06/06/2019
Montecitorio, Sala della Regina

Partecipazione alla presentazione della relazione annuale dell’Autorità nazionale anticorruzione

Buongiorno a tutti e a tutte.

Saluto il Presidente Raffaele Cantone, i componenti del Consiglio dell'Autorità nazionale anticorruzione e tutte le Autorità presenti.

La presentazione del rapporto annuale dell'Autorità costituisce un appuntamento importante per parlare di lotta alla corruzione, quindi della prevenzione e della repressione. Quest'anno esso assume una rilevanza particolare perché, giungendo a cinque anni dall'insediamento del Consiglio dell'ANAC, contiene un bilancio dell'attività da essa svolta ricco di dati, valutazioni e proposte che saranno illustrati in dettaglio dal Presidente Cantone.

Desidero tuttavia soffermarmi su alcune indicazioni di carattere generale che si pongono all'attenzione del Parlamento, delle altre istituzioni e dell'intero sistema Paese.

La prima attiene al fatto che la corruzione rimane purtroppo una piaga persistente nel nostro Paese. Il ruolo dell'Autorità anticorruzione è stato però prezioso, perché ha contribuito in modo significativo al miglioramento della posizione Italia nell'Indice di Percezione della Corruzione di Transparency International. Nel 2018 l'Italia è al 53° posto su 168 Paesi nel mondo: ci stiamo gradualmente allontanando dagli ultimi posti, nel 2012 eravamo al 72esimo posto, abbiamo recuperato 19 posizioni ma rimaniamo purtroppo agli ultimi posti nell'Unione europea.

La corruzione rimane uno dei fenomeni che più profondamente minano alla radice lo sviluppo, l'occupazione, l'equità, la giustizia e la coesione sociale, la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni e la credibilità internazionale dell'Italia.

La relazione dell'ANAC ci conferma che questa piaga continua a produrre sprechi e dispersione delle risorse pubbliche in tanti settori; pregiudica la qualità di beni e servizi destinati alla collettività; disincentiva gli investimenti, anche esteri, altera gravemente la concorrenza tra le imprese a favore di quelle più disoneste. E attenta al concetto stesso di Stato di diritto, oltre al rispetto di valori e principi costituzionali.

Ricordo che, secondo una stima della Corte dei conti, la corruzione ha un costo per il Paese di sessanta miliardi annui, non più sostenibile per la tenuta dell'intero sistema produttivo e della finanza pubblica. Mettere all'angolo la corruzione significherebbe liberare risorse per abbassare le tasse, per combattere la povertà e per investire nel futuro dell'Italia.

Non possiamo dunque abbassare la guardia! Dobbiamo mantenere e, se necessario, rafforzare il corpus di regole e procedure per la prevenzione della corruzione approvate negli ultimi anni: mi riferisco, in particolare, ai poteri di vigilanza conferiti all'ANAC, alla nuova disciplina del reato di scambio elettorale politico-mafioso, al delitto di autoriciclaggio, alla legge sul Whistleblowing e, da ultimo, alla recente legge per il contrasto della corruzione e dei reati contro la pubblica amministrazione.

Il mio auspicio è poi che il Parlamento possa procedere ad un vasto programma di semplificazione della normativa, settore per settore, volto alla riduzione degli oneri, ferma restando la salvaguardia degli interessi pubblici.

Non possiamo ignorare un dato significativo: il numero crescente delle interdittive antimafia emesse dalle Prefetture negli ultimi anni, che testimonia il tentativo costante della criminalità organizzata di infiltrare i settori economici e produttivi del nostro Paese. Questo è certamente un concreto segnale di allarme, cui dobbiamo rispondere con serietà.

Una terza considerazione contenuta nel rapporto attiene all'importanza della trasparenza quale fattore per prevenire la corruzione. Ed è significativo che la Corte costituzionale con una recentissima sentenza abbia riconosciuto ai cittadini un vero e proprio diritto ad accedere ai dati in possesso delle amministrazioni, nel rispetto degli altri interessi pubblici o privati rilevanti.

Confido che ciò contribuirà a dare piena attuazione all'istituto dell'accesso civico generalizzato riconosciuto dal cosiddetto FOIA (Freedom of Information Act).

Un quarto elemento che voglio sottolineare attiene infine agli strumenti per la prevenzione dei conflitti di interesse, con particolare riguardo al conferimento di incarichi, a concorsi e procedure selettive. La relazione evidenzia la insufficienza dei poteri attribuiti in materia all'ANAC e pone dunque al Legislatore l'esigenza di valutare l'adozione di eventuali misure in materia.

Mi avvio alla conclusione ribadendo che molto è stato fatto, anche grazie all'ANAC, ma molto resta da fare, sul piano normativo e soprattutto culturale per vincere la battaglia contro la corruzione.

Il Parlamento si è mosso nella giusta direzione. Ricordo che la Camera, nella scorsa legislatura, si è dotata per la prima volta di un codice di condotta dei deputati e di una regolamentazione delle attività di rappresentanza di interesse, che certamente costituiscono un passaggio importante per prevenire comportamenti o pratiche scorrette.

Ed ha costituito un segnale nella giusta direzione anche l'abolizione dei vitalizi agli ex parlamentari condannati in via definitiva per reati gravi, deliberata dagli Uffici di Presidenza di Camera e Senato.

Resto tuttavia convinto che, se si vuole davvero sconfiggere la corruzione, all'azione delle Istituzioni debba affiancarsi un salto culturale di portata generale in tutto il Paese. Un salto che passa per il superamento non soltanto di condotte illecite ma anche di pratiche e atteggiamenti indulgenti, assolutori, compiacenti se non di aperto sostegno che favoriscono la proliferazione della corruzione.

Vi ringrazio.