18/06/2021
Camera dei deputati

Partecipazione alla presentazione della Relazione annuale dell'Autorità Nazionale Anticorruzione

Buongiorno a tutti e a tutte.

Saluto il Presidente Giuseppe Busia, tutti i componenti del Consiglio dell'Autorità nazionale anticorruzione e le autorità presenti.

Sono molto lieto di introdurre anche quest'anno la presentazione alle Camere della relazione annuale dell'ANAC, una base fondamentale di conoscenza e valutazione di questioni cruciali non soltanto sotto il profilo del rispetto della legalità e della trasparenza della pubblica amministrazione, ma anche per il buon funzionamento del sistema, come pure per l'attuazione stessa dei principi costituzionali.

È infatti evidente che il fenomeno corruttivo lede l'equità, la leale concorrenza e la coesione sociale. Pregiudica il buon andamento e l'imparzialità dell'azione amministrativa.

Ed in questo modo esso mina la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni e la credibilità del Paese verso i nostri partner e gli investitori internazionali.

La Relazione di ANAC assume quest'anno una rilevanza quanto mai centrale, per il dibattito parlamentare e pubblico.

Ci consente per un verso di fare un bilancio delle deroghe e semplificazioni apportate nell'ultimo anno al Codice dei contratti pubblici al fine di sostenere e rilanciare l'economia durante la crisi generata dalla emergenza sanitaria.

Per altro verso, la relazione può fornire un contributo importante per valutare meglio le ulteriori modifiche prospettate da provvedimenti di urgenza in corso di esame presso le Camere, in particolare per l'attuazione del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza.

Non intendo naturalmente, in coerenza con il mio ruolo istituzionale, entrare nel merito delle misure adottate o in corso di adozione.

C'è stato un intenso dibattito pubblico in queste settimane, non scevro da polarizzazioni.

Da un lato, si è sostenuto che il rilancio dell'economia dopo la crisi imporrebbe una drastica riduzione dei controlli anticorruzione e una radicale semplificazione delle procedure relative all'esecuzione di lavori pubblici. Alcuni sono persino giunti a identificare nell'ANAC un fattore decisivo di blocco o rallentamento nella realizzazione di opere pubbliche ed investimenti.

Dall'altro, si è sostenuto acriticamente che qualsiasi semplificazione al sistema dei controlli e alle regole in materia pregiudicherebbe interessi pubblici superiori e costituirebbe un incentivo alle pratiche corruttive e alle infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione del Piano nazionale per la ripresa.

Credo francamente che queste posizioni - anche alla luce della Relazione che il Presidente Busia ci illustrerà - siano infondate e non tengano conto della possibilità di trovare un punto di equilibrio avanzato tra i diversi interessi in gioco.

La necessità di una semplificazione del quadro normativo, relativo ai controlli e alle procedure per gli appalti, è innegabile. L'eccessiva complessità degli strumenti esistenti genera infatti oneri per imprese e cittadini e ritardi nella realizzazione di opere pubbliche.

Tuttavia ciò non implica affatto la cancellazione dei controlli preventivi di legalità; essi vanno piuttosto snelliti, resi più rapidi, anche utilizzando le potenzialità della digitalizzazione, ed adattati ai diversi contesti, ad esempio alla dimensione dell'ente vigilato.

Sarebbe francamente paradossale se in una fase in cui ci apprestiamo a gestire oltre 200 miliardi di risorse europee si riducessero i presidi contro le pratiche corruttive e quindi anche i rischi di infiltrazioni criminali.

In questa prospettiva, vanno a mio avviso utilizzate tutte le potenzialità della cosiddetta vigilanza "collaborativa": mi ha molto impressionato leggere che nel 2020 ANAC ha espresso circa 1.700 pareri per fornire assistenza a stazioni appaltanti e operatori economici.

