07/11/2019
Camera dei deputati, Corridoio degli atti parlamentari della Biblioteca della Camera dei deputati “Nilde Iotti”

Intervento all'inaugurazione della mostra "Cade il Muro di Berlino"

Buonasera a tutti voi e grazie di essere qui oggi.

Saluto il Ministro per gli Affari europei Vincenzo Amendola, la Presidente della Commissione Esteri Marta Grande, l'Ambasciatore tedesco in Italia Viktor Elbling.

Ringrazio la deputata Lia Quartapelle per aver promosso l'organizzazione di questa mostra che ci permette di celebrare alla Camera una delle giornate più significative della recente storia europea. Una giornata che trent'anni fa cambiò i destini del nostro continente e di tutto il mondo.

E saluto e ringrazio Lorenzo Capellini per darci la possibilità di rivivere quel momento attraverso i suoi scatti.

La memoria - è inevitabile - corre subito alla sera di quel 9 novembre 1989 e alle immagini diffuse dai telegiornali di un intero popolo in festa e delle migliaia di uomini e donne che si erano riversati nelle strade di Berlino.

E proprio dalle immagini, della loro importanza e dalla loro potenza nel costruire memoria collettiva, vorrei partire. Perché gli scatti e i filmati mostrano le emozioni di quei giorni, riescono a restituirne il senso e la portata. Ma hanno un significato anche per chi le ha realizzate. E non oso immaginare infatti anche l'emozione di chi - come Lorenzo Capellini - si precipitò a Berlino e dunque si trovava lì in quelle ore. E la responsabilità che deve aver sentito nel catturare con l'obiettivo quegli istanti: la gioia, la commozione, la storia.

Il lungo muro costruito nel 1961 era andatonon solo a dividere una città e a separare famiglie e affetti, ma costituiva anche il simbolo di una precisa volontà di ostacolare lo scambio tra le persone, tra i popoli, tra le differenti culture, tra idee e visioni del mondo.

Per ventotto anni quel muro ha rappresentato una profonda ferita nel cuore della Germania e dell'Europa intera.

Ricordarne la caduta significa rendere omaggio a quanti trovarono la morte tentando la fuga nella parte occidentale della città e a quanti, nella Germania Est e negli altri Paesi dell'Europa orientale furono emarginati, imprigionati o deportati per aver difeso le proprie idee, chiedendo il passaggio ad una società democratica e rispettosa dei diritti fondamentali.

È anche grazie al loro sacrificio se oggi i Paesi che erano allora oltre la "cortina di ferro" sono tutti membri dell'Unione europea, la nostra casa comune che pone al centro valori e principi condivisi di pace, democrazia, pluralismo, giustizia, non discriminazione, rispetto dei diritti umani.

È incredibile pensare a come eravamo appena pochi decenni fa e a come siamo ora. Vedere queste foto serve proprio a questo. A ripercorrere gli anni, a sollecitare la memoria, a trasferirla ai giovani perché diventi consapevolezza e si traduca nell'impegno a difendere quei valori quotidianamente.

E questo perché i rischi di violazioni gravi e di tradimento di questi principi fondamentali sono sempre possibili. Purtroppo nuovi muri sono stati eretti in Europa e in altri Paesi. Barriere che continuano a lacerare territori, famiglie e popolazioni.

L'anniversario di quanto accadde trent'anni fa a Berlino deve quindi costituire anche un forte richiamo a prendere coscienza di questi nuovi muri. E l'occasione per ribadire che solo una politica fondata sul dialogo e sulla cooperazione tra le nazioni può definitivamente abbattere le barriere che dividono e allontanano i popoli.

Grazie.