01/10/2020
Napoli, Università degli studi Federico II

Intervento del Presidente al convegno sul tema: '1820-1821. Il Parlamento Nazionale delle Due Sicilie. Un esercizio di memoria'

Buongiorno a tutte e a tutti,

Saluto il corpo accademico e gli studenti della Università Federico II, i relatori, le autorità presenti.

È per me un grande onore - da napoletano e da Presidente della Camera - partecipare a questo convegno per celebrare un anniversario importante nella storia della nostra città e di tutto il Paese.

Duecento anni fa, il primo ottobre 1820, si svolgeva la prima seduta del Parlamento delle Due Sicilie presso la Basilica dello Spirito Santo dove mi sono recato proprio questa mattina per un incontro con gli studenti del Liceo classico "Vittorio Emanuele II" e gli allievi del Conservatorio di San Pietro a Majella".

L'apertura del Parlamento delle Due Sicilie fu un evento straordinario: per la prima volta nella sua storia non solo il Mezzogiorno ma l'intera Italia sperimentava la rappresentanza politica elettiva come forma di governo e i deputati eletti dalle province del Regno assunsero la dignità di rappresentanti della sovranità popolare.

Le radici storiche del Parlamento italiano si ritrovano dunque nell'assemblea dei deputati del Regno delle Due Sicilie.

Non si tratta di rivendicare sterilmente un primato, ma di riconoscere il ruolo centrale che la cultura politica e giuridica meridionale ebbe nel Risorgimento e nel processo di unificazione nazionale.

Chiara consapevolezza ne ebbe, d'altra parte, la Camera dei deputati dopo l'Unità. Nel 1877 infatti il presidente Francesco Crispi decise di iniziare la collezione dei ritratti dei presidenti della stessa Camera proprio con quelli dei cinque presidenti del Parlamento napoletano: Matteo Galdi, Pasquale Borrelli, Pietrantonio Ruggiero, Innocenzio De Cesare, Girolamo Arcovito. E proseguire - in ordine cronologico - con quelli di tutti i Parlamenti dei moti costituzionali preunitari, da Torino a Firenze, da Roma a Venezia, da Bologna a Palermo.

Per queste ragioni ieri, a Montecitorio, ho ricordato il bicentenario del Parlamento delle Due Sicilie presso la Galleria dei Presidenti, procedendo a ricollocare al primo posto il ritratto di Matteo Galdi - illuminista, allievo di Filangieri e di Pagano, rivoluzionario giacobino e poi protagonista del periodo franco-napoleonico - che, per un temporaneo equivoco cronologico, era stato posposto.

L'elezione del Parlamento delle Due Sicilie e l'intensa attività legislativa svolta sono un fatto nuovo imprescindibile per la successiva storia nazionale. Segnano un "punto di non ritorno".

Napoli fu allora un fervido laboratorio politico, in cui le idee circolavano tra aula parlamentare, circoli e giornali finalmente liberi, attirando l'attenzione dell'opinione pubblica non solo del resto d'Italia, ma di tutta l'Europa.

Pur nelle contingenti difficoltà, i deputati meridionali seppero costruire con metodo e rigore la procedura parlamentare. Lo attestano i corposi volumi dei resoconti delle sedute, nonché il lavoro svolto all'interno delle nove commissioni permanenti, cui fu aggiunta, non a caso, una commissione speciale per l'esame delle petizioni dei cittadini. Ne giunsero oltre duemila in pochi mesi, a riprova delle aspettative popolari riposte nelle nuove istituzioni rappresentative.

I deputati seppero inoltre interpretare il senso della rappresentanza della sovranità popolare come forma di garanzia delle libertà costituzionali.Lo esemplifica un episodio forse minore, ma particolarmente suggestivo, che è riemerso dai documenti.

Fino agli ultimi giorni della sua vita il presidente dell'assemblea per il gennaio 1821, Innocenzio De Cesare, ricordava con fierezza di essere rimasto nell'aula parlamentare a capo coperto accanto al principe reggente per riaffermare che in quel momento egli rappresentava la vera sovranità "la quale non può derivare che dal popolo".

Questa profonda consapevolezza della funzione parlamentare anima tutta la vita pur movimentata del Parlamento del 1820-21 e risuona in modo particolare nelle ultime sedute, quando oramai si avvicina la fine del regime costituzionale a seguito dell'invasione austriaca. Il deputato pugliese Domenico Nicolai, nell'ultimo intervento resocontato, dirà: "Il Parlamento esisterà sempre nel diritto e nessun presente potere distruggerà la memoria dei secoli futuri".

Una frase quanto mai attuale: il Parlamento e la rappresentanza parlamentare sono istituti da salvaguardare e rafforzare, anche con gli opportuni adeguamenti delle procedure e con l'interazione con gli strumenti di democrazia partecipativa e diretta.

Il Parlamento è infatti chiamato a ripensare sé stesso per rendere più efficace la propria azione ed essere sempre più vicino alle istanze dei cittadini. Occorre - come ho già avuto modo di dire - aprire una stagione di riforme profonde dei regolamenti delle due Camere, soprattutto alla luce dell'esito del referendum che ha sancito la riduzione dei loro componenti.

In questo contesto, la memoria storica della prima assemblea legislativa dell'Italia contemporanea deve richiamare tutti i parlamentari al senso di responsabilità edi partecipazione democratica che deve essere condiviso dai cittadini tutti per essere esercitato efficacemente dai loro rappresentanti.

La memoria di quanto avvenne duecento anni fa si unisce idealmente ad un altro importante anniversario della storia della nostra città che cadeva ieri: il 30 settembre si svolse l'ultima delle "Quattro giornate di Napoli". Napoli fu la prima, tra le grandi città europee, ad insorgere con successo all'occupazione nazifascista, diventando per tutti gli italiani un esempio di riscatto contro la dittatura e di riconquista della libertà.

Credo che la nostra città e il Mezzogiorno intero debbano fondare sulla consapevolezza di queste straordinarie pagine della propria storia l'avvio di un percorso forte e sostenibile di sviluppo economico, sociale e culturale.

Un percorso che porti a colmare il divario inaccettabile con il resto del Paese, utilizzando pienamente tutte le migliori energie del nostro territorio e non lasciando nessuno indietro.

Ciò è più che mai necessario in questa fase in cui le ingenti risorse stanziate dall'Unione europea nell'ambito del dispositivo della ripresa offrono una occasione irripetibile per attivare pienamente le straordinarie potenzialità dei nostri territori.

Vi ringrazio.