18/12/2019
Aula di Palazzo Madama

Intervento in occasione dell'allocuzione del Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres

Signor Segretario generale delle Nazioni Unite, Signora Presidente del Senato, Autorità, colleghi parlamentari, cari studenti, Signore e Signori.

Considero di grande importanza che il Segretario generale delle Nazioni Unite abbia voluto condividere con il Parlamento italiano un momento solenne di incontro, in linea di continuità con suoi autorevoli predecessori.

Quattro anni fa il Segretario generale Ban Ki Moon intervenne innanzi a deputati e Senatori nell'Aula della Camera in occasione del sessantesimo anniversario dell'adesione dell'Italia alle Nazioni Unite.

In quella circostanza fu giustamente sottolineato, dai Presidenti pro tempore delle Camere, l'impegno costante dell'Italia a difendere e promuovere i principi ed i valori enunciati nella Carta delle Nazioni Unite.

Io credo che non sia né rituale né scontatoconfermare solennemente questo impegno. E sia anzi necessario chiederci come declinarlo in modo sempre più effettivo ed efficace, anche alla luce dei mutamenti intervenuti nello scenario politico e globale.

Credo doveroso ribadire oggi che le Nazioni Unite - malgrado il contesto difficile in cui hanno operato - hanno contribuito a rendere migliore, più giusto ed equo, il nostro mondo negli ultimi settant'anni, pur passando attraverso fasi difficili e pur presentando, nel loro assetto organizzativo, diversi aspetti di criticità.

Molto resta, ovviamente, da fare. Ma è innegabile il ruolo cruciale che l'Onu ha rivestito nel disegnare il futuro nostro e in particolare delle nuove generazioni.

Mi piace ricordare che ricorre proprio oggi il dodicesimo anniversario della prima Risoluzione delle Nazioni Unite per la moratoria mondiale sulla pena di morte, approvata dall'Assemblea generale a seguito di una proposta avanzata dall'Italia. Nella sua ultima versione,votatanel 2018, la moratoria ha visto ulteriormente aumentare il numero degli Stati aderenti. Credo sia un motivo di grande orgoglioper il nostro Paese essersi fatto promotore di un'iniziativa che esprime una fondamentale scelta di civil a favore del diritto alla vita.

E voglio anche ricordare che senza le Nazioni Unite non avremmo i trattati che vietano e contrastano le violazioni dei diritti umani, come quelli in materia di tortura e tratta degli esseri umani.Non avremmo le convenzioni per i diritti dell'infanzia e l'adolescenza, di cui abbiamo recentemente celebrato il trentesimo anniversario. Non avremmo la convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donnee non avremmo lemissioni di mantenimento della pace, alle quali il nostro Paese da sempre partecipa in modo attivo.

Dobbiamo al lavoro delleNazioni Unite-attraverso le Conferenze sul clima, gli accordi di Tokyo e di Parigi -l'emergere di un impegno generalizzato e necessarioper contrastare ilcambiamento climatico e scongiurare conseguenze catastrofiche per l'umanità intera. E a questo proposito, non posso non esprimere la mia profonda preoccupazione per l'esito assai deludente del vertice di Madrid.Ma anche l'auspicio che dalla prossima edizione della Cop, co-organizzata da Italia e Regno Unito, possano giungere le risposte mancate.

Serve una seria, responsabile e lungimirante presa in carico da parte di tutti i Paesi su questo fronte e l'Europa, in particolare, deve assumersi l'impegno di diventare una "locomotiva verde", capace di trascinare il resto del mondo- con l'esempio e con politiche ambientali all'avanguardia- verso una transizione energetica sostenibile e il consolidamento dell'economia circolare.

Obiettivi che, tra l'altro, coincidono con quelli dell'Agenda 2030delle Nazioni Uniteper lo sviluppo sostenibile, che definisce una strategia organica per superare l'attuale modello di sviluppo e procedere verso un nuovo sistema più giusto sul piano economico, sociale e ambientale.Agenda che oggi è diventata "linguaggio comune", parametro in grado di orientare non solo le scelte pubbliche ma anche quelle del settore privato.

E credo che tutti riconoscano l'opera importante di tutela delle persone più fragili che svolgono le Agenzie e gli Istituti specializzati delle Nazioni unite come l'Unicef o l'Alto commissariato per i rifugiati. Giusto un anno fa veniva approvato il Patto mondiale per una migrazione sicura, ordinata e regolare che mira a stabilire un quadro per gestire i flussi sempre maggiori di persone in fuga da conflitti, persecuzioni e povertà, nel rispetto dei diritti fondamentali e senza illudersi di poterli bloccare con muri o fili spinati.

