02/04/2019
Camera dei deputati, Palazzo del Seminario, Sala del Refettorio

Intervento del Presidente della Camera dei deputati al convegno 'Le biblioteche parlamentari fra politica e cultura: apertura a cittadini, democrazia e circolazione delle idee'

Buongiorno a tutte e a tutti.

Saluto il vicepresidente Rosato, la presidente della Fondazione Nilde Iotti Livia Turco, i professori Orsina, Melis e Ricciardi, il direttore dell'History of Parliament Trust, Paul Seaward, i parlamentari presenti.

Rivolgo un saluto particolare agli studenti e ai visitatori che ci seguono dalla Sala Galileo.

È per me un grande piacere e un grande onore introdurre il convegno odierno in occasione della intitolazione della Biblioteca della Camera a una mia illustre e straordinaria predecessora, Nilde Iotti.

Si tratta di un riconoscimento per la determinazione con la quale la presidente Iotti portò ad effettivo compimento, nel dicembre del 1988, il processo di trasferimento e di apertura al pubblico della Biblioteca in questo palazzo che era stato prefigurato dall'Ufficio di Presidenza della Camera già nel marzo 1979, su impulso del Presidente Ingrao.

Ma si tratta anche di un riconoscimento del ruolo che Nilde Iotti ha rivestito nella storia di questa istituzione e della Repubblica.

Non è stata soltanto la prima Presidente donna della Camera e colei che ha ricoperto questo incarico per più tempo, con autorevolezza ed equilibrio unanimente riconosciuti.

Tutto il suo percorso politico e di vita - da staffetta partigiana, da componente dell'Assemblea Costituente, da deputata nelle prime legislature repubblicane, e quindi da Presidente della Camera - testimonia il suo spirito di servizio verso il Paese, il rispetto per le ragioni dei suoi interlocutori, un'umanità e una passione politica e civile noncomuni, unite a una grande sobrietà.

Qualità che spiccarono durante i tredici anni della sua Presidenza. Anni non facili in cui l'Italia attraversò delicati passaggi istituzionali e vicende turbolente: il tramonto dei governi di solidarietà nazionale, la violenza brutale del terrorismo e della criminalità mafiosa, le prime propaggini di Tangentopoli.

In quei frangenti Nilde Iotti dimostrò concretamente di credere nella centralità del Parlamento come luogo di confronto, anche acceso ma sempre rispettoso delle regole e delle procedure, tra idee e culture e di sintesi avanzata tra interessi diversi.

La determinazione con la quale la Presidente Iotti si impegnò per attuare il trasloco della Biblioteca da Montecitorio alla sede attuale e la sua apertura al pubblico si inseriscono coerentemente in questo percorso, politico e civile.

Si trattò infatti di una decisione mossa dalla volontà di far sì che la biblioteca, pur mantenendo le sue funzioni storiche di supporto della attività parlamentare, fosse posta a disposizione degli interessi culturali e scientifici dei ricercatori e di tutti i cittadini.

Quella scelta fu quanto mai lungimirante, avviando un processo di apertura, anche fisica, dell'istituzione che si sarebbe sviluppato gradualmente nei tre decenni successivi. Nello stesso filmato che abbiamo visto poco fa, la Presidente Iotti faceva proprio riferimento a quanto fosse importante che questi luoghi rispondessero a una logica di apertura, verso le persone, i giovani, la città e il Paese.

Un esempio molto significativo dell'attenzione di Nilde Iotti per questi aspetti fu la sua proposta, accolta dall'Ufficio di Presidenza nel dicembre 1988, di abbassare da 18 a 16 anni il limite di età previsto per l'ammissione dei visitatori, modificando il regolamento approvato dal Comitato di vigilanza.

L'effettiva apertura al pubblico della biblioteca avvenne il 14 dicembre 1988, data che segna dunque una pietra miliare nella storia della Biblioteca della nostra Assemblea e del Parlamento italiano. Nell'occasione si svolse una cerimonia nella Sala delle Capriate, alla presenza del Presidente della Repubblica Cossiga, nel corso della quale Norberto Bobbio tenne una conferenza sulla rivoluzione francese e i diritti dell'uomo.

La scelta della Camera che fu seguita anche dal Senato che nel 1991, su impulso del Presidente Giovanni Spadolini, decise la collocazione nel Palazzo della Minerva della Biblioteca del Senato che aprì poi le porte al pubblico nel 2003.

La decisione operata nel 1988 ha arricchito, a mio avviso, le funzioni della biblioteca che è stata e resta un importantissimo ingranaggio nel motore di una Istituzione culturale e pensante quale, a mio avviso, è e deve sempre più essere la Camera.

