Camera dei deputati, Aula del Palazzo dei Gruppi parlamentari
Seconda Conferenza nazionale del Care leavers network Italia
Buongiorno a tutte e a tutti.
Saluto i relatori presenti e le associazioni che hanno promosso questa Seconda Conferenza nazionale del Care leavers network Italia.
Questa iniziativa consente di fare il punto su un tema di grandissima importanza che ha ricevuto sino a qualche anno fa - occorre riconoscerlo - un'attenzione modesta ed episodica.
I cosiddetti care leavers sono una delle categorie di persone che, per la potenziale fragilità della propria situazione, richiedono interventi specifici e organici da parte delle Istituzioni.
Si tratta infatti di ragazzi e ragazze che sono in fase di dimissione o sono già stati dimessi da un collocamento comunitario o da un affidamento, perché sono divenuti maggiorenni e si avviano verso una vita autonoma.
Giovani cittadini, in altri termini, che escono da un sistema di tutele e si trovano a fronteggiare un passaggio estremamente delicato e cruciale della loro esistenza. Un passaggio decisivo per il proprio futuro. E che spesso mancano delle risorse economiche e sociali necessarie per raggiungere un sufficiente grado di autonomia dal punto di vista abitativo, lavorativo e relazionale.
Questi ragazzi devono essere dunque sostenuti dalle Istituzioni, a tutti i livelli di governo, in coerenza con i principi e i valori costituzionali e con quelli iscritti nei trattati europei ed internazionali.
La questione di cui vi occupate oggi è pertanto uno di quei terreni su cui si misura in termini concreti la capacità del nostro Paese di attuare quel modello di società democratica ed inclusiva disegnato dalla Costituzione. Una società che garantisce a tutti pieni diritti e dignità senza discriminazioni e pregiudizi. Senza che nessuno sia lasciato solo e sia lasciato indietro.
Sostenere i care leavers richiede una combinazione di interventi complessi e articolati. Richiede progetti personalizzati, professionalità specifiche e risorse significative.
Occorre, per un verso, offrire un sostegno materiale per le tante necessità quotidiane connesse al passaggio ad una vita "autonoma": dall'alloggio alle cure mediche, dall'accesso alle attività culturali a quelle sportive.
Per altro verso, è cruciale promuovere un pieno sviluppo delle capacità e competenze di ciascun ragazzo ai fini del completamento dei percorsi di studio o dell'inserimento nel mondo del lavoro. E ciò richiede attività di formazione, tirocini, apprendistato, nonché di informazione e orientamento su tutte le opportunità esistenti.
Alcuni passi nella giusta direzione sono stati intrapresi recentemente. Come sapete, nel novembre 2018 è stato dato avvio al progetto sperimentale nazionale sui care leavers. Questo consente a chi - al compimento della maggiore età - vive fuori dalla famiglia di origine sulla base di un provvedimento dell'autorità giudiziaria, di completare il percorso verso l'autonomia fino al 21esimo anno di età.
A tale progetto sono destinati 5 milioni per ciascuno degli anni 2018-20 nell'ambito degli stanziamenti del Fondo per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale. È stato poi coordinato con il Reddito di Cittadinanza, al quale i "care leavers" - come tutti gli altri cittadini - possono accedere al compiere della maggiore età in presenza di determinate condizioni.
Il progetto ha a mio avviso due pregi sul piano del metodo. Il primo è quello di prevedere un approccio individualizzato che tiene conto dei bisogni e delle aspettative del singolo ragazzo e punta a realizzarli mediante l'impiego delle loro risorse e capacità, oltre che avvalendosi del sostegno dei servizi e delle risorse della comunità.
Il secondo pregio risiede nel fatto che il progetto prevede una valutazione complessiva in diversi ambiti della situazione del giovane, elaborata da parte dell'assistente sociale, dagli educatori della comunità o dai familiari affidatari.
Si tratta di aspetti importanti perché riflettono l'obiettivo di porre la persona e le sue esigenze al centro.
Anche alcune Regioni hanno adottato negli ultimi anni misure per sostenere i care leavers nella delicata fase di transizione.
Sono queste misure sufficienti? Oppure esse vanno migliorate ed integrate? E come?
Credo che la sede migliore per rispondere a queste domande sia la Conferenza odierna, che consente un confronto e uno scambio di esperienze e migliori pratiche, creando una rete tra tutti gli attori del settore.
Ed essa può essere inoltre la sede per raccordarsi con le Istituzioni. Oggi vi chiedo, pertanto, di esprimere - senza esitazioni - alla Camera e alle Istituzioni che sono qui presenti una valutazione su quanto fatto sinora e su cosa potrebbe essere fatto concretamente in futuro a favore dei care leavers.