Ricordo infine il Polo agro-alimentare e della sicurezza alimentare costituito dalle Agenzie che hanno la loro sede a Roma e la base logistica di Brindisi che il Segretario Generale si appresta a visitare domani.

Eppure questo fondamentale ruolo delle Nazioni Unite viene oggi messo - direttamente o indirettamente - in discussione, al di là della legittima richiesta di un riassetto organizzativo più agile ed efficace.

Sono oggi evidenti i tentativi, da parte di alcuni Paesi - o di significative forze politiche al loro interno - di attentare all'obiettivo stesso per cui le Nazioni Unite sono nate: vale a dire un nuovo ordine internazionale multilaterale, volto al mantenimento della pace e della sicurezza, alla tutela e alla promozione dei diritti umani, al dialogo tra gli Stati.

Alcuni Paesi ricercano invece un assetto basato sui meri rapporti di forza - economici e militari - e sullo scontro anche frontale tra potenze nazionali o blocchi, per perseguire esclusivamente, e a qualsiasi costo, i propri interessi geopolitici di medio periodo.

Le iniziative unilaterali, anche di natura militare, di molti Paesi in zone di conflitto, come la Siria e lo Yemen, ne sono la manifestazione più evidente.Vorrei a questo proposito sottolineare l'allarme per quanto sta avvenendo in un paese vicinissimo all'Italia, la Libia: anche qui si profila la minaccia di una soluzione armata del conflitto che vanificherebbe la mediazione in corso da parte delle Nazioni Unite.

Non meno preoccupanti sono poi le violazioni gravi e manifeste dei trattati e dei valori e principi delle Nazioni Unite in materia di tutela dei diritti umani. Su questo terreno nessun Paese può dirsi compiutamente maturo.

Voglio ricordare a questo riguardo la vicenda di Giulio Regeni, ricercatore europeo torturato, sequestrato e ucciso in Egitto. Da tre anni il Parlamento e il Governo italiani, come pure il Parlamento europeo, chiedono all'Egitto la verità su questa vicenda senza che sia stato neppure avviato un processo per l'accertamento delle responsabilità dei soggetti coinvolti. Ciò malgrado alcuni membri degli apparati di sicurezza egizianisiano stati iscritti nel registro degli indagati da parte della magistratura italiana.

Troppo spesso - e lo dico guardando anzitutto al nostro Paese e all'Unione europea - si chiudono gli occhi sulle violazioni dei diritti umani e dello Stato di diritto per salvaguardare benefici commerciali o politici di breve periodo.

Come rispondere a questi attacchirivolti al ruolo e alla missione delle Nazioni Unite?

Sono convinto che occorra in modo sistematico e coerente - nell'attività delle Istituzioni, di fronte ai cittadini, nei media, nelle relazioni tra Paesi - ribadire con forza che a fronte delle nuove sfide globali nessuno stato può illudersi di fare da solo. E che abbiamo bisogno di un'ONU più forte ed efficiente.

I conflitti per le risorse naturali, i cambiamenti climatici, i crescenti flussi migratori, il terrorismo e la criminalità internazionale,le diseguaglianze crescenti tra Paesi ed in seno ad essi, richiedono un'alleanza globale che definisca, nelle sedi multilaterali, principi e soluzioni condivise.

Occorre respingere, anzitutto nella politica estera e commerciale, l'illusione di poter perseguire meglio i propri interessi attraverso relazioni bilaterali privilegiate con partner di maggiori dimensioni e potenza.

Una via importante, anzi decisiva, per favorire questo processo e il rafforzamento del ruolo delle organizzazioni sovranazionali, penso in particolare all'Unione europea.

Sono convinto che se l'Unione agisse con una sola voce sulla scena internazionale, ivi compreso all'interno delle Nazioni Unite, il multilateralismo riceverebbe un fortissimo impulso. E ne risulterebbe rafforzato anche il sistema internazionale di tutela dei diritti fondamentali che costituiscono il nucleo della identità europea e il cuore dei valori comuni.

Per queste ragioni ho più volte sostenuto e reitero oggi la proposta di attribuire all'Unione in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite un seggio permanente in sostituzione di quello attualmente riconosciuto ad alcuni Stati membri.

Concludo, ringraziando il Segretario generale Guterres e ribadendo l'impegno del nostro Paese verso le Nazioni unite.