09/05/2019
Aula di Palazzo Montecitorio

Celebrazione del Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo

Signor Presidente della Repubblica, signora Presidente del Senato, Vice Presidente Di Maio, autorità, relatori, gentili ospiti.

Vi ringrazio per essere oggi intervenuti a questa cerimonia in cui rendiamo omaggio a tutte le persone cadute per mano della violenza e dell'odio terrorista.

Ricordiamo uomini e donne uccisi per il loro impegno in tanti campi a favore della legalità, del dialogo e della coesione sociale. Uccisi per la loro grande integrità e passione civile, per le loro idee e per il coraggio di non guardare dall'altra parte, mentre tanti fingevano di non comprendere o trattavano con indulgenza le minacce terroristiche ed eversive.

Ricordiamo le tante persone comuni e inermi, cadute in occasione della tragica serie di attentati e stragi, come quella di cinquant'anni fa a Piazza Fontana, a Milano.

E ricordiamo anche - come prevede la stessa legge che ha istituito il Giorno della memoria - tutti i nostri concittadini vittime del terrorismo internazionale, uccisi da una violenza cieca e barbara perpetrata con il folle e criminale obiettivo di attentare ai valori fondanti della convivenza pacifica e della democrazia.

Rivolgo un ringraziamento particolare e non rituale ai familiari delle vittime qui presenti e soprattutto a Carlo Arnoldi e Olga Di Serio D'Antona che hanno preso la parola in loro rappresentanza.

Ha destato in tutti noi una fortissima commozione il racconto del vostro dolore, dello stravolgimento delle vostre esistenze, dei vostri ricordi.

Da parte mia e di tutto il Paese c'è una profonda e sincera gratitudine per il vostro impegno a tenere viva la memoria e ricercare la verità.

È un dovere fondamentale delle Istituzioni quello di ascoltare la vostra voce e di ribadirvi la piena vicinanza e solidarietà attraverso atti concreti.

Sergio Zavoli, nella sua "Notte della Repubblica" - una delle più accurate e complete inchieste giornalistiche dedicate a quegli anni - si chiedeva "Che cosa ha fatto lo Stato per le vittime del terrorismo? Per i familiari degli uccisi? Per coloro che portano ancora i segni delle ferite subite?".

Sono convinto che la prima e più importante risposta che occorre dare a questa domanda ancora attuale sia quella di fare piena luce sui troppi omicidi, sulle stragi senza mandanti, moventi e colpevoli accertati e condannati. Su alcuni di questi sono ancora in corso oggi delle inchieste e ci sono dei processi aperti.

La Repubblica ha il dovere di perseguire la verità e la giustizia, con determinazione e senza esitazioni, superando - anche a distanza di decenni - i depistaggi, le complicità, le omissioni posti in essere anche da parte di settori deviati dello Stato.

Questo obiettivo deve essere perseguito nella sua totalità e nella sua complessità: che significa non solo la ricerca della verità delle singole stragi, naturalmente, ma anche luce piena su quel disegno unitario - la cosiddetta "strategia della tensione" - in cui le stragi si sono drammaticamente susseguite e legate l'una all'altra.

È arrivato il momento per le Istituzioni di dimostrare tutta la propria volontà di non accontentarsi dei brandelli di verità emersi, talvolta con enorme fatica, nei diversi processi. Occorre un salto in avanti. Non soltanto per rispetto delle vittime e dei loro cari ma perché lo impone il senso stesso di comunità. E l'esigenza di creare più efficienti anticorpi in difesa della democrazia e di tutti noi.

Perché uno Stato che fa verità su sé stesso, fino in fondo, non potrà che diventare più forte, più credibile, e irrobustire le proprie fondamenta democratiche.

Da questo punto di vista dobbiamo anzitutto adoperci affinché, come ha ricordato in più occasioni anche il Presidente Mattarella, siano assicurati alla giustizia e scontino la pena tutti coloro che, sotto le diverse sigle del terrorismo brigatista e dell'eversione neofascista, hanno commesso gravi reati e si sono dati alla fuga all'estero.