Un'istituzione che intende esprimere una visione di Paese deve infatti disporre di strumenti di studio e fonti di conoscenza qualificate. E di personale dotato di strumenti e metodologie consolidate per utilizzarle in modo pieno ed appropriato.

Sin dalla sua istituzione la Biblioteca ha contribuito a questo compito adeguandosi all'evoluzione del ruolo e delle funzioni della Camera, come pure ai mutamenti del quadro economico e sociale del Paese e dei rapporti tra istituzioni e cittadini.

È stata ed è anzitutto la fonte più ampia e accreditata di documentazione parlamentare e legislativa italiana e straniera a disposizione dei deputati, degli organi parlamentari e degli studiosi.

È stata, soprattutto nei primi decenni di storia unitaria, uno strumento essenziale nel rapporto tra la Camera e l'opinione pubblica, intesa nell'accezione elitaria dell'Ottocento. Essa ha posto infatti i parlamentari nelle condizioni di affinare la loro conoscenza della situazione sociale, economica e intellettuale della società italiana.

Direi che in questo le collezioni della biblioteca hanno consentito alla Camera di esercitare, accanto a quelle classiche, tre ulteriori funzioni del Parlamento, come teorizzò Walter Bagehot: quella espressiva, vale a dire di esprimere l'opinione dei cittadini su tutti gli argomenti trattati; quella "pedagogica", aiutando l'opinone pubblica a comprendere la complessità dei temi e dei processi decisionali; quella informativa, sottoponendo all'attenzione della comunità le idee, le richieste, le aspirazioni dei cittadini.

La Biblioteca ha attraversato tutte le complesse fasi delle vita del nostro Paese. Mi ha molto colpito una testimonianza conservata nel registro dei prestiti di libri operati nel 1944: la sequenza si interrompe il 15 aprile e - dopo due tratti di penna e la scritta in maiuscolo «ERA NUOVA», riprende con una nuova numerazione a partire dal 25 luglio 1944. I bibliotecari della Camera vollero così mettere in risalto l'era nuova iniziata con la riapertura di Montecitorio e la fine dell'occupazione nazifascista a Roma.

Dalla sua apertura al pubblico nel 1988, come accennavo, la Biblioteca della Camera assicura anche una ulteriore e importante funzione di fonte di conoscenza e di divulgazione della storia e della vita costituzionale per il cittadino comune, per gli studenti e per i ricercatori, soprattutto quelli che si occupano degli studi sulla rappresentanza, sulla democrazia, sulla storia delle istituzioni del nostro Paese.

I cento studenti e cittadini che vi accedono quotidianamente e la presenza oggi in questa sala dei rappresentanti di numerose fondazioni culturali è testimonianza di questo ruolo. Che comprende anche l'assistenza a chiunque - studioso o cittadino - chieda informazioni, fisicamente o in rete, su pubblicazioni.

Oggi tutte le funzioni che ho richiamato sono poste di fronte ai grandi mutamenti e alle sfide poste dall'evoluzione tecnologica, in particolare dal web, che moltiplica l'accesso alle fonti di conoscenza a disposizione dei parlamentari e dei cittadini.

Voglio sottolineare che la Biblioteca ha risposto in modo eccellente utilizzando al meglio le potenzialità delle nuove tecnologie, anzitutto attraverso in particolare una strategia di digitalizzazione che ha accresciuto la disponibilità del patrimonio della Biblioteca tramite la rete.

E una importante risposta a queste sfide è stata certamente la creazione nel 2007 del Polo bibliotecario parlamentare, che ha consentito una integrazione delle Biblioteche delle due Camere. Ciò ha agevolato il coordinamento, la razionalizzazione e il miglioramento dei rispettivi servizi, sia verso l'utenza parlamentare, sia verso la cittadinanza e il mondo della scuola.

Concludo ribadendo che oggi, con un patrimonio di oltre milione e 400mila volumi la Biblioteca della Camera dei deputati è una delle quattro più grandi biblioteche parlamentari del mondo ed è una delle pochissime costantemente aperte al pubblico. Ed è un polo di conoscenza a disposizione del Paese, che assicura a qualsiasi fruitore assistenza nell'accesso alle fonti e alle informazioni, secondo principi di competenza, completezza ed imparzialità.

In questo modo essa si pone come modello di servizio pubblico efficiente e gratuito. Un esempio virtuoso di come il Parlamento possa promuovere un cambiamento nel modo di interpretare i rapporti tra Istituzioni e cittadini ed essere sempre più la casa di tutti gli italiani.

Vi ringrazio.


Collegamento al video proiettato durante il Convegno.