Partecipazione alla tavola rotonda 'Il diritto a un ambiente sicuro e sano' organizzata dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa
Buongiorno a tutti e a tutte,
Saluto il Presidente Daems, che ringrazio per l'invito, il Presidente Ader, il segretario generale Guterres e tutti gli altri partecipanti.
Sonolieto di partecipare all'incontro odierno che s'inserisce in un'ambiziosa iniziativa dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
Condivido molto questo approccio "integrale" al tema che mette insieme ambiente, democrazia e Stato di diritto e condivido il vostro obiettivo di contribuire all'adozione di regole giuridiche in materia a livello internazionale.
La tutela dell'ambiente non significa soltanto preservare flora, fauna e risorse naturali, ma è un presupposto per godere pienamente di altri diritti. Questo è un approccio ormai consolidato a livellointernazionalee seguito in diverse Costituzioni nazionali. Nel nostro Paese è in queste settimane all'esame della Camera un disegno di legge, già approvato in prima lettura dal Senato, che introduce espressamente nella Costituzione, tra i principi fondamentali della Repubblica, la "tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni" e stabilisce che l'iniziativa economica privata non può svolgersi in modo tale da recare danno alla salute e all'ambiente.
Sempre in Italia abbiamo recentemente istituti, per la prima volta, un Ministero per la transizione ecologicae,presso la Presidenza del Consiglio, un Comitato interministeriale per la transizione ecologica, che ha il compito di assicurare il coordinamento di tutte le politiche nazionali per la transizione ecologica.
L'iniziativa dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa completerebbe questo quadro giuridico e politico multilivello, contribuendo ad affermare ulteriormente che la protezione dell'ambiente deve essere una dimensione trasversale a tutte le politiche pubbliche.
Da essa passano infatti la prevenzione delle catastrofi climatiche e dei loro costi economici e sociali; la tutela della salute delle persone; la qualità dell'agricoltura e del cibo che mangiamo; il diritto all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari.
L'Unione europea ha fissato obiettivi ambiziosi in questa direzione. L'iniziativa Next Generation EU vincola gli Stati membri ad assegnare alla transizione verde almeno il 37% degli stanziamenti totali, che l'Italia, nel suo Piano, ha portato al 40%.
Tali strumenti tuttavia saranno insufficienti se non accompagnati da un rinnovato impegno politico e dalla capacità di coinvolgere pienamente i cittadini nelle scelte che ne conseguono.
Ancora in questi giorni, dinanzi ai rincari delle bollette energetiche, c'è chi punta il dito contro la transizione ecologica. Non possiamo far passare questo messaggio.
Certo, è chiaro che la transizione ecologica avrà costi di adattamento per il sistema produttivo, determinando in alcuni settori temporanei svantaggi competitivi rispetto a imprese straniere che seguono standard ambientali, sociali ed energetici meno rigorosi.
Ma sono costi modesti rispetto ai benefici a medio e lungo termine per la collettività e per lo stesso sistema produttivo: la riduzione della "bolletta energetica"; l'eliminazione dei gravi problemi allo smaltimento dei rifiuti indifferenziati connessi; lo sviluppo di tecnologie innovative, di investimenti verdi e di nuovi lavori di qualità.
Dobbiamo spiegare di più ai cittadini le molteplici implicazioni di un ambiente sicuro e sano e di un approccio integrale, invitandoli a modificare in modo responsabile i propri stili di vita, i comportamentiquotidiani.
E dobbiamo rafforzare il coordinamento a livello multilaterale. A questo proposito, l'Italia è impegnata in questi mesi in due importanti sedi.
La prima è la Presidenza del G20, incentrata intorno al rilancio di una crescita verde e sostenibile a beneficio di tutti e quindi a tre pilastri: "People, Planet, Prosperity". La seconda è la Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico (Cop 26) che l'Italia sta organizzando insieme al Regno Unito.
In questa cornice il Parlamento italiano ospiterà gli appositi incontri dal 7 al 9 ottobre prossimo, d'intesa con la UIP e il Parlamento britannico.
Alla Camera, in particolare, ospiteremo un incontro in preparazione della COP26 al quale è invitata anche la vostra Assemblea.
L'incontro sarà l'occasione per una discussione sull'azione per combattere il cambiamento climatico a livello nazionale, regionale e internazionale. Al termine verrà adottata una proposta di documento finale, da finalizzare nella successiva riunione di Glasgow.
Confido che attraverso occasioni di dibattito come quella odierna e come la riunione di Roma daremo il nostro contributo ad affrontare le sfide ambientali e a definire un percorso per garantire un benessere durevole ed equo alle prossime generazioni.