Allo stesso tempo occorre dare ulteriore impulso all'azione di declassificazione e versamento agli Archivi di tutti gli atti e i documenti relativi agli anni del terrorismo e delle stragi.

La Camera ha già fatto passi importanti in questa direzione nella scorsa legislatura, rendendo disponibili numerosi documenti acquisiti da alcune Commissioni parlamentari di inchiesta relativi a vicende oscure e tragiche della nostra storia.

Ho inteso, in coerenza con il mio ruolo, proseguire questo percorso nella nuova legislatura in modo da mettere a disposizione del pubblico la più ampia platea di informazioni e dati utili a ricostruire la verità storica, e ad accrescere la consapevolezza civica che passa anche dalla conoscenza e dal ricordo.

Si tratta, da un lato, di rendere conoscibili documenti ancora oggi non pubblici, dall'altro di rendere meglio fruibili resoconti e atti che nel corso del tempo sono stati messi a disposizione degli studiosi e dei cittadini.

Proprio a partire da oggi è online il portale delle commissioni d'inchiesta all'indirizzo inchieste.camera.it dove saranno accessibili tutti i documenti acquisiti dalle commissioni stesse. Sarà così possibile una consultazione più agevole degli atti, da quelli desecretati ai resoconti. Il portale verrà gradualmente arricchito con la documentazione completa.

Questo lavoro è stato deciso, su mia proposta, dall'Ufficio di Presidenza della Camera nelle scorse settimane e su questo sarà avviata una collaborazione con il Senato.

Nella stessa riunione l'Ufficio di Presidenza ha inoltre concordato di procedere nell'iter per rendere conoscibili ulteriori documenti ancora oggi classificati o meglio fruibili documenti già pubblici. E questo a partire dagli atti della Commissione monocamerale d'inchiesta sul terrorismo e sulle stragi, che ha operato nella nona legislatura, della Commissione d'inchiesta sul caso Sindona, della Commissione SIFAR, nonché della Commissione sui crimini nazifascisti.

A questo scopo ho già provveduto, la scorsa settimana, a trasmettere alle autorità competenti le lettere di interpello, volte a verificare se tuttora sussistano esigenze per il mantenimento delle classifiche originariamente apposte ai documenti acquisiti dalla Commissione Sindona.

Dobbiamo poi tracciare un bilancio franco e rigoroso dell'attuazione delle direttive adottate dai Presidenti del Consiglio dei ministri pro-tempore al fine di rendere pubblici i documenti relativi ad alcuni tragici eventi degli anni di piombo. Non possiamo, in particolare, nascondere che i risultati raggiunti sinora nell'applicazione della Direttiva dell'aprile del 2014, non sono soddisfacenti e suscitano un comprensibile senso di delusione tra le associazioni dei familiari delle vittime e, in generale, nell'opinione pubblica.

Occorre dunque comprendere come proseguire in questo percorso di verità e di trasparenza che è essenziale per lo Stato e per la salute della democrazia. Auspico pertanto che tutte le autorità competenti, tutte, facciano la loro parte. Sono certo che il Presidente del Consiglio, qui autorevolmente rappresentato, saprà esercitare i suoi poteri di impulso ed indirizzo al riguardo.

C'è un altro aspetto che ho molto apprezzato della testimonianza che voi, familiari delle vittime, avete reso non soltanto oggi ma in tutti questi decenni: l'assenza nella vostra domanda di giustizia di sentimenti di odio o di vendetta verso chi ha seminato morte e terrore.

È questo spirito che ha consentito al nostro Paese di fronteggiare e superare vittoriosamente la minaccia terroristica ed eversiva, senza mai rinunciare ai valori e ai principi dello Stato di diritto, a quei diritti e quelle libertà duramente conquistate con la Liberazione dal nazifascismo e garantiti della Costituzione.

