Intervento del Presidente alla cerimonia per il 150° anniversario della prima seduta della Camera dei deputati a Palazzo Montecitorio in concomitanza con le celebrazioni del 700° anniversario della morte di Dante Alighieri
Signor Presidente della Repubblica, signora Presidente del Senato, rappresentanti del Governo, sindaci e presidenti dei consigli comunali, colleghi e colleghe parlamentari, autorità.
Desidero anzitutto ringraziare il Presidente Mattarella per la disponibilità a partecipare a questa cerimonia. E do il benvenuto agli oltre 200 studenti presenti qui oggi. Attendevamo impazienti il vostro ritorno a Montecitorio e sono particolarmente felice che questo coincida con la celebrazione di due ricorrenze fondamentali per la storia e l'identità del nostro Paese: il centocinquantesimo anniversario della prima seduta del Parlamento italiano a palazzo Montecitorio e il settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri. Celebrazioni che abbiamo voluto legare alla ripresa - questo pomeriggio- di Montecitorio Porte Aperte, dopo quasi 2 anni di sospensione imposti dalla pandemia.
Il 27 novembre 1871, nell'aula allestita in pochi mesi dall'ingegner Comotto, si aprì, con il discorso della Corona, la prima sessione parlamentare nella nuova Capitale.
Il giorno successivo, mentre il Senato regio si riuniva per la prima volta a Palazzo Madama, la Camera dei deputati elesse il suo Presidente, confermando Giuseppe Biancheri, di cui ricorre quest'anno il duecentesimo anniversario della nascita. Difensore autorevole delle prerogative parlamentari, Biancheri presiedette l'aula di Montecitorio a più riprese, tra il 1870 ed il 1907.
Sandro Pertini, nel ricordare da Presidente della Camera quella prima seduta cento anni dopo, disse che con essa l'Italia "venne a rappresentare in Roma un'idea che aveva e mantiene un suo significato universale. L'idea del libero Parlamento e cioè la libera sovranità del popolo".
Il trasferimento delle Camere a Roma, infatti, diede non soltanto agli italiani la consapevolezza di avere conseguito autenticamente l'unità nazionale. Ma segnò anche la definitiva affermazione del parlamentarismo nel sistema costituzionale del nuovo Stato, completando un percorso avviato con l'esperienza delle assemblee degli Stati pre-unitari.
Il Parlamento fu dunque l'asse portante della costruzione della comunità nazionale dopo l'Unità. La Camera, in particolare, consentì il confronto e l'amalgama tra i deputati eletti nelle diverse regioni, un tempo appartenenti a Stati diversi, facendo nascere una nuova classe dirigente nazionale.
Attraverso i lavori parlamentari fu poi conseguita progressivamente l'unificazione legislativa del Paese. E la rappresentanza politica rese consapevoli gli abitanti di tutta la penisola di non essere più sudditi ma cittadini, alimentando, anche grazie alla stampa, la formazione dell'opinione pubblica.
Nel 1871 il nostro Paese ebbe finalmente una capitale non solo geograficamente più centrale ma anche, per ragioni storiche, meglio riconoscibile da ogni parte della penisola.
Al tempo stesso, con una mozione approvata all'unanimità, la Camera volle ricordare con gratitudine le precedenti capitali, Torino e Firenze, i cui rappresentanti sono oggi qui presenti insieme a quelli di altre città legate alle celebrazioni odierne: Napoli, Palermo, Bologna, Venezia, Verona e Ravenna.
La nuova capitale abbracciava così tutte le città e in particolare quelle che avevano avuto un ruolo fondamentale nella storia italiana.
Il legame tra l'idea di Roma e quella dell'unificazione nazionale era stato coltivato con forza dai patrioti risorgimentali.
E aveva il suo primo e più autorevole riferimento culturale in Dante Alighieri.
Il sommo poeta aveva sottolineato per primo la necessità di affrancare l'Italia dalla dominazione straniera e di creare un'entità statuale nazionale. E aveva invocato con forza il superamento delle divisioni e dei conflitti interni, individuati come uno dei mali del Paese.
