazionale significa questo, significa mettersi in gioco e dimostrare di voler compiere concreti passi in avanti.
Perché non esiste un progresso nella cooperazione economica o nella politica internazionale che possa mai essere disgiunto dall'avanzamento di ciascuno di noi sul terreno dei diritti umani e della democrazia.La libera espressione del pensiero, la piena tutela del pluralismo politico, il rispetto delle minoranze, il rafforzamento costante delle garanzie e dei principi dello Stato di diritto, la difesa della dignità umanasono valori irrinunciabili e progressivi, che precedono qualsiasi altra forma di cooperazione, sia essa economica o di lotta comune per la sicurezza.
Non possiamo scindere il nostro impegno comune fuori dai confini nazionali da come siamo e da come agiamo all'interno dei nostri confini. È un ragionamento che ciascun Paese deve fare anzitutto a sé stesso, prima ancora che agli altri. Su quali terreni dello Stato di diritto registriamo delle difficoltà? Quali passi in avanti sono stati compiuti e quali altri, nel breve periodo, abbiamo programmato? Con quale pienezza, tempestività ed efficacia abbiamo dato seguito alle decisioni della Corte europea dei diritti dell'uomo? Il mio appello è dunque di guardarci dentro e di migliorare dentro, anche per poter essere più forti e più autorevoli quando fuori dai nostri confini affrontiamo insieme le grandi sfide globali in atto.
Anche per questi motivi considero di grande importanza questa giornata di dialogo parlamentare fra Italia e Russia. Perché sono convinto che porrà le premesse per un ulteriore rafforzamento e avanzamento qualitativo dei nostri rapporti a tutti i livelli. Dobbiamo cogliere questa opportunità con tutto il nostro impegno e con tutta la nostra responsabilità.
Vi ringrazio.