09/03/2021
Camera dei deputati

Partecipazione all'evento "Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la Legge di Bilancio 2021 e lo sviluppo sostenibile", organizzato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS)

Buongiorno a tutti e a tutte,

Saluto i ministri Bonetti, Colao e Cingolani, la presidente Tinagli e il presidente Stefanini che ringrazio per l'invito a partecipare all'evento odierno.

Sono molto contento di intervenire alla presentazione del rapporto annuale dell'Asvis concernente l'impatto della legge di Bilancio sugli obiettivi di sviluppo sostenibile che quest'anno opera anche una prima valutazione delle misure contenute dal progetto di Programma nazionale per la ripresa e la resilienza.

L'analisi dell'Asvis è particolarmente preziosa nello scenario politico e istituzionale interno ed internazionale.

Sul piano interno, ricordo che il nuovo Governo ha inteso riservare allo sviluppo sostenibile una rilevanza centrale sin dalla sua formazione, così come esplicitato dal Presidente Draghi nelle dichiarazioni programmatiche.

Queste dichiarazioni trovano poi riscontro in alcuni dei primi atti del nuovo Governo.

Mi riferisco alla nomina di un Ministro per la transizione ecologica - il professor Cingolani oggi qui presente - preposto ad un nuovo e apposito dicastero, come pure alla ridenominazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in "Ministero delle infrastrutture e delle mobilità sostenibili".

E mi riferisco anche all'istituzione presso la Presidenza del Consiglio del Comitato interministeriale per la transizione ecologica. Un organo che ha il compito di assicurare il coordinamento delle politiche nazionali in questo campo e di adottare a questo scopo, nei prossimi tre mesi, il Piano per la transizione ecologica.

Questo importante comitato dovrà coordinare le politiche in materia di mobilità sostenibile, contrasto al dissesto idrogeologico e al consumo del suolo, risorse idriche e relative infrastrutture, qualità dell'aria ed economia circolare, individuando le azioni, le misure, le fonti di finanziamento e il relativo cronoprogramma.

Siamo ora chiamati tutti - a partire da Parlamento e Governo - a utilizzare al meglio questo nuovo assetto istituzionale per fare un salto di qualità decisivo verso un cambiamento del nostro modello di sviluppo in senso economicamente e socialmente sostenibile. È un impegno, anzi una vera e propria missione.

Occorre - ne siamo consapevoli - uno sforzo concertato di tutto il Paese, uno sforzo certamente notevole, tanto più nella fase difficile che stiamo attraversando.

Proprio l'Asvis - nel Rapporto sullo Sviluppo Sostenibile 2020- ha evidenziato come la crisi provocata dalla pandemia abbia determinato a livello globale un arretramento nel cammino verso l'attuazione dell'Agenda 2030.

La crisi ha inciso negativamente sul capitale economico, umano e sociale. Ha infatti ridotto la capacità produttiva, gli investimenti, i redditi. Ha inciso su disoccupazione e sottoccupazione, nonché su scuola, università ed attività formative. E ha ridotto tutte le forme di interazione e relazione.

Ancor di più davanti a questa situazione, l'attuazione della Agenda 2030 è un'occasione irripetibile per rilanciare in modo stabile e su nuove basi il nostro modello di sviluppo, prendendo atto dell'insostenibilità e della iniquità di quello attuale sul piano ambientale, economico e sociale.

La crescita è tale solo se è sostenibile, non possiamo e non dobbiamo misurarla solo con parametri legati al Pil.

La transizione verso un modello sostenibile è l'unica via per garantire un benessere durevole ed equo alle prossime generazioni.

Dobbiamo pertanto riconvertire il nostro sistema industriale e ricorrere a fonti di energia pulita e a basso costo.

Passare da un'economia lineare a un'economia circolare, che massimizzi l'utilizzo delle risorse esistenti, riducendo contemporaneamente la dipendenza dalle nuove materie prime e diminuendo gli sprechi.

Dobbiamo utilizzare tutte le potenzialità dell'innovazione tecnologica ma in modo oculato, senza trascurarne l'impronta ecologica. Ridurre le diseguaglianze, lottare contro la povertà, garantendo a tutti risorse adeguate per una vita dignitosa.

Così facendo potremo creare posti di lavoro sostenibili e duraturi e strutturare tutele sociali avanzate, anziché competere sui mercati internazionali abbassando i salari e gli standard sociali.

Ci siamo dotati, come ricordavo in premessa, di strumenti istituzionali adeguati a questo scopo.

Ed abbiamo ora anche i mezzi finanziari necessari, grazie agli oltre 200 miliardi destinati all'Italia dai programmi della Next Generation Eu di cui il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza stabilirà la destinazione e gestione.

Come sappiamo ogni Stato deve destinare almeno il 37% della dotazione complessiva alla transizione verde che, infatti, costituisce uno dei tre assi di intervento del progetto di Piano trasmesso alle Camere nello scorso gennaio.

Per utilizzare al meglio questi strumenti, occorre avere il coraggio di operare scelte pubbliche lungimiranti, che non siano funzionali alla prima scadenza elettorale.

Ed occorre un profondo salto culturale per operare un mutamento radicale nelle scelte del sistema produttivo, dei consumatori e di tutti gli attori economici e sociali.

La transizione ecologica può avere certamente costi di adattamento significativi per il sistema produttivo. E può determinare in alcuni settori un temporaneo svantaggio competitivo delle imprese italiane ed europee rispetto a quelle di Paesi che seguono standard ambientali, sociali ed energetici meno rigorosi.

Ma si tratta di costi modesti rispetto ai benefici a medio e lungo termine per la collettività e per lo stesso sistema produttivo: la riduzione della "bolletta energetica" e quindi la dipendenza dalle importazioni; l'eliminazione dei gravi problemi connessi allo smaltimento dei rifiuti indifferenziati; lo sviluppo di tecnologie innovative, di investimenti verdi e di nuovi lavori di qualità.

Dobbiamo dunque fare di più per informare i cittadini degli obiettivi di sviluppo sostenibile, per invitarli a modificare in modo responsabile i propri stili di vita, i comportamenti che teniamo a casa, a scuola e al lavoro.

Dobbiamo sviluppare una contro-narrazione efficace rispetto a chi descrive in modo caricaturale la transizione verso un nuovo modello economico.

Come dicevo in premessa, nel 2021 le questioni della transizione ecologica assumeranno rilievo centrale anche nell'agenda internazionale del nostro Paese.

Fino alla fine del 2021, l'Italia eserciterà per la prima volta la Presidenza del G20, incentrato intorno al rilancio di una crescita verde e sostenibile a beneficio di tutti.

Inoltre, insieme al Regno Unito l'Italia organizzerà la Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico (Cop 26).

Nella cornice del G20 e della Cop26, la Camera intende organizzare, unitamente al Senato e d'intesa con il Parlamento britannico, un apposito incontro interparlamentare per promuovere una risposta internazionale ai problemi legati ai cambiamenti climatici e allo sviluppo sostenibile che sono per loro natura globali.

Siamo dunque, lo ribadisco, in una congiuntura interna e globale quanto mai difficile ma al tempo stesso piena di opportunità per operare la transizione ecologica e sostenibile.

E sono certo che il nostro Paese non saprà sprecare questa occasione.

Vi ringrazio.