06/09/2019
Brest (Francia)

17esima riunione dei Presidenti delle Camere basse dei Paesi del G7: ‘Protezione e valorizzazione degli oceani da parte degli Stati del G7’

Cari colleghi,

Sono molto felice di offrire il mio contributo a questa sessione che è dedicata a un tema chiave per l'ambiente, l'economia, la cultura e la società dei nostri Paesi come pure per la sicurezza, la giustizia e la stabilità internazionale.

L'Italia, come è noto, non affaccia sull'oceano. Ma è al tempo stesso bagnata dal mare per circa l'80% dei suoi confini. E nel corso di tutta la sua storia, pertanto, il mare, il Mar Mediterraneo, ha giocato un ruolo cruciale nel plasmarne la popolazione, l'identità culturale, l'economia, l'alimentazione, il paesaggio, e in epoca recente le scelte geopolitiche.

Non a caso sono italiani alcuni dei più grandi navigatori oceanici di tutti i tempi, mi limito a citare Cristoforo Colombo, che scoprì il nuovo continente americano, e Amerigo Vespucci, da cui ne discende il nome stesso.

E consentitemi di sottolineare, con una nota personale, il legame fortissimo tra la mia città Napoli e il mare sin dalla sua fondazione oltre 2500 anni fa.

Ho voluto richiamare in premessa questi legami per sottolineare la particolare sensibilità del nostro Paese verso le questioni relative alla tutela del mare e delle sue risorse. Questioni che - come ci ricorda uno dei 17 obiettivi dell'Agenda 2030 delle Nazioni unite, il quattordicesimo - impattano in modo significativo sulla sostenibilità e sulla qualità dell'ambiente e del clima ma presentano anche grandi potenzialità di sviluppo per le nostre comunità.

Il nostro Paese - non lo nascondo - ha ancora da fare per garantire una tutela piena ed effettiva dell'ecosistema marino e costiero, in particolare per migliorare la depurazione delle acque nonché contrastare lo scarico illecito di rifiuti sulle spiagge.

Tuttavia, voglio sottolineare al tempo stesso che l'Italia è stato un precursore nella tutela dell'ambiente marino.

Abbiamo già raggiunto in sostanza uno dei target dell'obiettivo 14 dell'Agenda 2030, quello di proteggere almeno il 10% delle zone costiere e marine: oltre 700 km sui 7500 km di zona costiera e 228mila ettari di mare sono in Italia aree protette.

Ed abbiamo adottato una normativa stringente per ridurre l'utilizzo e quindi anche la dispersione in mare delle plastiche e delle microplastiche, imponendo, ad esempio, l'uso dei soli sacchetti da spesa biodegradabili con largo anticipo rispetto alla normativa europea. Con l'effetto paradossale per l'Italia di essere stata addirittura oggetto di procedure di infrazione perché questo livello "troppo" elevato di tutela veniva considerato un ostacolo alla libera circolazione dei sacchetti di plastica non biodegradabili.

Molto, chiaramente, va fatto ancora. E intendiamo farlo perché parliamo di una delle risorse più importanti che abbiamo, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche culturale per quanto è forte il legame con il nostro mare. È parte fondamentale della nostra storia e della nostra identità.

All'inizio di questa legislatura il Governo ha lanciato una campagna per rendere le istituzioni pubbliche "plastic free", alla quale la Camera dei deputati ha aderito con impegno e convinzione. Dal 19 luglio scorso la nostra assemblea è plastic free; in particolare l'uso di bottiglie di plastica, contenenti acqua ed altre bevande, è stato bandito e sono stati installati in modo capillare erogatori di acqua pubblica. Ricordo inoltre che la Camera ha una percentuale di raccolta differenziata elevatissima, pari a ben il 98% dei rifiuti prodotti!

La tutela del mare è inoltre uno degli obiettivi esplicitamente dichiarati nelle linee programmatiche del nuovo esecutivo che si è appena insediato. Tale obiettivo prelude al proseguimento dell'iter alla Camera dei deputati della proposta di legge cosiddetta "Salva Mare", che da un lato individua nuove modalità per il recupero dei rifiuti in mare, dall'altra intende promuovere l'economia circolare.

È ormai infatti diffusa la consapevolezza che i mari e gli oceani non vanno soltanto protetti ma sono anche uno straordinario volano di sviluppo nell'ambito della c.d. blue economy. La quale richiede una strategia che sappia promuovere, in modo sostenibile, tutte le attività economiche collegate al mare, dalla pesca alla ristorazione, dal trasporto di merci e passeggeri alla cantieristica.

In Italia la blue economy rappresenta circa il 3% del Pil e ha vissuto negli ultimi anni una crescita doppia rispetto al resto dell'economia italiana; registra oltre 800 mila occupati, pari al 3,5% dell'occupazione complessiva nazionale. Le imprese dell'economia del mare sono cresciute negli ultimi cinque anni di circa l'8%. Se si considera inoltre l'impatto su altri settori economici, l'economia "blu" complessivamente considerata sfiora il 10% del totale del PIL italiano.

Sono dunque per noi cruciali le opportunità di un ulteriore sviluppo della economia marittima a livello europeo e globale.

Sosteniamo dunque pienamente l'azione che in questo ambito sta realizzando l'Unione europea e riteniamo al tempo stesso che occorra definire una strategia globale coerente con l'Agenda 2030, che sappia combinare le esigenze del trasporto marittimo, del turismo, della pesca e delle attività connesse con quelle di un elevato livello di tutela ambientale.

Vi ringrazio.