Ma soprattutto Dante fu e resta il simbolo della profondità della matrice culturale del Risorgimento. L'Italia nacque infatti come nazione culturale, prima ancora che come nazione politica, proprio grazie ad una tradizione di cui Dante è il capostipite.
Ciò spiega come, una volta unito, il Paese avrebbe ritrovato in Dante il padre della lingua nazionale e quindi il punto di riferimento naturale nell'opera di alfabetizzazione del Paese.
Mi avvio alla conclusione, sottolineando che la celebrazione odierna deve ricordarci come il Parlamento abbia svolto un ruolo decisivo in tutte le tappe della storia nazionale, contribuendo, malgrado fasi difficili e buie, al consolidamento dell'unità del Paese e alla sua evoluzione istituzionale, economica e sociale.
Al tempo stesso, non possiamo oggi dimenticare che molto resta da fare per garantire la reale coesione e solidarietà tra le varie parti del nostro Paese. Dopo 160 anni dall'Unità permangono infatti gravi diseguaglianze territoriali, economiche e sociali.
Impegno primario per le istituzioni deve essere quindi quello di adoperarsi per superare, in coerenza con il dettato della nostra Costituzione, divari inaccettabili che minano alla radice il senso di comunità.
L'Unità è una conquista storica che va rinnovata e consolidata ogni giorno, combattendo tutte le diseguaglianze.
In questo contesto il Parlamento gioca un ruolo cruciale per rendere più efficace la sua azione ed essere sempre più vicino alle istanze dei cittadini.
Le Camere mantengono la loro centralità nel sistema democratico del Paese. Nel Parlamento - come ha sottolineato il Presidente Mattarella - "risiede - infatti- la libertà di un popolo". È stato ed è un faro per tutti i cittadini: da qui nasce il senso di appartenenza alle istituzioni e alla comunità. Da qui si costruisce il futuro.
Intervento del Presidente alla cerimonia per il 150° anniversario della prima seduta della Camera dei deputati a Palazzo Montecitorio in concomitanza con le celebrazioni del 700° anniversario della morte di Dante Alighieri
Signor Presidente della Repubblica, signora Presidente del Senato, rappresentanti del Governo, sindaci e presidenti dei consigli comunali, colleghi e colleghe parlamentari, autorità.
Desidero anzitutto ringraziare il Presidente Mattarella per la disponibilità a partecipare a questa cerimonia. E do il benvenuto agli oltre 200 studenti presenti qui oggi. Attendevamo impazienti il vostro ritorno a Montecitorio e sono particolarmente felice che questo coincida con la celebrazione di due ricorrenze fondamentali per la storia e l'identità del nostro Paese: il centocinquantesimo anniversario della prima seduta del Parlamento italiano a palazzo Montecitorio e il settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri. Celebrazioni che abbiamo voluto legare alla ripresa - questo pomeriggio- di Montecitorio Porte Aperte, dopo quasi 2 anni di sospensione imposti dalla pandemia.
Il 27 novembre 1871, nell'aula allestita in pochi mesi dall'ingegner Comotto, si aprì, con il discorso della Corona, la prima sessione parlamentare nella nuova Capitale.
Il giorno successivo, mentre il Senato regio si riuniva per la prima volta a Palazzo Madama, la Camera dei deputati elesse il suo Presidente, confermando Giuseppe Biancheri, di cui ricorre quest'anno il duecentesimo anniversario della nascita. Difensore autorevole delle prerogative parlamentari, Biancheri presiedette l'aula di Montecitorio a più riprese, tra il 1870 ed il 1907.
Sandro Pertini, nel ricordare da Presidente della Camera quella prima seduta cento anni dopo, disse che con essa l'Italia "venne a rappresentare in Roma un'idea che aveva e mantiene un suo significato universale. L'idea del libero Parlamento e cioè la libera sovranità del popolo".
