20/03/2019
Aula dei Gruppi parlamentari

Saluto introduttivo all'incontro 'Noi non archiviamo. Il giornalismo d'inchiesta per la verità e la giustizia' in ricordo di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin in occasione del venticinquesimo anniversario dalla loro uccisione

Buongiorno a tutti e a tutte,

Saluto il Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, David Ermini, l'Amministratore delegato, Fabrizio Salini, e gli altri autorevoli rappresentanti della RAI, il Presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana, Giuseppe Giulietti, la Presidente della Associazione Ilaria Alpi, Mariangela Gritta Grainer.

Ringrazio il collega Verini per aver assunto l'iniziativa di ricordare alla Camera il venticinquesimo anniversario della morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.

Voglio rivolgere un saluto affettuoso ai familiari di Ilaria Alpi oggi presenti e ad Hassan Hashi Omar, cittadino somalo accusato ingiustamente dell'omicidio e detenuto per 16 anni prima della sentenza di revisione che lo ha assolto.

Un pensiero particolare va anche ai familiari di Miran - che non sono potuti intervenire oggi - e ai genitori di Ilaria che sono deceduti senza aver conosciuto la verità sulla morte della figlia.

È molto importante che la commemorazione avvenga in una sede istituzionale.

Anzitutto perché è doveroso rendere omaggio a chi - come Ilaria e Miran - interpreta in modo coraggioso e rigoroso il mestiere dell'inviato. E cerca sul campo la verità per raccontarla esponendosi anche a gravi pericoli sino al sacrificio della propria vita.

Ed è importante essere qui oggi perché, venticinque anni dopo, non sono state ancora fatte interamente giustizia e verità sulla loro uccisione: il ricordo di oggi deve contribuire a fare un passo avanti in questa direzione.

I vari procedimenti giurisdizionali - la vicenda di Hassan Hashi Omar ce lo ricorda - come la Commissione istituita nel corso della XIV Legislatura non hanno consentito l'identificazione dei colpevoli e dei moventi.

Restano ancora troppi gli interrogativi e le zone d'ombra; troppi i sospetti di depistaggi, errori, complicità ed omissioni nelle indagini.

La Camera ha inteso contribuire alla ricerca della verità avviando, nel corso della XVII legislatura, le procedure di declassificazione di documenti formati ed acquisiti dalla Commissione d'inchiesta Ilaria Alpi istituita nella XIV legislatura.

Attraverso l'"Archivio digitale Ilaria Alpi e Miran Hrovatin" - pubblicato sul sito della Camera - sono stati resi accessibili direttamente sia i documenti già in origine liberamente consultabili (circa 104.943 pagine), sia quelli sinora declassificati per iniziativa della Presidenza della Camera (circa 19.000 pagine).

Nell'archivio è disponibile anche il "girato grezzo" di Ilaria e Miran, ricavato da oltre 80 cassette e relativo ad inchieste svolte non soltanto in Somalia ma anche in altri scenari. La Camera ha recentemente accolto la richiesta della Rai di riavere a disposizione questo materiale che era stato sequestrato a suo tempo dalla Commissione di inchiesta e che testimonia efficacemente il valore e l'impegno dei due reporter.

Ho dato disposizione affinché siano accessibili nell'archivio anche i resoconti - già pubblici - delle sedute della medesima Commissione di inchiesta in modo da facilitarne la consultazione da parte del pubblico.

Ho inoltre avviato le procedure per declassificare e rendere accessibili ulteriori documenti acquisiti dalla medesima Commissione: si tratta di audizioni ed altri materiali relativamente ai quali ho trasmesso appositi interpelli agli organi competenti o ho sollecitato una risposta ad interpelli già inviati in precedenza.

Non appena riceveremo una risposta positiva anche questi ulteriori documenti saranno pubblicati nell'Archivio digitale Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.

È indispensabile che le Istituzioni continuino ad impegnarsi in modo incondizionato per rispondere alla legittima aspettativa - dei familiari, dei colleghi e di tutta l'opinione pubblica - di vedere finalmente restituita la verità sulla vicenda di Ilaria e Miran. Aspettativa che non può essere ulteriormente disattesa.

Esiste la verità giudiziaria, vale a dire il doveroso accertamento della responsabilità penale degli autori e dei mandati della uccisione, e allo stesso modo esiste la verità storica, che attiene alla ricostruzione del contesto in cui - in Somalia come in Italia - maturò l'omicidio.

Ugualmente la ricerca della verità è un atto dovuto, più in generale, nei confronti delle vittime di tutti i fatti oscuri della storia del nostro Paese, a cominciare dalle stragi e dai fatti di terrorismo, come pure di chi è rimasto e non ha mai ceduto alla rassegnazione, ma ha continuato a battersi per ottenere giustizia.

Per questa ragione considero tra le priorità del mio mandato il completamento dell'azione di declassificazione e trasparenza dei documenti riservati e segreti non soltanto della Commissione Alpi ma di tutte le altre Commissioni parlamentari di inchiesta, avviata nella passata legislatura.

L'obiettivo è quello di creare un Portale delle Commissioni di inchiesta che consenta non soltanto agli studiosi ma anche ai cittadini di accedere agevolmente - sul modello dell'"Archivio digitale Ilaria Alpi e Miran Hrovatin - a tutti i documenti già disponibili e a quelli che verranno man mano desecretati.

La ricerca della verità e della giustizia è poi il modo migliore per rendere omaggio al giornalismo d'inchiesta, di cui Ilaria e Miran, erano due straordinari protagonisti.

Si tratta di un patrimonio fondamentale per il buon funzionamento di un sistema democratico. E va quindi tutelato in tutte le sedi e le forme appropriate.

Voglio concludere con un tema che so essere caro ai presenti, legato alla professione giornalistica. Ritengo sia importante riaprire il dibattito sulla riforma della diffamazione, anche alla luce della recente sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. Il 7 marzo scorso, infatti, i giudici di Strasburgo hanno confermato il consolidato orientamento per cui l'inflizione di una pena detentiva per diffamazione costituisce una violazione dell'articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che sancisce appunto il diritto alla libertà di espressione.

Diverse forze politiche hanno depositato proposte di legge in materia. Auspico dunque che su questo tema, come già peraltro successo nella passata legislatura, ci sia un confronto costruttivo oltre gli schieramenti per far fronte alle indicazioni poste dalla Corte europea.

Vi ringrazio.