09/05/2021
Senato della Repubblica, Aula di Palazzo Madama

Cerimonia per il Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi

Buongiorno,

saluto il Presidente della Repubblica, il Presidente del Senato, i familiari delle vittime del terrorismo e delle stragi, tutti i presenti e coloro che ci seguono da remoto.

Considero questa giornata e questa cerimonia uno dei momenti fondamentali per la vita democratica del Paese, in quanto ci impone di fare i conti con la storia della nostra Repubblica, ripercorrendone alcune tra le pagine più tragiche e difficili.

Attraverso questo esercizio, possiamo avvertire concretamente il senso di appartenza ad una stessa comunità nazionale.

Essere una comunità, infatti, significa anzitutto rinnovare l'omaggio commosso e non rituale alle tante vittime di una violenza atroce. Violenza riconducibile a matrici diverse ma tutte fondate sulla negazione dei principi e dei valori della democrazia, quindi sull'intolleranza, sull'odio, sulla prevaricazione.

Significa rinnovare a voi, familiari delle vittime, la vicinanza e la solidarietà delle Istituzioni e di tutto il Paese, nonché la gratitudine per il vostro impegno instancabile nel tenere viva la memoria e nel ricercare verità e giustizia, senza mai cadere nella tentazione della vendetta.

Significa riaffermare con orgoglio che abbiamo saputo respingere le minacce terroristiche ed eversive senza derogare ai principi e ai diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione, e difendendo la coesione della società italiana.

Significa riconoscere senza esitazioni ed ipocrisie che - a fronte di una larghissima maggioranza di cittadini uniti nel rifiuto della violenza e nella difesa della democrazia - alcune frange del Paese giustificarano, considerarono con indulgenza o addirittura fiancheggiarono il terrorismo e l'eversione. Ed altri ancora - per convenienza, cinico calcolo ideologico di parte o viltà - si voltarono dall'altra parte.

Ce lo impone il rispetto e la riconoscenza verso tutti coloro che - nella politica, nella magistratura, nelle forze dell'ordine, nelle fabbriche, nel sindacato, nell'impresa, nell'università, nella stampa - furono uccisi, feriti o minacciati per la loro integrità, per la passione civile, per la ricerca del dialogo e per il rifiuto della logica della contrapposizione violenta.

Essere una comunità significa infine ribadire - alla presenza di voi familiari delle vittime - l'impegno solenne ed incondizionato a perseguire piena giustizia e verità sulle vicende negli anni di piombo, ponendo rimedio alle gravi inadempienze di alcuni settori dell'apparato statale.

Ciò vuol dire anzitutto assicurare che chiunque sia stato condannato con sentenza passata in giudicato per gravi crimini - commessi sotto le diverse sigle del terrorismo brigatista e dell'eversione neofascista - sconti la pena in coerenza con le regole e i principi del nostro ordinamento.

Non si tratta - voglio sottolinearlo anche alla luce dei fatti delle ultime settimane - di ottenere una presunta vendetta, pubblica o privata. Ma di applicare a chi si è sottratto alla esecuzione della condanna, fuggendo in altri Paesi, le sentenze emesse in esito a regolari processi, nel rispetto delle garanzie e dei principi della nostra Costituzione.

Non può esserci piena riconciliazione senza piena giustizia. Anche questo è il senso della giornata di oggi.

Secondo questo stesso spirito, le Istituzioni devono continuare a cercare con determinazione e senza esitazioni la verità sulle tante pagine ancora oscure di quegli anni, superando i depistaggi, le complicità, le omissioni posti in essere anche da parte di settori deviati dello Stato.

Questo dovere - l'ho detto più volte - va assolto non soltanto nei confronti dei sopravvissuti e dei familiari delle vittime, ma verso tutta la comunità nazionale.

Ricostruire la verità - storica e giudiziaria - vuol dire tenere fede a quel patto sociale su cui si fonda la nostra Costituzione, in base al quale lo Stato deve sempre difendere e tutelare i suoi cittadini. Sempre.

