Partecipazione alla presentazione della Relazione sulle attività 2019 dell'Agenzia nazionale per i giovani
Buongiorno a tutte e a tutti,
Saluto il Ministro Spadafora e il Direttore Generale dell'Agenzia nazionale per i giovani, De Maio.
È con grande piacere che ospitiamo qui alla Camera dei deputati la presentazione della relazione sull'attività svolta nel 2019 dall'Agenzia.
Le questioni relative ai giovani devono assumere infatti - mai come ora - un carattere cruciale nel dibattito pubblico, nel nostro Paese, in Europa e nel mondo.
Per troppo tempo è prevalsa una visione poco lungimirante, con una politica spesso più concentrata a rincorrere il consenso immediato, senza riflettere adeguatamente sul futuro. Non soltanto nel nostro Paese ma a livello globale. Nelle scelte pubbliche hanno quasi sempre avuto il sopravvento gli interessi immediati e le rivendicazioni delle generazioni più mature. Si è imposta così una modalità di progettare, decidere e operare a breve e medio-termine - volta ad ottenere tutto e subito - che ha ignorato l'impatto delle politiche e dei comportamenti e degli stili di vita sulle generazioni future.
Penso, tra le altre, alle decisioni che negli scorsi decenni ci hanno portato ad accumulare un elevatissimo debito pubblico. Senza capacità di costruire in prospettiva. Penso alla distribuzione della spesa sociale, alle risorse insufficienti destinate all'istruzione, alla formazione e alla ricerca, alla scarsa sensibilità verso il contrasto ai cambiamenti climatici e, in generale, verso i temi dell'utilizzo responsabile delle risorse naturali e della tutela dell'ambiente.
Il fondamentale principio di solidarietà intergenerazionale - espressamente enunciato dall'articolo 3 della nostra Costituzione come dall'articolo 3 del Trattato sull'Unione europea - è rimasto purtroppo una enunciazione priva di effettiva traduzione in misure concrete e adeguate.
L'approccio sinora seguito verso i giovani non è soltanto iniquo e contrario ai principi su cui si fondano la nostra Repubblica e l'integrazione europea: non è più sostenibile, soprattutto alla luce della crisi che attraversiamo per gli effetti della emergenza Covid.
Un'emergenza che sta impattando molto sui più giovani. Penso anzitutto ai ragazzi e alle ragazze che dallo scorso marzo hanno dovuto rivoluzionare la propria quotidianità. Hanno dovuto rinunciare al confronto in aula con i docenti e con i propri coetanei. A giocare, studiare insieme, a svolgere attività sportiva. A socializzare guardandosi in volto.
Certo, anche grazie all'abnegazione dei docenti, molto è stato fatto per garantire la didattica a distanza. La chiusura delle scuole e delle università ha però avuto tra gli effetti l'acuirsi delle diseguaglianze e delle differenze di opportunità per i ragazzi.
La crisi poi ha investito in modo significativo l'occupazione giovanile. L'ISTAT di cui, giusto una settimana fa, abbiamo presentato il Rapporto 2020 qui alla Camera, ci ha confermato che tra le categorie più colpite dalla pandemia ci sono appunto i giovani che già da prima scontavano retribuzioni inferiori alla media, elevati rischi di perdita del lavoro, basse retribuzioni, qualificazioni poco elevate.
A fronte di questi dati preoccupanti, devo osservare come dalla relazione dell'Agenzia per i giovani che viene presentata oggi, emergano invece molti elementi positivi e confortanti che rappresentano un fattore significativo per costruire il futuro.
Mi riferisco in particolare alla attuazione dei programmi europei rivolti ai giovani gestiti dall'Agenzia, quali Erasmus+ e il Corpo Europeo di Solidarietà.
Programmi importantissimi perché sono la vera strada per creare cittadini europei, consapevoli dei vantaggi concreti della integrazione, della necessità del dialogo tra i popoli e della necessità di uscire fuori dagli schemi e dai confini nazionali.
In particolare, mi ha favorevolmente impressionato apprendere che l'esperienza maturata dai giovani attraverso questi programmi in ambito internazionale ed europeo contribuisce allo sviluppo di soft skills: capacità non legate ad una specifica conoscenza tecnica ma che nascono dal confronto con altre realtà sociali, culturali e organizzative, dall'arricchimento che deriva dalla apertura verso contesti nuovi, dal maggiore dialogo con persone diverse da noi.
E soprattutto la partecipazione a questi programmi accresce la volontà dei giovani di partecipare alla vita pubblica, alle scelte della comunità di cui sono parte. Di essere informati a farsi attori attivi di cambiamento.
Al tempo stesso, la relazione dell'Agenzia ci conferma che anche l'accesso ai programmi europei sconta la presenza di barriere, anzitutto di natura sociale e culturale, che penalizzano i giovani con minori opportunità e con minori risorse di partenza.