Seconda Conferenza nazionale del Care leavers network Italia
Buongiorno a tutte e a tutti.
Saluto i relatori presenti e le associazioni che hanno promosso questa Seconda Conferenza nazionale del Care leavers network Italia.
Questa iniziativa consente di fare il punto su un tema di grandissima importanza che ha ricevuto sino a qualche anno fa - occorre riconoscerlo - un'attenzione modesta ed episodica.
I cosiddetti care leavers sono una delle categorie di persone che, per la potenziale fragilità della propria situazione, richiedono interventi specifici e organici da parte delle Istituzioni.
Si tratta infatti di ragazzi e ragazze che sono in fase di dimissione o sono già stati dimessi da un collocamento comunitario o da un affidamento, perché sono divenuti maggiorenni e si avviano verso una vita autonoma.
Giovani cittadini, in altri termini, che escono da un sistema di tutele e si trovano a fronteggiare un passaggio estremamente delicato e cruciale della loro esistenza. Un passaggio decisivo per il proprio futuro. E che spesso mancano delle risorse economiche e sociali necessarie per raggiungere un sufficiente grado di autonomia dal punto di vista abitativo, lavorativo e relazionale.
Questi ragazzi devono essere dunque sostenuti dalle Istituzioni, a tutti i livelli di governo, in coerenza con i principi e i valori costituzionali e con quelli iscritti nei trattati europei ed internazionali.
La questione di cui vi occupate oggi è pertanto uno di quei terreni su cui si misura in termini concreti la capacità del nostro Paese di attuare quel modello di società democratica ed inclusiva disegnato dalla Costituzione. Una società che garantisce a tutti pieni diritti e dignità senza discriminazioni e pregiudizi. Senza che nessuno sia lasciato solo e sia lasciato indietro.
Sostenere i care leavers richiede una combinazione di interventi complessi e articolati. Richiede progetti personalizzati, professionalità specifiche e risorse significative.
Occorre, per un verso, offrire un sostegno materiale per le tante necessità quotidiane connesse al passaggio ad una vita "autonoma": dall'alloggio alle cure mediche, dall'accesso alle attività culturali a quelle sportive.
Per altro verso, è cruciale promuovere un pieno sviluppo delle capacità e competenze di ciascun ragazzo ai fini del completamento dei percorsi di studio o dell'inserimento nel mondo del lavoro. E ciò richiede attività di formazione, tirocini, apprendistato, nonché di informazione e orientamento su tutte le opportunità esistenti.
Alcuni passi nella giusta direzione sono stati intrapresi recentemente. Come sapete, nel novembre 2018 è stato dato avvio al progetto sperimentale nazionale sui care leavers. Questo consente a chi - al compimento della maggiore età - vive fuori dalla famiglia di origine sulla base di un provvedimento dell'autorità giudiziaria, di completare il percorso verso l'autonomia fino al 21esimo anno di età.
A tale progetto sono destinati 5 milioni per ciascuno degli anni 2018-20 nell'ambito degli stanziamenti del Fondo per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale. È stato poi coordinato con il Reddito di Cittadinanza, al quale i "care leavers" - come tutti gli altri cittadini - possono accedere al compiere della maggiore età in presenza di determinate condizioni.
Il progetto ha a mio avviso due pregi sul piano del metodo. Il primo è quello di prevedere un approccio individualizzato che tiene conto dei bisogni e delle aspettative del singolo ragazzo e punta a realizzarli mediante l'impiego delle loro risorse e capacità, oltre che avvalendosi del sostegno dei servizi e delle risorse della comunità.
Il secondo pregio risiede nel fatto che il progetto prevede una valutazione complessiva in diversi ambiti della situazione del giovane, elaborata da parte dell'assistente sociale, dagli educatori della comunità o dai familiari affidatari.
Si tratta di aspetti importanti perché riflettono l'obiettivo di porre la persona e le sue esigenze al centro.
Anche alcune Regioni hanno adottato negli ultimi anni misure per sostenere i care leavers nella delicata fase di transizione.
Sono queste misure sufficienti? Oppure esse vanno migliorate ed integrate? E come?
Credo che la sede migliore per rispondere a queste domande sia la Conferenza odierna, che consente un confronto e uno scambio di esperienze e migliori pratiche, creando una rete tra tutti gli attori del settore.
Ed essa può essere inoltre la sede per raccordarsi con le Istituzioni. Oggi vi chiedo, pertanto, di esprimere - senza esitazioni - alla Camera e alle Istituzioni che sono qui presenti una valutazione su quanto fatto sinora e su cosa potrebbe essere fatto concretamente in futuro a favore dei care leavers.
Lascio dunque la parola agli altri relatori.
Vi ringrazio.