08/10/2021
Camera dei deputati, Aula di Palazzo Montecitorio

Sessione inaugurale della Riunione parlamentare Pre-COP26

Dichiaro aperta la riunione parlamentare in preparazione della COP 26.

Rivolgo in primo luogo il mio saluto al Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, che ringrazio per aver voluto onorare con la Sua presenza questo importante incontro.

Saluto anche il Presidente del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati, il Presidente dell'Unione interparlamentare Duarte Pacheco e il Presidente del Gruppo dell'Unione interparlamentare del Parlamento italiano, Pier Ferdinando Casini.

Saluto il Ministro degli affari esteri e della cooperazione italiano, Luigi Di Maio, che fra poco svolgerà un intervento sul tema delle ambizioni globali per contrastare il cambiamento climatico.

Desidero poi rivolgere un ringraziamento particolare al professor Giorgio Parisi che è stato proclamato martedì scorso vincitore del Premio Nobel per la Fisica 2021, unitamente a Syukuro Manabe e Klaus Hasselmann, e ha accettato di intervenire nella sessione inaugurale della nostra Conferenza.

Sarà per noi un grande onore ascoltarlo, anche alla luce dell'impegno che il professor Parisi ha sempre profuso per le questioni relative ai cambiamenti climatici.

Do infine il mio più caloroso benvenuto a tutti i delegati che prendono oggi parte a questa nostra riunione. La partecipazione di un numero così ampio di parlamentari appartenenti a oltre 70 Paesi di tutte le parti del mondo testimonia la grandissima attenzione per i temi che riguardano il futuro del pianeta. Ai delegati si sono uniti molti Presidenti di assemblea parlamentare che hanno fra ieri e oggi partecipato ai lavori della riunione dei Presidenti del P20: abbiamo voluto organizzare i due eventi in stretta connessione in modo da sfruttare al massimo le sinergie fra questi due formati di riunione.

Questa così ampia partecipazione dimostra la grande voglia di riprendere a discutere in presenza delle grandi questioni globali, guardandosi nuovamente negli occhi, dopo che per lunghi mesi la crisi pandemica ci ha costretti ad incontri solo virtuali.

Credo di interpretare il sentimento di tutti voi augurandomi che questa emergenza possa essere presto definitivamente superata con uno sforzo collettivo di solidarietà che deve unire tutti i paesi.

Ciascuno di noi deve fare la sua parte per porre la sicurezza e la salute in cima alle priorità. È quello che abbiamo cercato di fare anche noi assicurando i controlli sanitari e le misure di prevenzione che ci consentono di svolgere in piena sicurezza questo evento. Ringrazio tutti voi per avere compreso lo spirito di questo nostro sforzo e per avere prestato la massima collaborazione al successo di questo evento.

Questa riunione si inserisce nell'ambito della partnership fra Italia e Regno Unito per l'organizzazione della 26° Conferenza delle Nazioni unite sul clima. Come sapete, la Conferenza governativa si svolgerà a Glasgow fra il 1° e il 12 novembre, mentre l'Italia ha già organizzato pochi giorni fa due importanti eventi preparatori, la riunione Youth for climate dedicata ai giovani e la Pre-Cop di Milano.

Già da molti anni le conferenze sul clima sono accompagnate da una dimensione parlamentare che vede impegnati i membri dei Parlamenti dei Paesi aderenti all'accordo sul clima. D'intesa con l'Unione interparlamentare e con il Parlamento britannico - e ne approfitto per ringraziare lo Speaker della Camera dei Lord e lo Speaker della Camera dei comuni del Regno Unito, anche per avere accettato di moderare due importanti sessioni della nostra riunione - abbiamo pensato di articolare in due parti il contributo dei Parlamenti alla definizione degli obiettivi della Conferenza sul clima.

Abbiamo quindi previsto l'organizzazione di una prima riunione preparatoria qui a Roma che porterà all'adozione di un progetto di documento da sottoporre all'approvazione finale da parte di una seconda riunione parlamentare che avrà luogo a Glasgow.

Abbiamo infatti ritenuto che questa forma di organizzazione assicurasse la più ampia partecipazione parlamentare e permettesse di seguire meglio le ultime decisive settimane del difficile negoziato in corso.

Ritengo fondamentale l'impulso dei Parlamenti per l'effettivo raggiungimento degli obiettivi del contrasto al cambiamento climatico.