Il trasferimento delle Camere a Roma, infatti, diede non soltanto agli italiani la consapevolezza di avere conseguito autenticamente l'unità nazionale. Ma segnò anche la definitiva affermazione del parlamentarismo nel sistema costituzionale del nuovo Stato, completando un percorso avviato con l'esperienza delle assemblee degli Stati pre-unitari.
Il Parlamento fu dunque l'asse portante della costruzione della comunità nazionale dopo l'Unità. La Camera, in particolare, consentì il confronto e l'amalgama tra i deputati eletti nelle diverse regioni, un tempo appartenenti a Stati diversi, facendo nascere una nuova classe dirigente nazionale.
Attraverso i lavori parlamentari fu poi conseguita progressivamente l'unificazione legislativa del Paese. E la rappresentanza politica rese consapevoli gli abitanti di tutta la penisola di non essere più sudditi ma cittadini, alimentando, anche grazie alla stampa, la formazione dell'opinione pubblica.
Nel 1871 il nostro Paese ebbe finalmente una capitale non solo geograficamente più centrale ma anche, per ragioni storiche, meglio riconoscibile da ogni parte della penisola.
Al tempo stesso, con una mozione approvata all'unanimità, la Camera volle ricordare con gratitudine le precedenti capitali, Torino e Firenze, i cui rappresentanti sono oggi qui presenti insieme a quelli di altre città legate alle celebrazioni odierne: Napoli, Palermo, Bologna, Venezia, Verona e Ravenna.
La nuova capitale abbracciava così tutte le città e in particolare quelle che avevano avuto un ruolo fondamentale nella storia italiana.
Il legame tra l'idea di Roma e quella dell'unificazione nazionale era stato coltivato con forza dai patrioti risorgimentali.
E aveva il suo primo e più autorevole riferimento culturale in Dante Alighieri.
Il sommo poeta aveva sottolineato per primo la necessità di affrancare l'Italia dalla dominazione straniera e di creare un'entità statuale nazionale. E aveva invocato con forza il superamento delle divisioni e dei conflitti interni, individuati come uno dei mali del Paese.
Ma soprattutto Dante fu e resta il simbolo della profondità della matrice culturale del Risorgimento. L'Italia nacque infatti come nazione culturale, prima ancora che come nazione politica, proprio grazie ad una tradizione di cui Dante è il capostipite.
Ciò spiega come, una volta unito, il Paese avrebbe ritrovato in Dante il padre della lingua nazionale e quindi il punto di riferimento naturale nell'opera di alfabetizzazione del Paese.
Mi avvio alla conclusione, sottolineando che la celebrazione odierna deve ricordarci come il Parlamento abbia svolto un ruolo decisivo in tutte le tappe della storia nazionale, contribuendo, malgrado fasi difficili e buie, al consolidamento dell'unità del Paese e alla sua evoluzione istituzionale, economica e sociale.
Al tempo stesso, non possiamo oggi dimenticare che molto resta da fare per garantire la reale coesione e solidarietà tra le varie parti del nostro Paese. Dopo 160 anni dall'Unità permangono infatti gravi diseguaglianze territoriali, economiche e sociali.
Impegno primario per le istituzioni deve essere quindi quello di adoperarsi per superare, in coerenza con il dettato della nostra Costituzione, divari inaccettabili che minano alla radice il senso di comunità.
L'Unità è una conquista storica che va rinnovata e consolidata ogni giorno, combattendo tutte le diseguaglianze.
In questo contesto il Parlamento gioca un ruolo cruciale per rendere più efficace la sua azione ed essere sempre più vicino alle istanze dei cittadini.
Le Camere mantengono la loro centralità nel sistema democratico del Paese. Nel Parlamento - come ha sottolineato il Presidente Mattarella - "risiede - infatti- la libertà di un popolo". È stato ed è un faro per tutti i cittadini: da qui nasce il senso di appartenenza alle istituzioni e alla comunità. Da qui si costruisce il futuro.
Vi ringrazio.