È proprio dai giovani, dal loro entusiasmo, dalla loro capacità di guardare le cose in modo originale e senza pregiudizi che può ripartire la ripresa economica, sociale e culturale del nostro Paese. In particolare, come ho già detto in varie occasioni ripartire dalla scuola significa far ripartire tutto il nostro Paese.
Deve essere quindi un impegno primario della politica e delle istituzioni di creare le condizioni che consentano ai giovani, sin dall'infanzia, di godere effettivamente dei propri diritti - da quello al gioco e allo studio a quello di trovare una occupazione dignitosa - e di partecipare così attivamente alla vita pubblica del Paese.
Uno dei più autorevoli padri costituenti, Pietro Calamandrei, si appellava giustamente ai giovani affinché partecipassero alla vita politica e contribuissero al progresso della società, ricordando loro che "sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica, impegnandosi quotidianamente a costruire la democrazia".
E sottolineava - con un'analisi quanto mai attuale - che "la scuola a lungo andare è più importante del Parlamento e della Magistratura e della Corte costituzionale", perché è essa che "crea le coscienze dei cittadini": che seleziona una classe dirigente "formata, com'è ideale democratico, dei migliori di tutte le classi, in modo che da tutti gli strati sociali, anche dai più umili, i giovani più idonei e più meritevoli possano salire ai posti di responsabilità". Che istruisce - insisteva Calamandrei - "la classe politica che domani detterà le leggi".
Queste parole ci richiamano tutti, nel nostro ambito, ad un impegno quotidiano e costante per i giovani.
La Camera, posso assicurarlo, sta facendo la sua parte non soltanto attraverso le leggi, ma anche mediante una apertura crescente ai cittadini più giovani, ai quali sono destinate specifiche iniziative riportate in un apposito portale per i giovani: giovani.camera.it, da Lezioni di Costituzione a ParlaWiki, passando per le giornate di formazione e i diversi eventi aperti alle scuole.
E ricordo, in modo particolare, che nei primi mesi della legislatura ho sottoscritto, con i Ministri della giustizia e dell'istruzione, un Protocollo d'intesa per lo sviluppo dell'insegnamento dell'educazione alla cittadinanza e della conoscenza della Costituzione. Potendo così svolgere incontri con scuole e istituti penali minorili. Un contributo per consentire a tutti i giovani interessati di divenire cittadini informati, consapevoli, leali e responsabili.
Concludo ribadendo che non dobbiamo permettere che si realizzi il rischio recentemente evocato da Angel Gurria, il segretario generale dell'OCSE, "che il risultato di questa crisi sia una generazione persa".
Partecipazione alla presentazione della Relazione sulle attività 2019 dell'Agenzia nazionale per i giovani
Buongiorno a tutte e a tutti,
Saluto il Ministro Spadafora e il Direttore Generale dell'Agenzia nazionale per i giovani, De Maio.
È con grande piacere che ospitiamo qui alla Camera dei deputati la presentazione della relazione sull'attività svolta nel 2019 dall'Agenzia.
Le questioni relative ai giovani devono assumere infatti - mai come ora - un carattere cruciale nel dibattito pubblico, nel nostro Paese, in Europa e nel mondo.
Per troppo tempo è prevalsa una visione poco lungimirante, con una politica spesso più concentrata a rincorrere il consenso immediato, senza riflettere adeguatamente sul futuro. Non soltanto nel nostro Paese ma a livello globale. Nelle scelte pubbliche hanno quasi sempre avuto il sopravvento gli interessi immediati e le rivendicazioni delle generazioni più mature. Si è imposta così una modalità di progettare, decidere e operare a breve e medio-termine - volta ad ottenere tutto e subito - che ha ignorato l'impatto delle politiche e dei comportamenti e degli stili di vita sulle generazioni future.
Penso, tra le altre, alle decisioni che negli scorsi decenni ci hanno portato ad accumulare un elevatissimo debito pubblico. Senza capacità di costruire in prospettiva. Penso alla distribuzione della spesa sociale, alle risorse insufficienti destinate all'istruzione, alla formazione e alla ricerca, alla scarsa sensibilità verso il contrasto ai cambiamenti climatici e, in generale, verso i temi dell'utilizzo responsabile delle risorse naturali e della tutela dell'ambiente.
Il fondamentale principio di solidarietà intergenerazionale - espressamente enunciato dall'articolo 3 della nostra Costituzione come dall'articolo 3 del Trattato sull'Unione europea - è rimasto purtroppo una enunciazione priva di effettiva traduzione in misure concrete e adeguate.
L'approccio sinora seguito verso i giovani non è soltanto iniquo e contrario ai principi su cui si fondano la nostra Repubblica e l'integrazione europea: non è più sostenibile, soprattutto alla luce della crisi che attraversiamo per gli effetti della emergenza Covid.
Un'emergenza che sta impattando molto sui più giovani. Penso anzitutto ai ragazzi e alle ragazze che dallo scorso marzo hanno dovuto rivoluzionare la propria quotidianità. Hanno dovuto rinunciare al confronto in aula con i docenti e con i propri coetanei. A giocare, studiare insieme, a svolgere attività sportiva. A socializzare guardandosi in volto.
