15/12/2020
Camera dei deputati

Presentazione della prima edizione del Rapporto ASviS 'I territori e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile'

Buongiorno a tutti e a tutte,

Ringrazio vivamente il presidente Stefanini e il professor Giovannini per l'invito a partecipare alla presentazione di questo primo Rapporto ASviS su territori e sviluppo sostenibile.

Credo sia infatti molto importante fare il punto sullo stato e le prospettive di attuazione dell'Agenda 2030 alla vigilia di importantissime decisioni che Parlamento e Governo si apprestano ad assumere per disegnare il percorso di sviluppo nei prossimi anni.

Mi riferisco anzitutto alla definizione del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza: strumento determinante per fare fronte alle conseguenze della pandemia e per consentire la transizione verso un modello sostenibile.

Serve, a questo scopo, una strategia complessiva, a 360 gradi, che deve abbracciare tutti i livelli istituzionali e tutte le componenti della società.

Ed in questo contesto condivido in pieno una frase dell'ex segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon riportata nell'introduzione del Rapporto stesso: "La nostra battaglia per la sostenibilità globale sarà vinta o persa nelle città".

I comuni e gli enti locali sono e saranno infatti cruciali: sono loro ad adottare molte decisioni che hanno un impatto significativo in questo ambito. Mi limito a ricordare la mobilità, l'illuminazione delle aree pubbliche, la cura dell'ambiente, lo smaltimento dei rifiuti. Decisioni che possono incidere su comportamenti e stili di vita dei cittadini, da cui dipende anche il successo dell'Agenda 2030.

Ma non meno rilevante è il fatto che in ciascun territorio si deve consolidare la consapevolezza di concorrere al bene comune e quindi all'adozione di modelli di produzione e consumo sostenibili.

Per queste ragioni è fondamentale adattare e declinare gli obiettivi della Agenda 2030 a livello locale e monitorarne l'effettiva attuazione, valutando le misure di incentivazione appropriate.

Il Rapporto ci ricorda che sono stati a questo scopo definiti appositi indicatori e strumenti. Ci illustra alcune esperienze virtuose di città o aree metropolitane, anche con riferimento al nostro Paese. E opera una verifica dello stato di attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile nei vari livelli territoriali. Ne emerge un quadro ricco e variegato che pone in risalto i punti di forza e di debolezza delle varie realtà.

Sono senza dubbio confortanti le esperienze di alcune città in specifici settori ma al tempo stesso, la lettura dei dati conferma che anche nel percorso verso la realizzazione dell'Agenda 2030 si avvertono profondamente le diseguaglianze territoriali.

Si tratta non soltanto del divario tra Mezzogiorno e resto del Paese. Ma anche di quello tra le aree a maggiore densità demografica e produttiva, da una parte, e quelle in declino demografico o colpite dalla deindustrializzazione, dall'altra. O ancora tra le aree con maggiore offerta di servizi essenziali e quelle prive di adeguate infrastrutture e accesso ai medesimi servizi.

Non possiamo correre il rischio che anche la transizione verso un modello sostenibile lasci indietro alcune parti del Paese. Dobbiamo evitare che si registri una Italia a più velocità.

La pandemia ha contribuito ad amplificare e rendere più evidenti le debolezze storiche e strutturali nei servizi sociali. E al tempo stesso ha fatto emergere nuove esigenze e la necessità di attuare una serie di cambiamenti per migliorare la qualità della vita delle persone.

La strada da intraprendere in questa fase inedita è dunque utilizzare finalmente e in modo lungimirante il potenziale inespresso presente in tutti i territori. E sono almeno quattro i volani di questo processo.

Il primo è il miglioramento della qualità della pubblica amministrazione e dei servizi pubblici, a partire da sanità, istruzione, mobilità, welfare, luoghi della socialità.

Il secondo è costituito dalla transizione verde e dal passaggio ad una economia circolare, come prevede il Green deal europeo.

Il terzo riguarda la trasformazione digitale, attraverso l'eliminazione dei divari che si registrano tra le varie aree e fasce della popolazione.

Il quarto consiste nella lotta alla povertà e alla esclusione sociale, soprattutto nelle aree a maggiore disagio economico e sociale.

C'è poi da attivare anche a livello territoriale un percorso di partecipazione democratica nella pianificazione e nell'attuazione della transizione verso un modello sostenibile, con il pieno coinvolgimento di cittadini, istituzioni, aziende, sindacati, enti finanziari, centri di ricerca, università, associazioni.

Per assicurare che questa transizione non lasci indietro nessuna persona e nessuna area del nostro Paese occorre l'impegno e la coesione di tutti gli attori della comunità nazionale.

Vi ringrazio.