Una risposta che non era scontata a fronte dell'aggressione alle nostre istituzioni e alla morte di centinaia di cittadini. E di un clima generale di violenza ed intimidazione.

Abbiamo così sconfitto il terrorismo, anzitutto grazie al lavoro instancabile e coraggioso della magistratura e delle forze dell'ordine. Ma decisiva è stata appunto la scelta ferma delle componenti sane della nostra società - partiti, sindacati, associazioni di cittadini, movimenti studenteschi, gente comune - di difendere il nostro sistema democratico e di rifiutare la violenza quale strumento di affermazione di ideologie, programmi e aspirazioni.

Queste componenti hanno scelto di portare avanti le proprie rivendicazioni di una società diversa, più solidale, anche profondamente riformata, nel quadro delle procedure previste dalla Costituzione e dei principi della convivenza civile.

"Ha prevalso la democrazia, in nome di tutti", come dice ancora Zavoli nel suo lavoro.

Quegli anni tragici ci hanno dunque lasciato un insegnamento prezioso: un Paese democratico non deve reagire mai secondo la stessa logica feroce di chi tenta di sovvertirne l'ordinamento. Non può mai cedere, neanche in casi di emergenza, alla tentazione di ricorrere alla "legge del taglione". Ma deve fare propri i principi di unità, fermezza e coesione.

Una lezione che dobbiamo sempre tenere presente e tramandare alle nuove generazioni. Sono per questa ragione molto felice che siano presenti oggi numerosi studenti, come quelli che hanno partecipato al concorso nazionale "Tracce di Memoria". Spetta soprattutto a voi più giovani, che non avete vissuto direttamente quegli anni, essere consapevoli del fatto che la libertà, la democrazia, la pace sociale, non sono scontate e per sempre. E che non si può escludere che nuove derive eversive possano in futuro manifestarsi.

Ne sono dimostrazione - come ricordava Benedetta Tobagi - gli omicidi nel 1999 di Massimo D'Antona, e nel 2002 di Marco Biagi, intervenuti a distanza di un decennio dal precedente assassinio delle Brigate rosse, quello di Roberto Ruffilli nel 1989. Quando tutti consideravamo alle spalle gli anni di piombo.

Mi avvio alla conclusione, sottolineando che il ricordo del sacrificio delle vittime del terrorismo si riconnette idealmente con la consapevolezza dell'importanza del percorso di costruzione europea che abbiamo intrapreso.

Uno dei suoi pilastri e degli effetti più importanti è stato infatti anche quello di consolidare valori e principi costituzionali comuni, fondati sull'affermazione dello Stato di diritto e sul rispetto di diritti e libertà fondamentali. E tutto ciò è avvenuto nel corso di decenni in cui non soltanto l'Italia ma anche altri Paesi europei - tra cui Francia e Germania - venivano colpiti dalla barbarie terroristica.

Grazie al contributo di chi negli anni di piombo difese e promosse questi valori e la democrazia in Europa sacrificando la propria vita.

L'Europa - che oggi festeggia peraltro la sua giornata - costituisce dunque anche un presidio contro nuove possibili aggressioni ai nostri sistemi democratici, incluso il terrorismo internazionale. E va dunque preservata e sviluppata secondo quegli stessi principi e valori che muovevano i martiri della lotta al terrorismo e all'eversione. A cominciare dal consolidamento dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia che include anche la cooperazione giudiziaria e di polizia tra gli Stati membri. Una cooperazione che proprio nella lotta al terrorismo e alla criminalità è stata sinora molto carente. Lo dimostrano - per un verso - le difficoltà nelle rogatorie relative a processi in corso nel nostro Paese su alcune stragi e - per altro verso - le vicende relative agli attentati di matrice islamista avvenuti negli ultimi anni in alcuni Paesi membri.

Il progresso nella costruzione europea passa anche attraverso uno sforzo comune ed effettivo nella ricerca della verità e della giustizia.

Ribadisco quindi il mio ringraziamento a tutti voi e il nostro grato e commosso ricordo di tutte le vittime del terrorismo.