Certo, anche grazie all'abnegazione dei docenti, molto è stato fatto per garantire la didattica a distanza. La chiusura delle scuole e delle università ha però avuto tra gli effetti l'acuirsi delle diseguaglianze e delle differenze di opportunità per i ragazzi.
La crisi poi ha investito in modo significativo l'occupazione giovanile. L'ISTAT di cui, giusto una settimana fa, abbiamo presentato il Rapporto 2020 qui alla Camera, ci ha confermato che tra le categorie più colpite dalla pandemia ci sono appunto i giovani che già da prima scontavano retribuzioni inferiori alla media, elevati rischi di perdita del lavoro, basse retribuzioni, qualificazioni poco elevate.
A fronte di questi dati preoccupanti, devo osservare come dalla relazione dell'Agenzia per i giovani che viene presentata oggi, emergano invece molti elementi positivi e confortanti che rappresentano un fattore significativo per costruire il futuro.
Mi riferisco in particolare alla attuazione dei programmi europei rivolti ai giovani gestiti dall'Agenzia, quali Erasmus+ e il Corpo Europeo di Solidarietà.
Programmi importantissimi perché sono la vera strada per creare cittadini europei, consapevoli dei vantaggi concreti della integrazione, della necessità del dialogo tra i popoli e della necessità di uscire fuori dagli schemi e dai confini nazionali.
In particolare, mi ha favorevolmente impressionato apprendere che l'esperienza maturata dai giovani attraverso questi programmi in ambito internazionale ed europeo contribuisce allo sviluppo di soft skills: capacità non legate ad una specifica conoscenza tecnica ma che nascono dal confronto con altre realtà sociali, culturali e organizzative, dall'arricchimento che deriva dalla apertura verso contesti nuovi, dal maggiore dialogo con persone diverse da noi.
E soprattutto la partecipazione a questi programmi accresce la volontà dei giovani di partecipare alla vita pubblica, alle scelte della comunità di cui sono parte. Di essere informati a farsi attori attivi di cambiamento.
Al tempo stesso, la relazione dell'Agenzia ci conferma che anche l'accesso ai programmi europei sconta la presenza di barriere, anzitutto di natura sociale e culturale, che penalizzano i giovani con minori opportunità e con minori risorse di partenza.
È proprio dai giovani, dal loro entusiasmo, dalla loro capacità di guardare le cose in modo originale e senza pregiudizi che può ripartire la ripresa economica, sociale e culturale del nostro Paese. In particolare, come ho già detto in varie occasioni ripartire dalla scuola significa far ripartire tutto il nostro Paese.
Deve essere quindi un impegno primario della politica e delle istituzioni di creare le condizioni che consentano ai giovani, sin dall'infanzia, di godere effettivamente dei propri diritti - da quello al gioco e allo studio a quello di trovare una occupazione dignitosa - e di partecipare così attivamente alla vita pubblica del Paese.
Uno dei più autorevoli padri costituenti, Pietro Calamandrei, si appellava giustamente ai giovani affinché partecipassero alla vita politica e contribuissero al progresso della società, ricordando loro che "sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica, impegnandosi quotidianamente a costruire la democrazia".
E sottolineava - con un'analisi quanto mai attuale - che "la scuola a lungo andare è più importante del Parlamento e della Magistratura e della Corte costituzionale", perché è essa che "crea le coscienze dei cittadini": che seleziona una classe dirigente "formata, com'è ideale democratico, dei migliori di tutte le classi, in modo che da tutti gli strati sociali, anche dai più umili, i giovani più idonei e più meritevoli possano salire ai posti di responsabilità". Che istruisce - insisteva Calamandrei - "la classe politica che domani detterà le leggi".
Queste parole ci richiamano tutti, nel nostro ambito, ad un impegno quotidiano e costante per i giovani.
La Camera, posso assicurarlo, sta facendo la sua parte non soltanto attraverso le leggi, ma anche mediante una apertura crescente ai cittadini più giovani, ai quali sono destinate specifiche iniziative riportate in un apposito portale per i giovani: giovani.camera.it, da Lezioni di Costituzione a ParlaWiki, passando per le giornate di formazione e i diversi eventi aperti alle scuole.
E ricordo, in modo particolare, che nei primi mesi della legislatura ho sottoscritto, con i Ministri della giustizia e dell'istruzione, un Protocollo d'intesa per lo sviluppo dell'insegnamento dell'educazione alla cittadinanza e della conoscenza della Costituzione. Potendo così svolgere incontri con scuole e istituti penali minorili. Un contributo per consentire a tutti i giovani interessati di divenire cittadini informati, consapevoli, leali e responsabili.
Concludo ribadendo che non dobbiamo permettere che si realizzi il rischio recentemente evocato da Angel Gurria, il segretario generale dell'OCSE, "che il risultato di questa crisi sia una generazione persa".
Vi ringrazio.