I Parlamenti possono infatti, da un lato, esercitare la necessaria pressione politica sugli esecutivi per stimolarli a perseguire politiche climatiche all'altezza delle sfide oggi aperte. Dall'altro, essi - in quanto rappresentanti di tutti i cittadini - sono il tramite più efficace per coinvolgere pienamente le persone nelle scelte che ne conseguono.

Siamo di fronte a scelte non rinviabili. Scelte che possono comportare a breve termine costi economici o sociali, tuttavia ampiamente inferiori ai benefici derivanti dal passaggio ad un modello di sviluppo sostenibile.

Come ha detto qualche giorno fa il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, "Il mondo è su un percorso catastrofico verso 2,7 gradi di riscaldamento globale". Se non invertiremo questo percorso non comprometteremo soltanto l'ambiente del nostro pianeta, ma mineremo i fondamenti stessi dei nostri stessi sistemi democratici.

Non si può vincere la battaglia per fermare il cambiamento climatico con interventi settoriali e occasionali: occorre invece proseguire senza esitazioni nella transizione verso un modello sostenibile. Questa è l'unica via per garantire un benessere durevole ed equo alle prossime generazioni.

E lo dobbiamo e possiamo fare solo guardando al problema in una dimensione davvero globale, in cui vi sia un effettivo coordinamento fra gli sforzi adottati nelle diverse parti del mondo.

Si tratta di un obiettivo di straordinaria complessità, considerando quanto diversi sono i sistemi produttivi, le condizioni sociali, i gradi di sviluppo dei Paesi che hanno aderito all'Accordo di Parigi. Ma è una sfida che dobbiamo raccogliere insieme rafforzando le sedi di negoziato multilaterale, gli strumenti di finanziamento delle misure ambientali, le forme di integrazione fra le diverse politiche che incidono in questo ambito.

Papa Francesco ha di recente affermato che abbiamo bisogno di percorrere "nuovi cammini" per superare la "povertà energetica", e mettere "la cura dei beni comuni al centro delle politiche nazionali e internazionali". Avremo modo di approfondire il significato dell'alto magistero del Santo Padre su questi temi in occasione dell'udienza in Vaticano nella giornata di domani.

Per raggiungere gli ambiziosi obiettivi che ci siamo prefissati, dobbiamo riconvertire il nostro sistema industriale e ricorrere a fonti di energia pulita e a basso costo.

Dobbiamo passare da un'economia lineare a un'economia circolare, che massimizzi l'utilizzo delle risorse esistenti, riducendo contemporaneamente la dipendenza dalle nuove materie prime e diminuendo gli sprechi.

Dobbiamo utilizzare tutte le potenzialità dell'innovazione tecnologica ma in modo oculato, senza trascurarne l'impronta ecologica, anche per creare posti di lavoro sostenibili e duraturi.

Ciascun Paese deve fare la sua parte per raggiungere questi obiettivi comuni. L'Italia è pienamente impegnata in questo sforzo: nei prossimi anni saremo chiamati all'attuazione del grande piano di investimenti lanciato dall'Unione europea nell'ambito dell'iniziativa NExt Generation EU, dotata di ben 750 miliardi di stanziamenti. In base ad essa ogni Stato deve destinare almeno il 37% della dotazione complessiva ad esso assegnata alla transizione verde: l'Italia nel suo Piano nazionale ha destinato il 40% delle risorse ad essa assegnate a questo obiettivo.

Per coordinare le diverse politiche pubbliche è stato di recente istituito per la prima volta un Ministro per la transizione ecologica, che sarà tra i relatori di questa conferenza, mentre fra pochi giorni quest'Aula sarà chiamata ad approvare un'importante modifica alla Costituzione italiana che inserisce tra i principi fondamentali della nostra Repubblica, la "tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni" e stabilisce che l'iniziativa economica privata non può svolgersi, tra le altre cose, in modo tale da recare danno alla salute e all'ambiente.

Ed è alla luce di questo forte impegno per le politiche ambientali che abbiamo voluto fortemente organizzare questa riunione parlamentare a Roma dando un significato particolarmente incisivo alla nostra partnership con gli amici britannici.

Abbiamo organizzato questo incontro in modo da aprire un dibattito ampio e aperto in cui i delegati di tutti i Parlamenti potranno esprimere le loro opinioni e condividere le esperienze nazionali nel campo della lotta al cambiamento climatico. Sono certo che da questo confronto emergeranno elementi decisivi per dare un impulso ai negoziati internazionali in corso in vista della conferenza di Glasgow.

Auguro a tutti voi un buon lavoro.