04/10/2019
Roma, Auditorium Parco della Musica

Partecipazione alla presentazione del Rapporto ASviS 2019 ‘La politica italiana e l’Agenda 20130 per lo sviluppo sostenibile. A che punto siamo?’

Buongiorno a tutti e a tutte,

Saluto il Presidente della Repubblica, il Ministro Gualtieri e tutte le Autorità presenti.

Ringrazio vivamente il Presidente Stefanini e il professor Giovannini per l'invito ad essere qui oggi.

Sono molto contento di partecipare alla presentazione del Rapporto Asvis 2019, che fa seguito ad altre iniziative dell'Associazione ospitate in questa legislatura alla Camera per fare il punto sullo stato di attuazione dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite nel nostro Paese.

Il Rapporto costituisce infatti una base di informazione e valutazione autorevole per consentire al Parlamento e al Governo di contribuire al percorso verso uno sviluppo sostenibile.

Un percorso che costituisce la sfida principale che il nostro Paese, l'Europa e il Mondo intero devono affrontare per decidere il nostro futuro. Per decidere quale pianeta vogliamo lasciare alle nuove generazioni. E per rispondere agli appelli che proprio i più giovani ci stanno rivolgendo.

I dati più autorevoli dimostrano in modo chiaro ed incontestabile che l'attuale modello di sviluppo è del tutto insostenibile sul piano ambientale, economico, e sociale.

Mi limito a ricordarne alcuni richiamati anche nel Rapporto 2019.

In un anno sulla Terra vengono mediamente consumate le risorse di 1,7 pianeti.

Conseguentemente il giorno in cui il mondo ha consumato tutte le risorse prodotte dal Pianeta in quello stesso anno, nel 2019 è caduto il 29 luglio; l'anno scorso era il 1° agosto, nel 2000 cadeva a metà settembre.

Credo che sia a tutti noi noto che se le emissioni dannose in atmosfera proseguiranno al ritmo attuale, il riscaldamento del pianeta potrebbe salire a circa 2 gradi nel 2030 e a 3 gradi entro la fine del secolo con danni irreversibili all'ambiente e alla salute. E con gravi ripercussioni anche sulla produzione agricola e sull'accesso alle risorse idriche, che a loro volta alimenterebbero le migrazioni e i conflitti regionali.

A ciò si aggiunge il permanere di livelli inaccettabili di povertà, fame, diseguaglianze.

736 milioni di persone vivono con meno di 1,90 dollari al giorno. 785 milioni di persone non hanno accesso ad acqua potabile mentre ben 2 miliardi vivono in Paesi soggetti a forte stress idrico: entro il 2030 potrebbero essere 700 milioni gli sfollati e quindi i potenziali migranti a causa di grave scarsità d'acqua.

Credo che questi dati siano sufficienti a dimostrare l'irresponsabilità di quanti negano o addirittura ridicolizzano l'urgenza di una riconversione radicale in senso sostenibile dei modelli di sviluppo.

Occorre prendere definitivamente atto dell'insostenibilità e della iniquità dell'attuale modello di sviluppo, sul piano ambientale, economico e sociale. E perseguire - come l'Agenda 2030 ci indica - il superamento della logica della crescita illimitata e a tutti i costi, attraverso un riassetto radicale dei processi di produzione e di consumo come pure dei meccanismi di distribuzione della ricchezza.

Purtroppo i progressi compiuti non sono stati sinora sufficienti, come il rapporto ci ricorda in dettaglio.

Emergono tuttavia alcuni importanti segnali di consapevolezza e alcuni passi concreti verso il cambiamento, sia a livello istituzionale sia nella società e nei media.

In tutte le sedi di cooperazione e confronto internazionale viene riservata un'attenzione particolare al tema. Ciò vale anche per la cooperazione interparlamentare: all'inizio del mese ho preso parte alla riunione annuale delle Camere basse dei Paesi del G7, a Brest, che era interamente dedicata al tema della protezione degli oceani e alla loro valorizzazione in senso sostenibile.

In seno alle nostre società, i giovani stanno assumendo un ruolo guida, rivendicando un futuro diverso: il movimento globale #FridaysForFuture ha mobilitato e sta mobilitando milioni di studenti, sensibilizzando i media e l'intera opinione pubblica sulla necessità di contrastare il cambiamento climatico.

Ed anche il sistema economico e finanziario dimostra una nuova consapevolezza delle opportunità offerte da una transizione verso un modello sostenibile: nel biennio 2016-2018 gli investimenti sostenibili e responsabili hanno registrato nel mondo un aumento del 34%, superando i 30mila miliardi di dollari.

Ma forse il passaggio di maggiore importanza è costituito dalla centralità che lo sviluppo sostenibile riveste nel programma della nuova Commissione europea. Si prevede infatti per il prossimo quinquennio uno European Green Deal per rendere l'Unione climaticamente neutrale, vale a dire ad impatto climatico zero entro il 2050. A questo scopo si prospettano misure concrete per una transizione equa e controllata verso un'economia a impatto zero, con l'obiettivo di rendere l'Europa leader mondiale nell'economia circolare e nelle tecnologie pulite.