Partecipazione alla tavola rotonda 'Il diritto a un ambiente sicuro e sano' organizzata dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa
Buongiorno a tutti e a tutte,
Saluto il Presidente Daems, che ringrazio per l'invito, il Presidente Ader, il segretario generale Guterres e tutti gli altri partecipanti.
Sono lieto di partecipare all'incontro odierno che s'inserisce in un'ambiziosa iniziativa dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
Condivido molto questo approccio "integrale" al tema che mette insieme ambiente, democrazia e Stato di diritto e condivido il vostro obiettivo di contribuire all'adozione di regole giuridiche in materia a livello internazionale.
La tutela dell'ambiente non significa soltanto preservare flora, fauna e risorse naturali, ma è un presupposto per godere pienamente di altri diritti. Questo è un approccio ormai consolidato a livello internazionalee seguito in diverse Costituzioni nazionali. Nel nostro Paese è in queste settimane all'esame della Camera un disegno di legge, già approvato in prima lettura dal Senato, che introduce espressamente nella Costituzione, tra i principi fondamentali della Repubblica, la "tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni" e stabilisce che l'iniziativa economica privata non può svolgersi in modo tale da recare danno alla salute e all'ambiente.
Sempre in Italia abbiamo recentemente istituti, per la prima volta, un Ministero per la transizione ecologica e, presso la Presidenza del Consiglio, un Comitato interministeriale per la transizione ecologica, che ha il compito di assicurare il coordinamento di tutte le politiche nazionali per la transizione ecologica.
L'iniziativa dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa completerebbe questo quadro giuridico e politico multilivello, contribuendo ad affermare ulteriormente che la protezione dell'ambiente deve essere una dimensione trasversale a tutte le politiche pubbliche.
Da essa passano infatti la prevenzione delle catastrofi climatiche e dei loro costi economici e sociali; la tutela della salute delle persone; la qualità dell'agricoltura e del cibo che mangiamo; il diritto all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari.
L'Unione europea ha fissato obiettivi ambiziosi in questa direzione. L'iniziativa Next Generation EU vincola gli Stati membri ad assegnare alla transizione verde almeno il 37% degli stanziamenti totali, che l'Italia, nel suo Piano, ha portato al 40%.
Tali strumenti tuttavia saranno insufficienti se non accompagnati da un rinnovato impegno politico e dalla capacità di coinvolgere pienamente i cittadini nelle scelte che ne conseguono.
Ancora in questi giorni, dinanzi ai rincari delle bollette energetiche, c'è chi punta il dito contro la transizione ecologica. Non possiamo far passare questo messaggio.
Certo, è chiaro che la transizione ecologica avrà costi di adattamento per il sistema produttivo, determinando in alcuni settori temporanei svantaggi competitivi rispetto a imprese straniere che seguono standard ambientali, sociali ed energetici meno rigorosi.
Ma sono costi modesti rispetto ai benefici a medio e lungo termine per la collettività e per lo stesso sistema produttivo: la riduzione della "bolletta energetica"; l'eliminazione dei gravi problemi allo smaltimento dei rifiuti indifferenziati connessi; lo sviluppo di tecnologie innovative, di investimenti verdi e di nuovi lavori di qualità.
Dobbiamo spiegare di più ai cittadini le molteplici implicazioni di un ambiente sicuro e sano e di un approccio integrale, invitandoli a modificare in modo responsabile i propri stili di vita, i comportamenti quotidiani.
E dobbiamo rafforzare il coordinamento a livello multilaterale. A questo proposito, l'Italia è impegnata in questi mesi in due importanti sedi.
La prima è la Presidenza del G20, incentrata intorno al rilancio di una crescita verde e sostenibile a beneficio di tutti e quindi a tre pilastri: "People, Planet, Prosperity". La seconda è la Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico (Cop 26) che l'Italia sta organizzando insieme al Regno Unito.
In questa cornice il Parlamento italiano ospiterà gli appositi incontri dal 7 al 9 ottobre prossimo, d'intesa con la UIP e il Parlamento britannico.
Alla Camera, in particolare, ospiteremo un incontro in preparazione della COP26 al quale è invitata anche la vostra Assemblea.
L'incontro sarà l'occasione per una discussione sull'azione per combattere il cambiamento climatico a livello nazionale, regionale e internazionale. Al termine verrà adottata una proposta di documento finale, da finalizzare nella successiva riunione di Glasgow.
Confido che attraverso occasioni di dibattito come quella odierna e come la riunione di Roma daremo il nostro contributo ad affrontare le sfide ambientali e a definire un percorso per garantire un benessere durevole ed equo alle prossime generazioni.
Vi ringrazio.