Sono convinto che questa via vada ulteriormente sviluppata in quanto ispirata a un approccio collaborativo che è sicuramente molto efficace perché migliora la qualità e la legalità dell'azione amministrativa anziché rallentarla. Ciò vale soprattutto nei rapporti con i comuni che hanno maggiori carenze di competenze e risorse in materia.

C'è poi un'ulteriore considerazione spesso ignorata quando si parla di accelerazione e semplificazione dell'azione amministrativa.

Nelle ultime settimane è stata evocata la cosiddetta "paura della firma" da parte soprattutto dei sindaci e, in generale, dei funzionari pubblici. E da più parti si è sostenuto che essa sarebbe superabile soltanto eliminando radicalmente alcuni controlli ed adempimenti e circoscrivendo ulteriormente il perimetro di alcuni reati contro la pubblica amministrazione e del danno erariale.

Non si può certo escludere l'opportunità di valutare modifiche normative che chiariscano meglio l'ambito della responsabilità penale ed erariale, chieste da ANCI ed altri soggetti. Sono convinto sotto questo punto di vista che il legislatore debba fare di più a sostegno dei sindaci, che sono il primo e immediato avamposto dello Stato.

Al tempo stesso, occorre riconoscere che la ritrosia ad esercitare la discrezionalità amministrativa - ad apporre appunto la firma - e i ritardi che ne conseguono dipendono in alcune circostanze anche dall'assenza nella pubblica amministrazione delle competenze necessarie per esercitare in modo responsabile e consapevole tale discrezionalità.

Sono da tempo convinto che per assicurare la legalità, la rapidità e l'efficienza dell'azione amministrativa e prevenire la corruzione occorra assumere e formare dipendenti capaci, a livello centrale e soprattutto locale.

Anche su questo tema sono all'esame delle Camere apposite disposizioni legislative che confido possano perseguire gli obiettivi che ho sopra richiamato.

L'Autorità ci fornisce numerosi altri spunti importanti. Avviandomi alla conclusione voglio richiamarne uno che considero di particolare rilevanza.

La relazione ci dà infatti conto delle forti difficoltà in materia di trasparenza e coinvolgimento delle organizzazioni della società civile nella verifica di spese e progetti, anche in dialogo con ANAC.

Questo significa l'adempimento parziale o inefficace degli obblighi di trasparenza soprattutto dei piccoli comuni, testimoniata dai 213 procedimenti in materia avviati nel 2020. Come anche la poca fruibilità e confrontabilità delle informazioni, a partire da quelle sulla spesa, spesso pubblicate in formato non aperto. E pure lo scarso ricorso allo strumento dell'accesso civico.

A fronte di queste carenze, considero quanto mai apprezzabile che il PNRR abbia previsto la creazione di una Piattaforma unica della trasparenza, basata sull'interconnessione tra banche dati pubbliche, in grado di semplificare e rendere meno onerosa la pubblicazione dei dati, agevolando al contempo fruibilità e confrontabilità da parte dei cittadini.

Un ultimo aspetto che voglio richiamare è quello della misurazione della corruzione. La relazione ci ricorda che In Italia, come in altri Paesi, non esistono attualmente dati scientifici sul fenomeno corruttivo che vadano oltre la misurazione della percezione o di studi ad hoc, come l'Indice di Percezione della Corruzione di Transparency International.

Per queste ragioni, considero molto importane il lancio del Progetto "Misurazione del rischio di corruzione a livello territoriale e promozione della trasparenza" che intende offrire indicatori adeguati per rilevare i fenomeni corruttivi a livello territoriale.

In conclusione voglio ribadire l'apprezzamento per il lavoro svolto da ANAC e per le numerose proposte avanzate per migliorare il quadro normativo esistente. Un impegno che deve andare di pari passo con un profondo mutamento culturale in tutto il Paese.

Consolidando - come la pandemia dovrebbe averci insegnato - la consapevolezza che il rispetto delle regole è condizione per il benessere di tutta la comunità.

Vi ringrazio.