19/09/2020
Racalmuto (AG), Fondazione Leonardo Sciascia

Discorso pronunciato all'inaugurazione della mostra 'Un sogno fatto in Sicilia' per l'apertura delle celebrazioni del centenario della nascita di Leonardo Sciascia

Buongiorno a tutte e a tutti,

Saluto il sindaco di Racalmuto, Vincenzo Maniglia, il Direttore letterario della Fondazione Leonardo Sciascia, Antonio di Grado e i familiari di Leonardo Sciascia presenti qui oggi.

Sono molto felice di partecipare oggi all'apertura delle celebrazioni del centenario della nascita di Leonardo Sciascia, uno dei grandi intellettuali italiani del Novecento.

Un intellettuale nel senso più completo e profondo della parola: alla sua ricca e intensa attività di scrittore, poeta, drammaturgo e insegnante, Sciascia accompagnò anche un costante impegno civile e politico diretto.

Impegno che lo portò ad essere eletto consigliere comunale a Palermo e poi deputato dal 1979 al 1983.

Da Presidente della Camera dei deputati di cui egli fu autorevole membro, voglio iniziare il suo ricordo da un dato e che rivela molto, a mio avviso, sul modo in cui Sciascia interpretò - in piena coerenza con le sue idee - il ruolo di parlamentare.

Fu cofirmatario di oltre 50 proposte di legge su temi importanti e centrali nel suo pensiero come del dibattito politico di quegli anni: dall'obiezione di coscienza alla istituzione dell'anagrafe patrimoniale per i parlamentari; dalla responsabilità disciplinare e civile dei magistrati al riconoscimento di minori nati fuori del matrimonio; dalla lotta alla corruzione all'istituzione di commissioni di inchiesta su gravi vicende come la Loggia P2 e il caso Sindona; dall'abolizione dell'ergastolo alla tutela sociale della maternità.

L'unica proposta di cui fu primo firmatario fu quella relativa ad una questione apparentemente "minore": l'introduzione di norme a tutela della pubblica incolumità nelle attività di ricerca, estrazione e utilizzazione delle acque sotterranee. Quella proposta prendeva in realtà le mosse da una vicenda che aveva commosso tutto il Paese: la morte - dopo quasi tre giorni di inutili tentativi di salvataggio - di un bambino caduto in un pozzo a Vermicino nel giugno del 1981.

E mirava ad evitare che simili tragedie potessero ripetersi in futuro imponendo misure di sicurezza per i pozzi.

C'è anche un episodio meno noto che lo riguarda ma che mi fa piacere ricordare. Leonardo Sciascia fu candidato alla presidenza della Camera dei deputati. Era il 20 giugno 1979, la presidenza provvisoria dell'aula era di Nilde Iotti che pochi minuti dopo sarebbe stata eletta prima donna Presidente della Camera. Sciascia era il candidato del Partito Radicale: ottenne 33 voti, raccogliendo dunque consenso anche oltre il perimetro della forza politica con cui era stato eletto.

Sciascia fu inoltre membro attivo ed autorevole della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla strage di Via Fani, sul sequestro e l'assassinio di Aldo Moro e sul terrorismo in Italia. E scrisse e presentò la sua Relazione di minoranza.

L'impegno parlamentare e politico di Sciascia rappresentò un ulteriore modo per esprimere la sua voce autorevole di pensatore anticonformista e rigoroso che indaga, riflette e denuncia, con tratti ironici, talvolta disillusi e sempre impietosi, le miserie di un Paese in parte ostaggio di una rete di poteri trasversali, di forze mafiose, di ingiustizie e complicità. E che al tempo stesso propone soluzioni, concrete e coraggiose.

La sua produzione letteraria è costantemente dominata dalla sua amata terra, la Sicilia, di cui egli illumina tutta la bellezza e ne osserva i mali.

Gli ambienti, i personaggi - ricostruiti anche seguendo il filo della memoria della sua infanzia - sono i protagonisti di una regione dai colori vivaci e dai sapori forti e al tempo stesso soffocata dalla presenza della mafia; una terra antica, che sa di miele e di mandorle e che è, al tempo stesso, mortificata dall'omertà e da un sistema occulto e spregiudicato.

In particolare, ricordo "Il giorno della civetta", che gli ha dato notorietà e successo e gli ha dato modo di imporre all'attenzione dell'opinione pubblica nazionale il problema della mafia cui, fino a quel momento, era stata prestata un'attenzione solo marginale.

Profondamente radicato nel suo tempo, Sciascia contribuisce attivamente alla riflessione e al dibattito pubblico su diverse questioni politiche e sociali, come l'indagine sulla sparizione irrisolta del fisico Ettore Majorana. Il suo spirito libero è sempre stato alla costante ricerca di nuovi canali di comunicazione e di impegno attraverso i quali poter dare forma e consistenza alla sua esigenza di narrazione della realtà, ma anche di critica e denuncia.

Alla letteratura - che ha sempre concepito come strumento essenziale di conoscenza e di libertà- Sciascia ha costantemente affiancato una intensa attività di organizzazione culturale sintomo del suo forte interesse per la realtà del suo tempo, nell'impegno politico, talora insofferente, mai distratto o superficiale, come ho già ricordato.

Il filo conduttore di questo ricco e complesso percorso esistenziale, dunque, è sempre stato quello di una razionalità laica, antitetica- per sua stessa natura- a tutte le forme di potere fondate sull'inganno, su intrecci perversi, su dinamiche oscure. Da qui, la costante promozione di una vita sociale e politica fondata sulla giustizia e sulla ragione, libera dai soprusi e dalla menzogna.

È una tensione ideale che accompagna tutti i suoi scritti e che, in molti casi, riesce a rappresentare ancora oggi, con straordinaria efficacia, il senso di amarezza di quanti continuano a denunciare l'esclusione di molte, troppe persone, dalla dignità e dai diritti riconosciuti dalla Costituzione.

La scrittura di Sciascia continua a coinvolgere emotivamente i suoi lettori, siciliani e non siciliani, settentrionali e meridionali, tutti orgogliosamente figli di una storia di tradizioni e di valori antichi che, nella sua ricca eterogeneità, è impossibile rinnegare.

E ciò dimostra, più che mai l'attualità di questo grande intellettuale italiano.

Vi ringrazio.