E significa confermare la fiducia dei cittadini verso lo Stato, rendendo più solida la nostra democrazia. Dando sostegno a quanti ogni giorno - dentro e fuori le Istituzioni - difendono la legalità, anche a rischio della loro vita.

Per ricercare la verità sono pertanto necessari atti concreti da parte delle Istituzioni, a partire dalla declassificazione, versamento agli Archivi e pubblicazione di tutti gli atti relativi a quelle vicende.

La Camera ha già fatto passi importanti in questa direzione con un percorso iniziato nella scorsa legislatura e proseguito con forza in quella in corso. Sono stati declassificati e pubblicati molti degli atti formati o acquisiti dalle commissioni parlamentari di inchiesta che hanno operato in passato.

È possibile consultare questi come altri documenti di 43 diverse commissioni sul portale unico delle commissioni d'inchiesta, lanciato il 9 maggio di due anni fa dalla Camera. Parliamo di 7529 documenti di archivio, di cui 716 documenti declassificati e 46 resoconti desecretati.

È inoltre stata completata proprio nei giorni scorsi la rilevazione analitica della poderosa mole di documenti ed atti versati all'Archivio Storico della Camera concernenti i lavori della Commissione SIFAR che ha operato nella V legislatura.

Nei prossimi giorni chiederò all'Ufficio di Presidenza della Camera di declassificare i documenti sui quali è stato apposto dalla Commissione il segreto funzionale.

Questo significherà aggiungere un ulteriore prezioso tassello nel percorso di ricostruzione storica, trasparenza e verità che le istituzioni devono portare avanti. E sono orgoglioso che la Camera stia contribuendo a questo percorso in maniera significativa.

Auspico inoltre - unitamente al Presidente Casellati - che si possa entro la legislatura in corso raccogliere in un unico portale parlamentare i documenti di tutte le Commissioni di inchiesta presiedute da deputati e senatori.

Non meno importante è proseguire l'impegno per l'effettiva attuazione delle direttive adottate dai Presidenti del Consiglio dei ministri pro-tempore al fine di rendere pubblici i documenti relativi ad alcuni tragici eventi degli anni di piombo. Mi riferisco, in particolare, all'applicazione della Direttiva dell'aprile del 2014, i cui risultati, come più volte sottolineato dalle associazioni dei familiari delle vittime, non sono ancora soddisfacenti.

Ristabilire piena verità e giustizia è un passaggio ineludibile anche per trasmettere la memoria degli anni di piombo alle giovani generazioni. I ragazzi e le ragazze hanno infatti il diritto ed il dovere di comprendere sino in fondo il senso e le responsabilità di quanto accaduto. E di essere messi così in guardia contro i pericoli di tutti radicalismi.

Solo in questo modo potranno essere a pieno titolo cittadini responsabili e determinati nel difendere con intrasigenza le ragioni della democrazia e delle libertà fondamentali.

Ringrazio pertanto tutte le scuole che hanno preso parte al concorso del Ministero dell'istruzione "Tracce di memoria". Sono certo che, ascoltando a breve le testimonianze dei familiari delle vittime, i giovani potranno comprendere appieno quanti sacrifici e dolore è costata la difesa dei valori garantiti della Costituzione.

E potranno fare proprio un insegnamento prezioso che discende dalla storia degli anni di piombo: non si deve mai cedere, neanche di fronte alla violenza e al terrore, alla tentazione di derogare alle regole democratiche, accettando la stessa logica di chi tenta di sovvertire l'ordinamento.

Questo esercizio di memoria è tanto più importante nella difficile fase che stiamo vivendo a causa della pandemia, nella quale gli effetti della crisi economica rischiano di alimentare rabbia, odio e delusione. Mettendo a rischio la coesione sociale e suscitando tentazioni di ricorso alla violenza.

Senza dimenticare la minaccia sempre incombente del terrorismo internazionale, in particolare di matrice islamista.

Ribadisco in conclusione il mio ringraziamento sincero ai familiari delle vittime per la loro testimonianza e per l'esempio che essi continuano a fornire ogni giorno.

Vi ringrazio.