E questo processo sarà sostenuto da una strategia per la finanza verde e da un piano di investimenti per un'Europa sostenibile.

Si tratta di una svolta fondamentale perché questioni globali come quelle connesse allo sviluppo sostenibile possono essere affrontate efficacemente solo a livello di Unione europea. Con misure vincolanti per tutti gli Stati membri e con precise linee guida per l'azione esterna dell'Unione.

In questo nuovo scenario, il nostro Paese è chiamato a svolgere un ruolo centrale, recuperando il ritardo sinora accumulato. L'obiettivo del 2050 è un grande, concreto, obiettivo, che per essere raggiunto richiede altrettanta concretezza e molto coraggio. Il raggiungimento dell'obiettivo passa attraverso precise scadenze e precisi obiettivi rispetto a decisioni chiave come quelle, per esempio, relative alle centrali a carbone, alle energie rinnovabili, all'efficienza energetica, alle auto inquinanti, ai combustibili fossili di prima generazione. La leva fondamentale attraverso cui agire è il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima.

Il Rapporto Asvis conferma che in Italia si registrano progressi per la maggioranza degli obiettivi dell'Agenda 2030, sebbene in gran parte dei casi ad un ritmo non adeguato; in alcune aree tuttavia si delinea addirittura un peggioramento.

Questi dati sembrano confermare quel paradosso che avevo segnalato in una precedente occasione: ci siamo dotati negli ultimi anni - grazie al Parlamento - di strumenti procedurali avanzati per attuare l'Agenda 2030 ma non riusciamo ancora ad utilizzarne appieno il potenziale.

Ricordo, tra le altre cose, che l'Italia è il primo Paese che ha inserito gli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES) nella programmazione economica. Il Governo deve inoltre presentare entro il mese di febbraio una relazione che misura l'impatto delle politiche di bilancio in questo ambito.

Ci siamo dotati alla fine del 2017 di una strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile e di una cabina di regia "Benessere Italia" a Palazzo Chigi.

Sottolineo inoltre che presso la Commissione esteri della Camera è stato istituito un Comitato permanente sull'attuazione dell'Agenda 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Dobbiamo utilizzare questi strumenti e porne in essere ulteriori per cambiare passo e guardare al futuro.

Un segnale apprezzabile è costituito dall'attenzione riservata al tema nelle linee programmatiche del nuovo Governo, che prevedono l'inserimento in Costituzione del principio dello sviluppo sostenibile, l'avvio di un'Agenda urbana per lo sviluppo sostenibile, l'utilizzo dell'Agenda 2030 per ridisegnare il funzionamento del sistema socio-economico, la valutazione dell'impatto economico-sociale-ambientale dei nuovi provvedimenti legislativi.

Sono fermamente convinto che spetti - In Italia come negli altri Paesi - soprattutto al Parlamento assumere un ruolo di guida - attraverso l'attività legislativa e di indirizzo politico - nel processo di transizione verso un nuovo modello di sviluppo. A partire dalla prossima sessione di bilancio.

Per questo ho già acquisito la disponibilità del Presidente della Camera dei comuni affinché, nell'ambito della Cop 26 che sarà co-organizzata da Regno Unito ed Italia, la Camera ospiti una conferenza parlamentare sul cambiamento climatico con la partecipazione di rappresentanti delle assemblee di tutti i Paesi che sono parte della COP stessa.

Ma questo ruolo guida deve manifestarsi anche nelle scelte relative al funzionamento interno dei Parlamenti.

In questa prospettiva, ricordo che dallo scorso 19 luglio la Camera è divenuta plastic free, eliminando contenitori di plastica per le bibite. E abbiamo raggiunto il 98% nella raccolta differenziata.

Ricordo inoltre che lo scorso 1° agosto, in occasione dell'esame del bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2019, sono stati accolti alcuni ordini del giorno specificamente riferiti all'attuazione dell'Agenda 2030. Essi prospettano, in particolare, l'avvio di una campagna di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità; la pubblicazione nel sito Internet della Camera dei testi legislativi e degli atti di indirizzo approvati dalla Camera che abbiano un rilevante impatto sul conseguimento degli obiettivi fissati dall'Agenda medesima; la prosecuzione del programma di efficientamento energetico deliberato dal Collegio dei questori nel 2017 sulla base delle analisi energetiche degli edifici in uso alla Camera.

Mi avvio alla conclusione: credo che siamo tutti d'accordo nel ribadire che gli obiettivi di sviluppo sostenibile potranno essere raggiunti se si realizzerà un mutamento radicale nelle scelte del sistema produttivo, dei consumatori e di tutti gli attori economici e sociali, spinto da un profondo salto culturale.

Un cambiamento che sarà possibile attivando indispensabili modelli di partecipazione democratica nella pianificazione e nell'attuazione del processo di transizione verso un modello sostenibile, con il pieno coinvolgimento di cittadini, istituzioni, aziende, università e associazioni della società civile.

Vi ringrazio.