22/03/2021
Montecitorio, Studio del Presidente

Partecipazione, in videocollegamento, alla Cerimonia di assegnazione in memoriam del 'Premio ISPI 2021' all'ambasciatore Luca Attanasio

Buonasera a tutti e a tutte,

sono onorato di partecipare alla cerimonia di assegnazione in memoriam del Premio ISPI 2021 a Luca Attanasio, Ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo che lo scorso 22 febbraio è stato ferito a morte mentre viaggiava, insieme a Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo, con un convoglio delle Nazioni Unite.

Saluto il presidente Prodi e l'ambasciatore Massolo che ringrazio per l'invito a questa iniziativa.

L'attentato che è costato la vita ai nostri connazionali ha suscitato una grande commozione in tutto il Paese. E tutta Italia si è stretta intorno alle loro famiglie.

Attanasio era uno degli ambasciatori d'Italia più giovani. Chiunque lo abbia conosciuto parla di lui come di una persona di grande umanità e umiltà, fortemente impegnato nei progetti a difesa dei diritti umani e della pace nel mondo.

Voglio ricordare le sue parole che ne riassumono le aspirazioni, la profondità delle convinzioni e il valore umano.

"Il ruolo dell'ambasciata è innanzitutto quello di stare vicino agli italiani, ma anche contribuire al raggiungimento della pace. Quella dell'ambasciatore è una missione, a volte anche pericolosa, ma abbiamo il dovere di dare il buon esempio".

Le competenze tecniche e strategiche, il forte senso umanitario, lo spirito di dedizione, di sacrificio e di entusiasmo hanno sempre animato il suo operato.

È proprio questa la cifra degli italiani, uomini e donne, che sono impegnati in molte parti del pianeta a promuovere i valori della pace, della cooperazione, della solidarietà, anche in Paesi come il Congo, dilaniato da conflitti e lacerazioni di varia natura.

Questi stessi sentimenti di concretezza e di voglia di aprirsi al mondo hanno accompagnato il Carabiniere Vittorio Iacovacci, come pure Antonio Megalizzi, il giornalista che con entusiasmo raccontava la sua Europa; e ancora, Valeria Solesin e Giulio Regeni, ricercatori appassionati di verità e di giustizia: è in questi giovani italiani - e in tutti quelli che continuano a proporsi come ambasciatori della cultura della pace, della cooperazione, della solidarietà tra i popoli - che si rispecchia il futuro di un'Italia, di un'Europa e di un mondo migliori.

Luca Attanasio aveva certamente un forte legame affettivo con l'Africa. E aveva una lucida visione geo-politica sullo stato e le prospettive del continente africano, di cui aveva ben chiara l'importanza delle relazioni con l'Europa.

La sua missione diplomatica era anche dettata da questa visione lungimirante, dalla chiara consapevolezza della necessità di programmi di cooperazione e per uno sviluppo umano sostenibile. Uno sviluppo che non può lasciare nessuno indietro e che deve consentire a tutti di vivere in modo dignitoso: di alimentarsi, di bere acqua potabile, di andare a scuola, di potersi curare.

Anche la Camera dei deputati aveva potuto apprezzare direttamente le grandi qualità umane e professionali dell'ambasciatore Attanasio - allora consigliere presso l'Ambasciata d'Italia in Nigeria - nel corso della visita che la presidente Boldrini effettuò nel 2017.

In quella occasione era emersa, come mi è stato riferito da tutti i partecipanti, la combinazione tra la sua grande competenza e la straordinaria carica umana.

Per queste ragioni, sono convinto che tutti - istituzioni e cittadini - abbiamo il dovere di tenere viva la memoria di Luca Attanasio, attraverso iniziative come quella odierna ma anche adoperandoci in due direzioni.

La prima è quella della ricerca della verità e della giustizia su quanto avvenuto a Goma il 22 febbraio: è necessario lavorare, insieme alle autorità locali, per individuare i responsabili del barbaro omicidio dei nostri connazionali e del loro autista e assicurarci che siano sottoposti ad un regolare e rigoroso processo. Questa va considerata un'assoluta priorità.

La seconda consiste nel seguire ed attuare concretamente i progetti e gli ideali dell'ambasciatore Attanasio. Significa investire nella cooperazione internazionale, nello sviluppo equo e sostenibile dell'Africa, tanto più in un momento in cui la pandemia colpisce tutto il mondo ma in misura maggiore i Paesi emergenti. Questoè assolutamente necessario per una ripartenza sostenibile a livello globale.

"Nessuno si salva da solo" ha efficacemente affermato Papa Francesco con riferimento alla grave crisi sanitaria che il pianeta sta vivendo. Ciò vale anche e soprattutto nei confronti di chi - in Congo come in altri Paesi dell'Africa e di tutto il mondo - subisce le guerre, le violenze, le carestie ed è spesso costretto a fuggire dalle proprie terre.

Non possiamo rimanere indifferenti, né rivolgere la nostra attenzione all'Africa soltanto quando siamo posti di fronte all'emergenza, come nel caso della gestione dei flussi migratori, del terrorismo internazionale o di altri pericoli per la nostra sicurezza. A problemi globali devono essere sempre date risposte globali.

L'Europa e l'Africa - due continenti così geograficamente prossimi, così interconnessi e così legati da contaminazioni culturali e da vincoli storici - devono riavvicinarsi in uno scambio alla pari. Nel segno del rispetto dei diritti umani, della promozione dello sviluppo sostenibile, del multilateralismo, della giustizia e della solidarietà.

Un impegno che può portare benefici ad entrambi e, soprattutto, può aiutare a vincere, insieme, le sfide che interessano tutto il pianeta.

L'ambasciatore Attanasio lavorava in questa direzione. Di lui, oggi, avremmo ancora bisogno: del suo sguardo attento e delle sue capacità, della sua tenacia nel voler lasciare un segno duraturo di amicizia tra i popoli in un continente che, per troppo tempo, è stato solo una terra di conquista e di accaparramento.

Vi ringrazio.